BOLOGNA – La vicesindaca Valentina Orioli ha risposto, in seduta di Question time, alla domanda d’attualità del consigliere Francesco Sassone (Fratelli d’Italia) e della consigliera Emily Marion Clancy (Coalizione civica) sull’ex caserma Mazzoni.
La domanda del consigliere Sassone
“In relazione alle notizia di stampa emerse circa la presentazione di un nuovo progetto da parte di Cassa Depositi Prestiti sulle ex caserme Mazzoni ove viene dato atto di alcune modifiche rispetto al progetto originale, si chiede di sapere come intende procedere l’amministrazione al confronto con i cittadini ed i comitati che risultano non aver ricevuto alcun prospetto del progetto, se non solo anticipazioni a mezzo stampa e gli stessi comitati chiedono ulteriori chiarimenti anche e soprattutto sul tema della salvaguardia del verde”.
La domanda della consigliera Clancy
“Viste le notizie relative al futuro di alcune ex aree militari cittadine, come la caserma Mazzoni, Sani e Masini. Vista l’attivazione cittadina sul futuro di queste aree e la costituzione di diversi comitati e associazioni con lo scopo di tutelare questi veri e propri beni comuni; visto il procedimento per la costituzione di assemblee popolari, nato in seguito alla proposta di assunzione della Dichiarazione di Emergenza climatica ed ecologica e trattato nelle recenti sedute dell’8a commissione consiliare; pone al Sindaco e alla Giunta la seguente domanda di attualità per avere una valutazione politico amministrativa generale sul tema; per sapere se il futuro delle ex aree militari non possa essere oggetto di future assemblee popolari per consentire una vera partecipazione della cittadinanza nella pianificazione e rigenerazione urbana della città”.
La risposta della vicesindaca Orioli
“Gentile consigliere Sassone,
sull’ex Caserma Mazzoni abbiamo ricevuto a inizio 2020 una proposta preliminare di Piano urbanistico attuativo, in relazione alla quale abbiamo espressamente richiesto alla proprietà, Cassa Depositi e Prestiti Investimenti Sgr, di tenere conto delle proposte avanzate dai cittadini nel corso di varie occasioni di confronto pubblico svolte presso il Quartiere Santo Stefano e anche presso il Quartiere Savena.
Come ho detto in più occasioni, e come i Quartieri e i Comitati ben sanno perché sono stati da me personalmente incontrati e informati, abbiamo ricevuto un progetto con un disegno urbano radicalmente cambiato e significativamente rispondente alle richieste e alle osservazioni espresse, con cambiamenti come la riduzione delle superfici, l’eliminazione del centro commerciale e il cambiamento della disposizione planimetrica complessiva teso alla salvaguardia del verde esistente e alla valorizzazione di via delle Armi e del canale del Savena. Quest progetto migliorerà ancora per effetto delle osservazioni espresse dal Comune. Su questo progetto, che si configura come un Accordo di Programma in variante al POC, si aprirà a breve la Conferenza dei Servizi e al termine del percorso il progetto sarà pubblicato per osservazioni. Il coinvolgimento del Consiglio e la partecipazione dei cittadini, che ha già beneficiato di un significativo spazio di confronto con la proprietà, si svolgerà quindi secondo le modalità previste dalla legge per questo tipo di procedimenti. Quindi, il progetto lo vedremo nell’ambito di un iter che a questo punto è ampiamente definito.
Vengo alle domande della consigliera Clancy.
Le tre sedute di commissione che abbiamo dedicato al tema delle Assemblee pubbliche hanno permesso una riflessione ampia sulla partecipazione dei cittadini alle decisioni che interessano la città, ma anche sugli strumenti ad essa dedicati.
Come ho sottolineato anche in Commissione, il Comune di Bologna dedica attenzione al tema sia nel suo Statuto che nel Regolamento sui diritti di partecipazione e di informazione dei cittadini, e nei numerosi strumenti che ha messo in campo in questi anni per consentire e ampliare la partecipazione. Questi strumenti si collocano a livelli diversi lungo la scala della partecipazione, e rispondono a diversi obiettivi e finalità. Ognuno di essi va utilizzato in modo complementare agli altri e adeguato al tipo di problemi che si trattano e di decisioni che occorre assumere.
In questo contesto a me pare che le Assemblee cittadine rappresentino un’opportunità per arricchire l’insieme degli strumenti già a disposizione. Un’opportunità a cui fare ricorso in momenti selezionati della vita pubblica e con riferimento a decisioni che riguardano temi etici o la cui generalità interessa le scelte di vita e i comportamenti di tutti i cittadini. Non mi sembra praticabile, né condivisibile, l’idea che l’Assemblea cittadina sia uno strumento che supera tutti gli altri e a cui fare ricorso in modo generalizzato e sistematico.
Per quanto riguarda nello specifico le decisioni sulle trasformazioni urbanistiche ed edilizie, la prima considerazione da fare è che questa materia è normata a livello nazionale e regionale e segue regole che considerano la necessità di informazione e pubblicizzazione delle decisioni, e, nel caso della pianificazione urbanistica, contemplano sempre una fase in cui tutti i cittadini hanno il diritto di esprimere le loro osservazioni.
Rispetto a questo impianto l’attuale legge urbanistica regionale 24/2017 esprime una particolare attenzione al tema, aggiungendo l’istituzione della figura del Garante della comunicazione e partecipazione per ogni procedimento urbanistico e incentiva la progettazione partecipata nella definizione di interventi di riuso e rigenerazione urbana (art. 17).
In sintonia con i principi espressi dalla legge, ma soprattutto forte di quella che possiamo riconoscere ormai come una tradizione della città, il PUG di Bologna si spinge oltre, e dedica alla partecipazione l’azione 2.1e, “Coinvolgere le comunità attraverso processi partecipativi”. Tale azione, che è bene ricordarlo, si rivolge ai nuovi procedimenti e non a quelli già in corso, calibra i processi partecipativi in relazione ai tipi di intervento previsti. In particolare riconosce la necessità di effettuare percorsi partecipativi quando si affrontano gli interventi più complessi, che sono quelli di addensamento e sostituzione urbana o di ristrutturazione urbanistica. Nel primo caso, il percorso partecipativo fa parte degli adempimenti che precedono obbligatoriamente l’accordo; nel secondo caso invece il percorso può essere opportunamente semplificato in ragione dell’entità e della tipologia dell’intervento, che è soggetto non ad accordo ma ad un titolo edilizio diretto, eventualmente convenzionato.
Per quanto riguarda invece gli interventi diretti più semplici, normalmente eseguiti attraverso titoli semplificati che prevedono l’asseverazione dei tecnici, la normativa edilizia prevede la pubblicazione dei titoli, e cioè una attività di informazione. Il Comune riconosce l’importanza di questa attività e si sta impegnando affinché il ricorso ai Sistemi Informativi Territoriali e agli Open Data permetta di lavorare sempre meglio sull’accessibilità e la diffusione delle informazioni. D’altra parte mi pare che a questo non ci siamo sottratti, incontrando i cittadini e favorendo il confronto ogni qualvolta questo si è reso necessario”.