Bologna

Question Time, chiarimenti sulla mobilitazione da parte del Comune di Bologna e dell’Università per chiedere la liberazione di Patrick Zaki

BOLOGNA – L’assessora Susanna Zaccaria ha risposto, in seduta di Question Time, alla domanda d’attualità della consigliera Emily Marion Clancy (Coalizione civica) sulla mobilitazione da parte del Comune di Bologna e dell’Università per chiedere la liberazione di Patrick Zaki.

La domanda della consigliera Clancy

“Visto il protrarsi dell’ingiusta detenzione di Patrick Zaki con l’ennesimo rinnovo di 45 giorni di custodia cautelare deciso dal giudice della terza sezione antiterrorismo del tribunale del Cairo; considerato l’ordine del giorno approvato dal Consiglio Comunale per conferire la cittadinanza onoraria allo studente della nostra Alma Mater; considerate le moltissime mobilitazioni della società civile sul caso di Patrick Zaki e le recenti dichiarazioni del Sindaco Merola; pone la seguente domanda di attualità per sapere quali azioni stia intraprendendo l’Amministrazione, di concerto con l’Università di Bologna, per favorire la scarcerazione di Zaki e il suo ritorno a Bologna e per tenere alta l’attenzione internazionale sul suo caso; per conoscere le tempistiche per il conferimento della cittadinanza onoraria deliberata dal Consiglio Comunale; per avere una valutazione politico amministrativa sul tema”.

La risposta dell’assessora Zaccaria

“Grazie consigliera, perché questa domanda è un nuovo momento per tenere alta l’attenzione su questo tema, che francamente faccio fatica a descrivere per la gravissima ingiustizia che Patrick Zaki sta subendo e come lui molte altre persone.

La mobilitazione da parte del Comune di Bologna e dell’Università per chiedere la liberazione di Patrick Zaki non si è mai fermata. Anche in questi mesi, attraversati dalla pandemia, è proseguita la mobilitazione attraverso diverse iniziative e azioni di sensibilizzazione per far conoscere al massimo la vicenda del nostro studente e dico volutamente “nostro”, perché al di là di tutte le procedure formali necessarie, in quanto studente dell’ateneo Zaki è per noi un nostro concittadino. Questa mobilitazione si è allargata ad altre città dove si sono svolte tante iniziative e questo lo considero un successo di questa città, del Sindaco, del rettore e dei compagni di Zaki che fin da subito, dalla prima iniziativa a tutte le successive, hanno creato le condizioni di un’unità di intenti e di una mobilitazione di interesse verso il caso. In seguito a questo interesse, anche tanti Comuni della Città Metropolitana hanno votato per concedere la cittadinanza onoraria, come ha fatto questo Consiglio comunale votando un ordine del giorno, nella giornata di ieri l’ha concessa la città di Milano, ricordo che ieri era la Giornata internazionale dei diritti umani. Quindi un’attenzione continua che si sta diffondendo a livello nazionale. Questa mobilitazione dal basso è diventata un pungolo continuo verso il Governo, che da quel che si può vedere, non ha inciso finora molto in questa vicenda, quindi noi dobbiamo assolutamente continuare.

Va riconosciuta in questa fase l’attenzione della nostra struttura diplomatica al Cairo, che ha presenziato alle ultime udienze assieme ad altri diplomatici europei, però il silenzio del Governo su questa vicenda francamente non aiuta. Ho letto pochi giorni fa le parole, era la prima volta che accadeva, del padre che ha chiesto espressamente al Presidente Conte di intervenire. Speriamo tutti che questa attività porti ad un intervento del Governo, perché è evidente che questa non è una questione solo egiziana. È una questione di rispetto dei diritti umani, sulla quale noi vogliamo sempre essere presenti, vogliamo continuare ad andare in questa direzione in qualunque Paese di verifichi un caso come questo e a maggior ragione, trattandosi di un nostro studente il Governo deve intervenire.

La scorsa settimana si era accesa una speranza, dopo la scarcerazione dei dirigenti dell’Ong con cui Patrick collabora, speranza purtroppo deluse, perché come ha già detto anche lei consigliera, c’è stata l’ennesimo rinnovo di 45 giorni della detenzione preventiva, in una circostanza in cui le accuse verso di lui non sono state nemmeno formulate, quindi per chi vive in uno stato democratico e di diritto è inconcepibile, è veramente inconcepibile: Patrick Zaki non sa nemmeno in realtà da cosa si deve difendere, mi metto anche nei panni dei suoi avvocati e dell’ansia e della disperazione di dover agire in un contesto come questo.

Il prossimo 7 febbraio sarà passato un anno dall’arresto di Patrick Zaki, che come sappiamo stava tornando a casa in Egitto per un periodo di vacanza. Speriamo di non doverci arrivare, anche se devo dire che in questo momento di delusione non riesco ad essere molto ottimista. Certamente se ci dovessimo arrivare in quel contesto ci dovremo fare nuovamente sentire, come continueremo a fare da qui a lì, con tutti i mezzi che la pandemia ci consente, è chiaro che anche l’iniziativa è stata molto contenuta dalle difficoltà che tutte e tutti incontriamo per le misure anti-covid, ma non ci possiamo distrarre. La ringrazio pere aver precisato la questione delle tempistiche. C’è il massimo sostegno della Giunta perché si faccia in fretta e, come ha detto lei, ribadisco che la questione merita tutta la nostra attenzione e il tutto nostro sostegno e che non dobbiamo assolutamente fare un passo indietro su qualunque iniziativa che serva a sensibilizzare la comunità e a coinvolgere sempre più città, perché la tutela dei diritti umani deve essere una priorità”.

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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