Bologna

Question Time, chiarimenti sulla situazione nei Pronto Soccorso

BOLOGNA – L’assessore Giuliano Barigazzi ha risposto alla domanda d’attualità della consigliera Addolorata Palumbo (Gruppo misto) sulla situazione nei Pronto Soccorso. La risposta è stata letta dall’assessore Claudio Mazzanti.

La domanda della consigliera Palumbo
“Visti gli articoli di stampa apparsi in merito ad un signore anziano di 86 anni con il femore rotto che è rimasto su una barella di ferro, senza mangiare e senza le sue medicine (l’anziano è diabetico) da mezzanotte alle 10 del giorno dopo. Vista la risposta dell’Asl che si è scusata per la permanenza cosi lunga la cui motivazione sembra sia legata ad un concomitante ed eccezionale ingresso di pazienti ortopedici complessi al pronto soccorso. La carenza di personale sanitario in atto già da tempo, i tagli alla Sanità degli anni passati e la mancanza di posti letti mettono a rischio la vita dei pazienti. Pone la seguente domanda di attualità per conoscere il pensiero del Sindaco e della Giunta su quanto accaduto. Per sapere dall’Amministrazione: come pensa di intervenire per scongiurare che si ripresentino situazioni analoghe nelle strutture ospedaliere cittadine”.

La risposta dell’assessore Barigazzi letta dall’assessore Mazzanti
“Gentilissima Consigliera,
in merito alla sua domanda le rappresento quanto segue.
Ad oggi in Azienda Usl Bologna non mi pare si possa parlare di un tema di carenza di personale. Nel 2020 e nel primo semestre del 2021 si è proceduto ad ulteriore consolidamento della dotazione di personale reso possibile dalla sospensione del tetto di spesa vigente prima della fase di emergenza pandemica, opportunità che l’Azienda Usl ha saputo cogliere con grande tempestività ed efficacia. In questo periodo infatti sono stati reclutati complessivamente 604 operatori sanitari, tecnici e amministrativi e di questi 290 con contratti cosiddetti Covid. A fronte di queste assunzioni vi sono state 351 cessazioni di lavoro con un saldo netto positivo di 253 unità. In particolare sono stati assunti 80 medici (48 cessati), 294 infermieri e 42 Oss a fronte rispettivamente di 131 e 38 cessazioni.

