Reggio Emilia

Raccolta fondi per la futura Casa Arcobaleno di Reggio Emilia: oggi evento conslusivo

REGGIO EMILIA – Sabato 5 febbraio, dalle 17 al Binario 49 di via Turri 49, è in programma l’aperitivo di fine campagna di raccolta fondi di Arcigay Gioconda a sostegno della futura Casa Arcobaleno Pier Vittorio Tondelli di Reggio Emilia. Un momento di incontro e confronto per festeggiare insieme l’importante risultato raggiunto, circa 11 mila euro raccolti in appena due mesi di campagna per finanziare piccole opere di ristrutturazione, l’arredamento e il sostentamento per il primo periodo di vita dell’appartamento. Una volta aperto, lo spazio potrà accogliere fino a 4 persone vittime di omofobia.

Ad aprire l’iniziativa sarà, alle 17, un dialogo coordinato dal presidente di Arcigay Gioconda Alberto Nicolini, al quale prenderanno parte il presidente della Commissione Parità e Diritti della Regione Emilia- Romagna Federico Amico, la consigliera regionale Roberta Mori, gli assessori del Comune di Reggio Emilia alle Pari opportunità Annalisa Rabitti e alla Casa Lanfranco de Franco. A seguire, dalle 18.30, ci sarà un aperitivo al costo di 10 euro: parte del ricavato sarà destinato alla casa Pier Vittorio Tondelli. Per accedere all’iniziativa serve il green pass rafforzato. È necessaria la prenotazione tramite una e-mail all’indirizzo info@arcigayreggioemilia.it.

La campagna di raccolta fondi sulla piattaforma Idea Ginger (https://www.ideaginger.it/progetti/una-casa-arcobaleno-per-reggio-emilia.html) si chiuderà ufficialmente il prossimo 7 febbraio.

PERCHÈ UNA CASA ARCOBALENO – Dall’inizio dell’anno sono state 179 vittime di omofobia che hanno avuto il coraggio di denunciate: ancora troppe sono le persone che invece rimangono nell’ombra e senza nessuna rete di protezione, per la maggior parte adolescenti che vengono cacciati di casa dopo aver fatto coming out. A Reggio Emilia, nel 2021, sono state una ventina le persone che si sono rivolte ad Arcigay perché vittime di discriminazioni per il proprio orientamento sessuale. Molti di questi casi non vengono neppure denunciati. Durante il lockdown, in particolare, gli SOS giunti ad Arcigay sono stati tantissimi: si tratta di persone che nelle proprie abitazioni, in famiglia, sono state vittima di prevaricazioni o intimidazioni per il fatto di essere gay, lesbiche o trans.

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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