Prima il segretario Morrone che vorrebbe non tanto una fortissima autonomia ma ‘l’Emilia Romagna Stato’: con l’aggiunta di una propria moneta, di una propria nazionale di calcio, di un proprio inno, di un proprio festival canoro? Poi il deputato Gianluca Pini che trotta sul vecchio cavallo di battaglia: Referendum Romagna. Domani toccherà a Morrone rilanciare con referendum su nuove Città Stato Rimini, Forlì, Cesena, Ravenna? Vedremo.
Intanto va registrata l’ennesima prova di inconsistenza della Lega Nord che quando non sa cosa fare per rispondere a scelte azzeccate e innovative del centrosinistra – l’area vasta su trasporti, sanità, turismo della Romagna, ad esempio – si difende con le vecchie armi spuntate dai tempi in cui stava al Governo e lanciava proclami su secessioni e federalismi, salvo non fare un bel nulla. In una regione che come sistema omogeneo sta reagendo meglio di tutte le altre alla crisi, in un territorio in cui grazie agli investimenti strutturali Bologna e Rimini saranno collegate in 44 minuti di treno dal 2018, Morrone, Pini e compagnia bella ‘rilanciano’ come Fantozzi e Filini davanti al mega direttore galattico. Da noi in Romagna si direbbe, patachedi. E il significato si capisce bene anche in Emilia”.
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