L’assessore Felicori (Cultura) e il sottosegretario alla presidenza della Giunta, Baruffi, hanno incontrato i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil e la Rsu della sede Rai dell’Emilia-Romagna
BOLOGNA – Puntare sulla sede Rai dell’Emilia-Romagna a Bologna per farne un forte polo della produzione televisiva e radiofonica nazionale. In viale della Fiera esistono infatti spazi, strutture tecniche e risorse professionali che meritano di essere valorizzate. Basti pensare all’Auditorium o agli studi radiofonici, dove venivano realizzati concerti e trasmissioni nazionali. La Regione Emilia-Romagna torna a rivolgersi ai vertici della Rai per chiedere una svolta nei piani industriali relativi alla sede regionale di Bologna. Lo fa dopo l’incontro che l’assessore regionale alla Cultura, Mauro Felicori, e il sottosegretario alla presidenza della Giunta, Davide Baruffi, hanno avuto con le rappresentanze sindacali Cgil, Csil, Uil e la Rsu della sede Rai dell’Emilia-Romagna.
“Nel programma di mandato – sottolineano Felicori e Baruffi – abbiamo indicato l’obiettivo di fare dell’Emilia-Romagna una grande piattaforma delle industrie culturali e creative, continuando a investire nell’economia cosiddetta arancione, che peraltro ha un forte effetto moltiplicatore su indotto e territorio. Il rilancio della sede regionale Rai di Bologna crediamo debba inserirsi in questo progetto, anche in riferimento al Tecnopolo di Bologna, dove sviluppo digitale e nuove tecnologie potranno accompagnare processi culturali innovativi e nuova occupazione, e al piano di riqualificazione urbanistica di un pezzo importante di città collegato al Tecnopolo stesso. Accogliamo quindi la sollecitazione che ci viene da chi lavora nella Rai dell’Emilia-Romagna per chiedere di nuovo ai vertici aziendali di investire a Bologna per nuove produzioni e iniziative editoriali, che guardino al territorio e al Paese”.
L’incontro con i rappresentanti sindacali si era aperto con la preoccupazione ribadita da tutti dopo la cancellazione dell’edizione di mezzanotte del Tg regionale, col rischio di impoverire l’informazione locale, che si è confermata avere un ruolo centrale anche durante la pandemia. E l’auspicio ribadito che possa ripartire, in seconda serata e in orari che non facciano scattare costi aggiuntivi, come proposto da Usigrai.