Il 15 marzo evento conclusivo del progetto europeo a Bologna
BOLOGNA – Il magistrato Gherardo Colombo concluderà il 15 marzo l’evento di presentazione dei risultati del progetto internazionale “Reducing prison population: advanced tools of justice in Europe”. Il progetto, finanziato dal Programma dell’Unione Europea “Criminal Justice” e coordinato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, ha coinvolto in attività di studio e ricerca organizzazioni provenienti da Germania, Francia, Regno Unito, Italia, Scozia, Romania, Lettonia.
Sono state oggetto di indagine circa 70 diverse esperienze di alternative al carcere presenti nei paesi coinvolti, portando alla stesura delle «buone pratiche» europee e di un testo unico per la formazione degli operatori. Il 21 maggio 2015 i partner europei del progetto hanno potuto visitare a Rimini le Cec (Comunità educanti con i carcerati) che sono in sperimentazione in diverse regioni italiane da oltre10 anni, con 250 detenuti inseriti in percorsi alternativi. Durante il seminario verranno presentati i risparmi in termini economici che sarebbero possibili per lo stato estendendo il modello Cec.
L’evento si terrà dalle ore 9.00 alle ore 13 del 15 marzo nella Sala dei Poeti di Palazzo Hercolani a Bologna, Strada Maggiore 45.
Lidia De Leonardos, direttore della Casa Circondariale di Bari, porterà la proposta innovativa di una collaborazione fra pubblico e privato sociale nei percorsi riabilitativi, con la creazione di zone protette ed intermedie di congiunzione fra il carcere e l’esterno.
Gherardo Colombo è stato il coordinatore del tavolo 12 sulle “Misure e sanzioni di comunità”, istituito dal Ministro della Giustizia Andrea Orlando il 19 maggio scorso all’interno degli “Stati generali” del carcere: 18 commissioni erano state formate per indagare i problemi del sistema penitenziario italiano. In questi giorni tutti i contributi vengono presentati al Ministero, che ha promesso di avviare a breve una riforma dell’intero comparto.
Gherardo Colombo spiega: «Le “misure di comunità” dovrebbero essere la prima risposta alla devianza; oggi le chiamiamo “pene alternative” perché la soluzione generale è quella del carcere, ma questo è un rapporto che proponiamo di rovesciare. I lavori del tavolo si sono occupati anche del come diffondere una cultura attraverso la quale tutto questo possa essere accolto dalla cittadinanza».
Aprirà i lavori Giovanni Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII, che oggi lancia un appello «Nei prossimi 10 anni lavoriamo per svuotare le carceri, puntando al recupero delle capacità di chi ha sbagliato piuttosto che all’inasprimento delle pene. La certezza del recupero si ha nell’educazione e responsabilizzazione di chi ha commesso il reato; per questo invitiamo tutti a scrivere a statigenerali.consultazione@giustizia.it entro il 12 marzo chiedendo al Ministro Orlando di sostenere le Cec, Comunità educanti con i carcerati»