BOLOGNA – L’assessore Elena Gaggioli ha risposto, in sede di Question Time, alla domanda d’attualità del consigliere Francesco Sassone (Fratelli d’Italia) sulla rissa tra minori in via Siepelunga.
La domanda del consigliere Sassone
“Alla luce della maxi rissa tra ragazzi che ha visto coinvolti anche dei minori, tutti di origine tunisina, avvenuta pochi giorni fa in via Siepelunga, situazione che ha allarmato i cittadini residenti che, spaventati hanno chiamato le forze dell’ordine che sono intervenute e che, dopo i controlli, hanno riaccompagnato i ragazzi minorenni alle comunità di appartenenza, come pubblicato dagli organi d’informazione, in allegato alla presente chiede al Sindaco ed alla Giunta, alla luce di questi fatti, una valutazione politica in merito e come sia possibile che persone inserite in programmi specifici di comunità alloggio possano commettere atti simili e, a questo punto, come intende procedere affinche detti fenomeni non si ripetano”.
La risposta dell’assessore Gaggioli
“La vicenda in oggetto riguarda dei minori stranieri non accompagnati accolti da una comunità di accoglienza che fa riferimento ad ASP e infatti ASP Città di Bologna ha mandato ieri una nota sulla vicenda in cui chiarisce intanto ovviamente l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, il quadro normativo. ASP specifica anche che per ognuno dei minori è stato strutturato, in alcuni casi per quello che riguarda i neoarrivati è in via di predisposizione, un progetto educativo individualizzato che prevede un inserimento in corsi di alfabetizzazione di italiano e di formazione che accompagni l’inserimento sociale del minore a vario titolo. Nel documento vengono descritte dettagliatamente le funzioni di questo servizio incentrate su un piano educativo e di integrazione che viene messo in campo per i ragazzi che sono affidati al servizio e sono ospitati nella comunità di accoglienza.
Per rispondere alla domanda del consigliere Sassone che chiede di sapere cosa si intende fare per evitare che certi fenomeni si possano ripetere, la prima risposta chiama in causa la programmazione e il monitoraggio e la programmazione di un’azione educativa che i nostri servizi fanno da tempo sia con azioni integrate rispetto ai vari ambiti, quindi parliamo sia del lato sociale ed educativo che di quello sanitario e che vede nella prevenzione dei fenomeni di devianza come questi un approccio multidisciplinare e anche molto dinamico sul quale il Comune di Bologna e anche tutti gli altri soggetti coinvolti stanno investendo risorse e competenze da molto tempo e che continueranno ad investire.
È ovvio che ci troviamo davanti a situazioni molto complesse sia dal punto di vista educativo che sociale, anche per queste situazioni di estrema fragilità vengono coinvolte delle competenze specialistiche oltre a quella educativa come la neuropsichiatria, i consultori o il Sert in casi di devianza particolarmente complicati. Inoltre, è importante ribadire che abbiamo dei sistemi di monitoraggio e dei piani di accoglienza e di integrazione in cui sulle singole situazioni, a livello individuale, si fornisce un aggiornamento costante, sul caso individuale, c’è un’attenzione particolare ad ogni singolo caso. Nei casi più gravi ovviamente in quelli in cui i metodi sociali sanitari e istituzionali non hanno effetto si arriva anche alle segnalazioni nei confronti del servizio sociale del Comune di Bologna fino ad arrivare, ove necessario e nei casi più gravi, alle segnalazioni all’autorità giudiziaria e alle forze dell’ordine. Ho illustrato nel dettaglio un sistema che è un sistema che investe tanto e punta tanto sulla prevenzione e sulla gestione della devianza ma che è anche in grado, quando ci siano le caratteristiche e le valutazioni di ricorrere all’autorità giudiziaria o alle forze dell’ordine per prevenire anche situazioni di pericolosità per i soggetti stessi e per gli altri cittadini”.