Racconto d’inverno il 13-14 e 19-22 aprile al Teatro Piccolo Orologio di Reggio Emilia

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Racconto d’inverno Centro Teatrale MaMiMò ph. Nicolò Degl’Incerti Tocci

REGGIO EMILIA – “Su signore, vi prego, sedete qua vicino e raccontateci una storia”. Dall’alba del mondo, l’essere umano trova nella narrazione un’ancora nelle tempeste dell’incertezza e della paura dell’ignoto. Se è vero che raccontare è un rito ancestrale e archetipico che ci consente di auto-rappresentarci, il teatro ne esercita per sua natura l’identità di esperienza e respiro collettivo, capace di incarnare una funzione profetica, per attraversare l’inverno della Storia (e delle storie) come un vento ostinato di speranza.

Tutto questo è Racconto d’inverno di William Shakespeare, che torna in scena, dopo il debutto dello scorso anno, giovedì 13 e venerdì 14 aprile alle ore 21, e da mercoledì 19 a sabato 22 aprile alle ore 21. L’adattamento e la regia sono di Marco Maccieri, l’aiuto regia di Lorenzo Frediani, dramaturg è Gabriele Gerets Albanese, per l’interpretazione di Fabio Banfo, Filippo Bedeschi, Sara Bellodi, Riccardo Bursi, Luca Cattani, Cecilia Di Donato, Alice Giroldini, Marco Maccieri, Mauro Parrinello, Emanuele Retrivi, Matteo Sintucci, insieme agli allievi della scuola MaMiMò Omar Borciani, Federico Di Dio, Silvia Paterlini e Laura Sassi. Le scene e i costumi sono curati da Angela Ruozzi, le luci da Fabio Bozzetta, produzione del Centro Teatrale MaMiMò.

La vicenda è nota: il re di Sicilia Leonte ha sposato Ermione, ma crede che il figlio nascituro sia del re di Boemia Polissene, suo caro amico.  Leonte ordina al cortigiano Camillo di avvelenarlo, ma questi non gli obbedisce e fugge con Polissene.  Il re, accecato dalla gelosia, istruisce un processo per adulterio contro Ermione e fa interpellare l’oracolo di Delfi; ordina poi che la bambina, nata nel frattempo,venga abbandonata su una spiaggia deserta.  La morte di Ermione giunge prima che l’oracolo sveli la sua innocenza, mentre Perdita, la bambina, viene salvata da un pastore. Passano gli anni e il destino ricomporrà pazientemente la diaspora dei personaggi, tra peripezie e riconoscimenti.

L’opera shakespeariana fa dell’ambivalenza essenziale della tragicommedia una cifra espressiva in grado di muoversi sulla soglia che separa il gelo del sospetto e del tradimento dalla carezza primaverile della rinascita e della riconciliazione.

La messinscena affonda le radici nel lungo inverno pandemico, quando la primavera della ripresa, pur lontana, custodiva già i semi della rinascita.

“Dopo il periodo complesso vissuto durante la prima metà del 2020 mi stavo chiedendo quale fosse il ruolo del Teatro dopo una così grande paura”, così Marco Maccieri, regista della pièce. “Cosa poteva dire l’Arte teatrale a un’umanità spaventata che vedeva di colpo l’altro essere umano come un potenziale pericolo? Ho pensato che fosse necessario tornare al ruolo primordiale del teatro, quello del rito. Il rito di una comunità che si racconta una storia attorno al fuoco. E, nello scegliere quella storia, ritrovare un senso di necessità”.

Il testo di Shakespeare è l’allegoria perfetta di questo momento storico, che attraversa la neve invernale, nella consapevolezza di una fioritura che, ostinatamente, attende dietro l’angolo.

“L’inverno ritornerà sempre, ma la primavera non è mai così lontana”.

INFO E PRENOTAZIONI

Biglietto mecenate: €20, per contribuire con una piccola donazione alle attività del MaMiMò
Biglietto intero €15, biglietto ridotto €13, soci MaMiMò €10

Per informazioni e prenotazioni: www.mamimo.eventbrite.it, biglietteria@teatropiccolorologio.com, www.mamimo.it, 0522-383178, dal lunedì al venerdì, 9:30-13:30 e 14:30-18:30 e nei giorni di spettacolo.

In scena giovedì 13 e venerdì 14 aprile alle ore 21, mercoledì 19, giovedì 20, venerdì 21 e sabato 22 aprile alle ore 21 al Teatro Piccolo Orologio, in via Massenet 23 a Reggio Emilia

In Racconto d’inverno rifiorisce l’eterno rito collettivo del teatro che, narrando sé stesso, si fa baluardo contro il gelo dell’inverno

L’intreccio tragicomico dell’opera shakespeariana riflette sul ruolo salvifico della settima arte, come specchio imperfetto della vita e innesco di autentica esperienza comunitaria, in bilico tra le pieghe di un lungo inverno e la promessa, mai distante, della prossima primavera