BOLOGNA – L’assessore Marco Lombardo ha risposto, in seduta di Question Time, alla domande d’attualità della consigliera Simona Lembi (Partito Democratico), sulle conseguenze della pandemia sull’economia e sull’occupazione femminile.
La domanda della consigliera Lembi
“Visti gli articoli di stampa chiede cortesemente al Sindaco e alla Giunta di esprimere una opinione politico-amministrativa relativamente alle conseguenze della pandemia da Covid19 sull’economia, sull’occupazione e di come questa crisi colpisca prevalentemente le donne come risulta, da ultimo, anche dalla ricerca delle Acli.
Chiede inoltre di conoscere le eventuali azioni che intenda avanzare, non in ordine ai soli provvedimenti settoriali e specifici, ma mettendo in evidenza le iniziative trasversali, costanti, di sistema e congiunturali che Il Sindaco e la Giunta hanno in animo di avanzare”.
La risposta dell’assessore Lombardo
“Grazie presidente,
colgo l’occasione per salutare tutti i consiglieri e augurare buon anno, vista la ripresa delle attività del Question Time. Raccolgo volentieri l’invito della consigliera a interloquire, sia sulla base dei dati pubblicati dalle Acli, che si basano su analisi dei dati aggregati dei redditi 2019 dei bolognesi, quindi le dichiarazioni dei redditi da 730 e i dati Isee raccolti nel 2020 dal Caf Acli di Bologna. Giustamente i dati fotografano una situazione precedente rispetto la pandemia, questo è stato ricordato anche dalla consigliera e ci offrono l’occasione di fare una riflessione sia su questi elementi, sia di fare una riflessione prospettica rispetto all’impatto della pandemia in una logica di iniziative, interventi di sistema che sono quelli sui quali la consigliera invita a fare un ragionamento rispetto a ciò che è messo in campo dall’Amministrazione. Partiamo dal tema oggetto dell’analisi, quindi la domanda oggetto dello studio delle Acli è semplice e diretta.
I bolognesi stanno bene? Questa è la domanda. E la risposta è altrettanto chiara e semplice: non proprio. Sulla base della fotografia sui valori patrimoniali e quindi non solo reddituali, risulta che le donne restano la grande maggioranza dei contribuenti con reddito basso e diminuisce la presenza femminile tra i redditi medio-alti. L’aumento tra l’altro della richiesta di utilizzo della dichiarazione Isee ci invita a riflettere sul fatto che probabilmente l’aumento delle dichiarazioni Isee serve, non solo per accedere ai servizi legati ai minori o al diritto allo studio come era nello scenario abituale, ma l’utilizzo delle dichiarazioni Isee serve per accedere ai nuovi servizi, quindi probabilmente l’aumento delle dichiarazioni è dovuto al fatto che i contribuenti sanno che questo documento sarà utile anche per il prossimo anno per accedere a diversi servizi. L’esito di queste analisi ci porta a fare due riflessioni: come si combinano questi dati con la narrazione di Bologna come migliore città in Italia per la qualità della vita recentemente portata avanti dal Sole 24 Ore? Come potranno questi dati uscire dal 2021 per effetto della pandemia e quali azioni trasversali vanno messe in campo sia a livello politico che amministrativo?
Alla prima domanda risponderei così: il fatto di aver conquistato la vetta della classifica del Sole 24 Ore non ci autorizza a vivere sugli allori. L’orgoglio sui risultati raggiunti dalla città e anche da questa Amministrazione, non può cedere il passo alla retorica dell’eccellenza. Ed è per questo che noi dobbiamo confrontarci sempre con le realtà europee che stanno meglio di noi e non accontentarci di un confronto con le città italiane che stanno peggio. Già in altre occasioni ho avuto modo di ricordare come le analisi quantitative dei dati occupazionali su Bologna. Ricordo i due dati Istat 2020, il -3,3 % del tasso di disoccupazione, il più basso d’Italia ma anche il più basso della storia della città e il 68% di occupazione femminile, che come giustamente ricordava la consigliera Lembi, è il più alto tra le province italiane insieme a quella di Bolzano. Questi dati, questa analisi quantitativa non significano automaticamente dei dati qualitativi e in questi anni ho contribuito insieme all’Amministrazione a portare anche alla ribalta nazionale, per esempio alcune figure di working poor. Penso al tema dei riders ma penso anche al tema dei part-time ciclico-verticali, solo per fare riferimento a come delle figure che vengono inquadrate come collaboratori o lavoratori autonomi, nel primo caso, o come contratti a tempo indeterminato, nel secondo caso, in realtà vivono di poche migliaia di euro di reddito all’anno.
