In entrambi i casi sono i Comuni che devono raccogliere le domande e, come nel caso del reddito di solidarietà, gestire e coordinare i progetti di attivazione sociale connessi.
A Rimini le domande complessive, per entrambi gli interventi, hanno superato quota mille e cento.
Di queste più di trecento hanno riguardato il Reddito di solidarietà, più di ottocento il Reddito di inclusione.
Si tratta di ordini di grandezza, vista la complessa gestione degli strumenti, che devono fare interagire tra loro le banche dati della Regione Emilia-Romagna e dell’INPS, e la novità assoluta di entrambi gli strumenti.
Il primo periodo di apertura delle domande, dunque, è coinciso con il necessario periodo di assestamento, vista anche la mole delle domande pervenute.
Reddito di solidarieta’ (RES)
Un aiuto voluto dalla Regione Emilia-Romagna che varia a seconda del numero dei componenti il nucleo ed è legato all’adesione a un progetto di inserimento lavorativo e di impegno sociale. Un contributo che può variare dagli 80 ai 400 euro al mese per i nuclei famigliari dell’Emilia-Romagna che si trovano in gravi difficoltà economiche. Uno strumento per il quale la Giunta regionale stanzia 35 milioni di euro l’anno, fondi che si aggiungono ai 37 milioni assegnati dallo Stato all’Emilia-Romagna per il Sostegno all’inclusione attiva (Sia). Un aiuto subordinato al possesso di due requisiti fondamentali: il reddito Isee inferiore ai 3.000 euro e la residenza in regione da almeno 24 mesi. Contemporaneamente, però, il richiedente dovrà aderire ad un progetto personalizzato di attivazione sociale e inserimento lavorativo. Un percorso obbligatorio, da seguire per ottenere, e soprattutto mantenere i benefici.
Il Res dunque non è una semplice misura passiva di stampo assistenziale, che prevede la concessione di un contributo in denaro, ma richiede l’accettazione e il coinvolgimento della famiglia in un progetto personalizzato e finalizzato a superare la condizione di povertà per riconquistare, passo dopo passo, la propria autonomia.
Reddito di inclusione (REI)
La misura regionale affianca quella nazionale del Reddito di inclusione (REI), attiva invece su tutto il territorio nazionale. Il Reddito di inclusione (REI) si compone di due parti: un beneficio economico ed un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa volto al superamento della condizione di povertà.Si tratta di uno strumento più restrittivo rispetto all’analogo regionale, ancora di non facile interpretazione anche da parte della cittadinanza. Lo dimostra il fatto che sulle oltre 800 domande arrivate in Comune dai primi di dicembre ad oggi, solo circa il 15% rientravano tra quelle ammissibili.
Il REI è in continuità con misure analoghe e già conosciute come il SIA (Sostegno per l’inclusione attiva) e l’ASDI (Assegno di disoccupazione). Proprio per questo non può richiederlo chi già percepisce prestazioni di assicurazione sociale per l’impiego (NASpI) o di altro ammortizzatore sociale di sostegno al reddito in caso di disoccupazione involontaria.I beneficiari potenziali sono inizialmente individuati tra i nuclei familiari con: figli minorenni, figli con disabilità (anche maggiorenni), donna in stato di gravidanza o componenti disoccupati che abbiano compiuto 55 anni.Per accedere al REI, infatti, il nucleo familiare deve essere in possesso congiuntamente di: 1. un valore ISEE non superiore a 6 mila euro 2. un valore ISRE (l’indicatore reddituale dell’ISEE diviso la scala di equivalenza) non superiore a 3 mila euro 3. un valore del patrimonio immobiliare, diverso dalla casa di abitazione, non superiore a 20 mila euro 4. un valore del patrimonio mobiliare (depositi, conti correnti) non superiore a 10 mila euro (ridotto a 8 mila euro per la coppia e a 6 mila euro per la persona sola).
Poiché il Sia si rivolge ad una platea di beneficiari non esaustiva rispetto alle caratteristiche del fenomeno povertà in Emilia-Romagna, la scelta della Regione è stata quella di ampliarla in un’ottica universalista, includendo anche i nuclei che con più probabilità rimarrebbero esclusi dal REI. Una decisione assunta per ottimizzare l’utilizzo delle risorse nazionali e regionali disponibili per il contrasto alla povertà: infatti, il Reddito di solidarietà è pensato in modo tale da collocare sulle risorse nazionali (Sia, e in futuro Rei) tutti i beneficiari attribuibili a questa misura, così da non “sovraccaricare” le risorse del Res e consentire l’utilizzo ottimale delle due fonti di finanziamento.
“Pur con le dovute difficoltà legate alla loro fase iniziale – è il commento del Vicesindaco con delega alla protezione sociale del Comune di Rimini, Gloria Lisi – si tratta di importanti strumenti di contrasto alla povertà e a favore di coloro che in questi anni di dura crisi sono rimasti più indietro. Stiamo affinando le relazioni tecniche con Regione e INPS da cui dipende la gestione delle banche dati per cercare di dare risposte nel minor tempo possibile. Quello che a me più interessa è l’approccio attivante e responsabilizzante di queste misure, che non sono solo un contributo economico ma un progetto di progressiva autonomia dei nuclei in difficoltà. Sono previste responsabilità e impegni specifici da parte dei soggetti coinvolti, in piena coerenza con il welfare capacitante che come Amministrazione abbiamo impostato per rendere più equa, efficace e condivisa i nostri strumenti di protezione sociale”.
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