Question Time, chiarimenti sulla sanità bolognese

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Bologna centroBOLOGNA – L’assessore alla Sanità Luca Rizzo Nevo ha risposto questa mattina, in sede di Question Time, alle domande d’attualità dei consiglieri Mirka Cocconcelli (Lega nord), Elena Foresti (Movimento 5 Stelle) e Simona Lembi (Partito democratico) sul sistema sanitario locale.

La domanda della consigliera Cocconcelli:

“Si parla tanto di umanizzazione delle cure e del paziente al centro del SSR. e poi si legge questa drammatica denuncia relativa ad una paziente che non lascia adito a dubbi!! Chiedo un parere all’assessore Rizzo Nervo in merito alla triste vicenda e quali misure si pongano in essere per evitare che si ripetano episodi così incresciosi che turbano i cittadini e danneggiano l’immagine della Sanità bolognese”.

La domanda della consigliera Foresti:

“Visto l’articolo pubblicato sulla stampa in merito alla denuncia di una cittadina che si è recata al pronto soccorso ostetrico-ginecologico dell’Ospedale Sant’Orsola per problemi di salute e dove ha toccato con mano le mancanze strutturali e la poca professionalità del personale di questo ospedale.

Visto che gli ospedali bolognesi sono il fiore all’occhiello della Regione Emilia Romagna e della città di Bologna, pone la seguente domanda di attualità per conoscere il pensiero del Sindaco e della Giunta sul tema; per sapere dall’Amministrazione se non ritiene necessario intervenire su questa vicenda salvaguardando la tutela e la salute dei cittadini oltre che l’immagine della città di Bologna”.

La domanda della consigliera Lembi:

“Visti gli articoli di stampa sulle denuncia di una paziente che si è recata presso il servizio del pronto soccorso ginecologico del Sant’Orsola per un sospetto aborto, chiedo cortesemente al Sindaco e alla Giunta una valutazione politico-amministrativa su quanto accaduto, sull’attuale situazione del servizio di maternità del Sant’Orsola e su come orientare scelte immediate di miglioria del servizio”.

La risposta dell’assessore Rizzo Nervo:

“Le parole che anche i consiglieri che sono intervenuti hanno espresso segnalano l’assoluta e totale spiacevolezza e gravità della situazione che si è creata. Sono stato anche io raggiunto dalla lettera della donna che ha vissuto questa esperienza, così come è arrivata all’Azienda sanitaria universitaria Sant’Orsola. Ho immediatamente risposto a questa lettera e a questa donna, dicendole secondo me l’unica cosa che in quel momento andava detta e che poi, con mio piacere, ho visto anche ripetuta da chi ha le responsabilità manageriali dell’ospedale Sant’Orsola. Pro quota nella responsabilità, certo non operativa e organizzativa dei servizi che avevano dato non buona prova di sé, ma dentro una responsabilità complessiva di chi ha la responsabilità di garantire risposte di salute adeguate in questa città, mi sentivo di dirle l’unica cosa che andava detta e cioè scusa.

Il racconto che ha fatto è un racconto che non può essere accettabile e io facci mie le parole della lettera della signora e del suo compagno quando dice che una donna che vive un aborto spontaneo prova paura, tristezza, disperazione, dolore fisico ed emotivo, sta vivendo un trauma e un lutto e non possibile che una persona in questa situazione non venga tutelata e rispettata. Quello che è mancato è esattamente questo, rispetto e tutela della persona e credo davvero che quello che sia successo, le ho scritto, non sia lontanamente all’altezza della dignità e dell’attenzione dovuta a chiunque esprime un bisogno di salute, e ancor più a chi vive un’esperienza che anche emotivamente e psicologicamente è anche particolarmente complessa.

Ho altresì immediatamente contattato il vertici dell’ospedale Sant’Orsola, la direzione generale, le ho chiesto un confronto immediato e un lavoro intanto di indagine e analisi di quello che era successo e successivamente un confronto immediato per mettere in atto azioni che possano consentire quanto meno di non far rivivere ad altre donne questa esperienza. Ho apprezzato, dicevo, che dal policlinico Sant’Orsola, dai suo vertici, non siano arrivate parole a metà, di giustificazione, ma sia arrivata una chiara espressione di profondo rammarico per ciò che è accaduto. Un’espressione chiara, si è detto, un episodio che mortifica il sant’Orsola e tutti i professionisti che vi operano, un fatto che impegna la direzione aziendale ad approfondire ulteriormente, per quanto sia stato possibile nel lasso di tempo intercorso dalla segnalazione e a osservare il massimo rigore nell’individuare i provvedimenti conseguenti.

Condivido che una buona sanità è una sanità che non ha continuamente l’orologio tra le mani, è una sanità che recupera una dimensione di relazione con le persone, ma credo altresì che non sia riconducibile a ciò quello che è avvenuto. Ci sono stati segnalati alcuni problemi di natura strutturale che vanno affrontati i modo risoluto, ne abbiamo avuto modi di parlare anche ieri alla presenza del dottor Spagnoli, del direttore sanitario e ci sono però anche atteggiamento, capacità di esprimere la buona sanità attraverso la relazione che passano dalla disponibilità, da un atteggiamento delle persone, dei professionisti impegnati, che non è una caratteristica personale, non è un di più di umanità che male non fa, che si chiede agli operatori, ma è un dovere insito all’interno delle proprie competenze professionali e ancor più nell’ambito di cui stiamo parlando.

Da un punto di vista strutturale, l’Azienda ospedaliera universitaria Sant’Orsola riconosce che ci sono criticità da risolvere, sicuramente la dotazione di servizi igienici dedicati è la prima cosa da risolvere in termini, ripeto, di assoluta priorità. Come ieri abbiamo avuto modo di parlare, della ristrutturazione del polo materno-infantile, sicuramente in quell’ambito questo problema verrà strutturalmente risolto. Credo che però da qui ad allora si dovranno trovare delle soluzioni che nel frattempo consentano di superare questo evidente disservizio.

Seguirò personalmente con attenzione l’evoluzione di questa vicenda, continuerò a chiedere conto alla direzione sanitaria sia della relazione e della approfondimento fatto con i professionisti e con chi ha la direzione di quel reparto, sia delle scelte per le modifiche strutturali che consentano l’immediato superamento di alcune questioni. Sarebbe anche un gesto importante se l’Azienda stessa, e per altro me ne hanno dato disponibilità, oltre a incontrare i professionisti trovasse modo di incontrare la donna, il suo compagno, al fine di chiarire in maniera inequivocabile le responsabilità individuali e conseguentemente rivalutare anche le modalità organizzative dei percorsi clinico-assistenziali dal un lato, ma anche per esprimergli in termini personali le scuse che, ripeto, in premessa ho avuto modo di fare alla donna in questione”.