L’azienda sanitaria ha pertanto attivato con grande tempestività tutte le procedure amministrative disponibili per cogliere un’opportunità in una situazione di necessità dell’intero Sistema Sanitario Nazionale, attivando procedure di reclutamento per i diversi profili contrattuali possibili e accompagnando questo percorso, in funzione soprattutto di alcune criticità presenti storicamente nei presidi Spoke e acuite negli ultimi anni per la carenza strutturale e nota di personale medico specialistico, con accordi sindacali integrativi aziendali volti ad incentivare l’adesione del personale medico e di assistenza ai progetti di consolidamento dei servizi negli ospedali Spoke.
Per quanto riguarda il riferimento alla mancanza di posti letto si rappresenta che il territorio dell’Ausl di Bologna risulta in ambito regionale tra quelli con più alta dotazione di posti letto per acuti. Tale indice è il risultato di una programmazione dell’offerta di letti per acuti che ha valorizzato negli anni la rete ospedaliera metropolitana che si compone degli stabilimenti ospedalieri di Ausl di Bologna, Aou-Irccs, Ior e Ospedalità Privata accreditata. Preme precisare che la configurazione dell’offerta di questi anni ha inteso favorire la collaborazione tra Aziende Sanitarie presenti nel territorio bolognese, creando sinergie organizzative, come ad esempio i Dipartimenti interaziendali, l’ultimo quello del Dipartimento di Emergenza Urgenza, e di rete, l’ultima la Rete traumatologica dell’Area Metropolitana, che consentono non soltanto il mantenimento di una diffusa e qualificata offerta di attività ospedaliera, ma anche di mettere a fattore comune tra Aziende diverse le risorse professionali e strumentali in dotazione alle singole organizzazioni sanitarie.
L’episodio specifico relativo alla domanda di attualità ci consente di dare una concreta esemplificazione di quanto sopra espresso.
È stata costituita in questi mesi la Rete Traumatologica Metropolitana tra Ausl di Bologna, Aou-Irccs e Ior che consentirà di mettere a sistema la risposta alla domanda di ricoveri e di chirurgia ortopedica traumatologica in Area metropolitana, definendo il contributo delle diverse equipe ortopediche presenti nelle Aziende Sanitarie e operanti su tale percorso, prevedendo nel dettaglio le integrazioni e collaborazioni tra Equipe ed altresì identificando la messa a disposizione di posti letto traumatologici disponibili in Area Metropolitana. Tale collaborazione non è peraltro un inedito nel settore ortopedico in quanto già da qualche anno Equipe di Ior lavorano stabilmente presso l’Ospedale di Bentivoglio.
Volendosi riferire all’episodio specifico si rappresenta che presso l’Ospedale Maggiore l’attività ortopedica si articola su 60 posti letto di degenza ordinaria e 1 posto letto di DH ed è comprensiva dei reparti di Ortopedia Ospedale Maggiore, Chirurgia vertebrale e Ortogeriatria. La dotazione di tali posti letto ortopedici dal 5 maggio 2021 è tornata all’assetto deliberato in Regione (60+1 pl), dopo la rimodulazione avvenuta nel periodo di emergenza pandemica ospedaliera.
Le valutazioni relative all’adeguatezza di posti letto devono inoltre tenere in considerazione che il modello di gestione letti in un grande ospedale quale è sicuramente il Maggiore è orientato alla capacità di modulare la finalità specialistica del letto a seconda delle necessità epidemiologiche o delle contingenze organizzative. In particolare, nel caso in cui le richieste di degenza ordinaria superino la capienza dei posti letto dello specifico reparto viene comunque garantito il ricovero al paziente all’interno dello stabilimento ospedaliero in un reparto di disciplina diversa da quella richiesta, mantenendo comunque la gestione clinica in capo all’equipe di pertinenza presso il “reparto ospitante”.

Inoltre, proprio per evitare casi “limite” come quello riportato oltre ai meccanismi interni all’Ospedale Maggiore già descritti, è stato da poco attivato un Coordinamento metropolitano, costituito da un gruppo multidisciplinare di professionisti delle Aziende Sanitarie metropolitane con competenze sanitarie e organizzative, che ha l’obiettivo di monitorare la migliore distribuzione e l’afflusso dei pazienti traumatologici all’interno della rete ospedaliera dell’Area Metropolitana di Bologna, attraverso l’osservazione costante della distribuzione del carico di lavoro in relazione ai criteri di centralizzazione condivisi e in coerenza delle vocazioni dei singoli nodi della rete.

In conclusione, la mera osservazione della dotazione di letti ospedalieri per singola specialità nell’ambito dei singoli stabilimenti ospedalieri non è più il metro con il quale osservare l’andamento e l’adeguatezza dell’offerta di posti letto in ambito metropolitano. Tale osservazione deve infatti arricchirsi della conoscenza delle dinamiche organizzative e assistenziali in ambito interaziendale, per sostenere una dimensione della programmazione sanitaria che trova sempre più espressione e concretizzazione nella definizione di reti specialistiche metropolitane capaci di valorizzare le competenze e le risorse professionali, strumentali e logistiche presenti nelle singole aziende sanitarie con l’obiettivo di aumentare e qualificare i livelli di cura ospedalieri per la popolazione presente in ambito provinciale.
Più in generale negli ultimi due anni, sotto la spinta della lotta alla pandemia, il settore sanitario ha conosciuto una netta inversione di tendenza relativamente alle risorse ricevute, comprese quelle per l’acquisizione di personale. Questa nuova centralità unitamente agli ingenti finanziamenti previsti in questo ambito dal Pnrr, attraverso la progettazione e l’innovazione, sono la chiave per adeguare, in quantità e qualità, il nostro sistema sanitario pubblico alle sfide future”.
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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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