Sulla seconda domanda invece ci tengo a ribadire un punto per me centrale, cioè l’effetto della pandemia sul 2021 rispetto ai dati sull’occupazione, in particolare sull’aumento delle diseguaglianze di genere. Il blocco dei licenziamenti e la cassa integrazione covid hanno consentito di salvare 600 mila posti di lavoro in Italia, il dato e la stima sono di Banca Italia. Credo che sia irragionevole pensare che a fine marzo possano entrambe queste misure scadere contemporaneamente. Sono misure che vanno assolutamente prorogate, almeno per quei settori la cui ripresa della produzione e dell’occupazione non avverrà che alla fine della pandemia. E questo ha un effetto anche sul tema delle diseguaglianze di genere, perché ricordo che tra i settori più colpiti ci sono i settori della ristorazione, settori legati al turismo e all’accoglienza, settori legati ai servizi di igiene connessi alle attività per esempio ricettive, che prevedono una grande presenza di occupazione femminile. Sono contento che su questa posizione di apertura sia espressamente intervenuta sulla stampa qualche giorno fa la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo e credo che questa sia una strada da perseguire. Ripeto, non una proroga a tutti i settori, ma a quelli che prevedibilmente saranno oggetto di crisi anche nei prossimi mesi e fino alla fine della pandemia sarebbe molto importante tenere il tema sia della cassa integrazione covid, sia del blocco dei licenziamenti.
Ancora più specificatamente, per quanto riguarda il tema della parità di genere mi auguro che la rielaborazione del piano nazionale di ripresa e resilienza non sia adottato dal Consiglio dei ministri per rispondere agli appetiti di chi chiede un rimpasto di governo, ma per affrontare la riduzione delle diseguaglianze, sul tema delle donne, dei giovani e del Sud, che devono essere tre priorità trasversali. Sul tema delle donne, sul tema dell’occupazione femminile, il rafforzamento della qualità dell’occupazione femminile, delle infrastrutture sociali, devono servire a liberare il potenziale delle donne rendendo il lavoro di cura una questione di rilevanza pubblica, non facendolo ricadere solo sulle spalle delle famiglie o delle donne. Abbiamo bisogno di misure per favorire l’imprenditoria femminile e sgravi fiscali per chi vuole assumere giovani e donne.
Non si può più procedere per bonus e ristori: su questo condivido l’affermazione fatta, tra l’altro con il commento dei dati, dall’ex presidente delle Acli. Per quanto riguarda le azioni che questa Amministrazione sta già mettendo in campo, io ricordo che noi stiamo attuando il massimo sforzo possibile in questa direzione attraverso alcune misure, che qui cito ma che ho avuto in diverse occasioni di confrontarmi con i consiglieri, proprio nella loro logica, non tanto puntuali sul lavoro, ma di misure trasversali. Il primo: il tema d’insieme per il lavoro, ricordo che la misura straordinaria adottata è stata di un milione di euro. Manderò ovviamente le risposte con i punti anche alla consigliera ricordando e assicurando che la tutela per il lavoro femminile non è solo una priorità ma un’ossessione di questa giunta e colgo l’occasione anche per salutare la vicesindaca Ferri della Città Metropolitana con la quale sono convinto avremo momenti di collaborazione su questi temi”.