Domanda del consigliere Sassone
“In relazione alla candidatura dei Portici di Bologna a patrimonio dell’Umanità Unesco ed alla richiesta di modifiche che sono sono state richieste dai rappresentanti di Icomos al dossier ed alla successiva integrazione inoltrata dal Comune di Bologna come da notizie di stampa, nonché dalle affermazioni dell’assessore Orioli apparse sempre sugli organi di stampa ‘la decisione è stata quella di rafforzare la candidatura’. Chiede una valutazione del sindaco, della giunta e dell’ assessore di riferimento circa le richieste avanzate dai rappresentanti dell’Iconos ed il motivo per il quale non si è ritenuto di procedere sin dalla prima presentazione della documentazione di ‘rafforzare la candidatura’ dei portici quale patrimonio dell’ Umanità Unesco, ritenuto che un tale obiettivo è perseguito e volto da tutta la città”.
Risposta della vicesindaca Orioli letta dall’assessore Lombardo
“Gentile consigliere, la ringrazio per la domanda che mi dà l’occasione di chiarire alcuni aspetti fondamentali sulle scelte effettuate in merito al percorso di Candidatura che, come è noto, ha avuto un lontano inizio e, a partire dal 2018, ha subito l’accelerazione necessaria alla sua finalizzazione.
Tornando al 2018, vale la pena riprendere le motivazioni alla base delle scelte tattiche compiute nel momento in cui abbiamo ripreso a lavorare alla candidatura.
Scelte che sono state prese in stretta collaborazione e sotto l’attenta supervisione dell’Ufficio Unesco dell’allora Ministero per i Beni e le Attività Culturali, che ha costantemente guidato tutto il percorso.
Si premette che la volontà dell’Amministrazione comunale è sempre stata quella di considerare tutto il sistema dei portici di Bologna come patrimonio dell’umanità; purtroppo questa volontà si scontrava non solo con un problema tecnico, ma anche con evidenti difficoltà strategiche.
Il problema tecnico riguarda la materialità dei portici, che siamo abituati a pensare come rete di percorsi, appunto un’infrastruttura urbana: l’Unesco impone che l’individuazione dei beni candidati avvenga esclusivamente con perimetri tracciati su basi planimetriche e quindi areali bidimensionali. Disegnare su una mappa un perimetro che includa tutti i portici avrebbe voluto dire comprendere tutto il centro storico e buona parte della città. In questo modo non solo sarebbe stato molto difficile circoscrivere l’attenzione esclusivamente sui portici, in quanto sono tanti, in questo ampio areale, gli altri monumenti presenti e caratteristici della città, ma soprattutto sarebbe stato impossibile distinguere il sito così individuato dal centro storico, il che rappresentava una concreta difficoltà di tipo strategico, che si spiega nell’attuale contesto della convenzione del Patrimonio Mondiale.
Bisogna infatti ricordare che la missione dell’Unesco è l’identificazione, la protezione, la tutela e la trasmissione alle generazioni future del Patrimonio culturale e naturale di tutto il mondo.
Il Patrimonio è costituito da luoghi unici e diversi tra loro e rappresenta l’eredità del passato di cui noi oggi beneficiamo e che trasmettiamo alle generazioni future. Ciò che rende eccezionale il concetto di Patrimonio Mondiale è la sua applicazione universale e i beni che lo costituiscono appartengono a tutte le popolazioni del mondo, al di là dei territori nei quali esse sono collocati. In base alla Convenzione l’Unesco ha fino ad oggi riconosciuto un totale di 1121 siti (869 siti culturali, 213 naturali e 39 misti) presenti in 167 Paesi del mondo.
Attualmente l’Italia e la Cina sono le nazioni che detengono il maggior numero di siti inclusi nella lista dei patrimoni dell’umanità: 55 siti.
Nelle Linee Guida Operative per l’implementazione della Convenzione del Patrimonio Mondiale i punti dal 54 al 61 descrivono la strategia per mantenere la Lista dei Beni Patrimonio Mondiale rappresentativa, bilanciata e credibile.
Il Comitato quindi indirizza i propri sforzi per individuare e cercare di colmare le maggiori lacune in termini di rappresentatività. Per questa ragione oggi le candidature privilegiate sono quelle dei siti naturali, dato che nella Lista essi sono meno di un terzo di quelli culturali. Per la stessa ragione il Comitato invita gli Stati Parte che hanno molti siti già iscritti a proporre soltanto nuove iscrizioni di beni che rientrano in categorie sotto rappresentate.
Dei 55 siti italiani, 5 sono siti naturali e, nell’ambito dei rimanenti 50 siti del Patrimonio Mondiale, 8 sono paesaggi culturali e ben 12 sono centri storici.
Per questo motivo, fin dalla ripresa del nostro lavoro sulla candidatura l’Ufficio Unesco del Ministero per i beni e le attività culturali, sulla scorta della sua grande esperienza in questa materia, ci ha indirizzato ad impostare una candidatura seriale, individuando precise e selezionate componenti per meglio rendere evidente il valore universale dei portici.
Il Dossier inviato a Parigi lo scorso gennaio ha dunque presentato la serie delle 12 componenti come una sintesi di tutto il sistema dei portici della città e questa impostazione ha consentito di sgomberare il campo da ogni possibile equivoco sul cuore autentico della candidatura.
Con questo presupposto, nel corso dell’interlocuzione tecnica con Icomos, l’organo che valuta per conto di Unesco le candidature dal punto di vista tecnico, è emersa la possibilità di allargare i perimetri delle singole componenti, in modo da comprendere al proprio interno altri elementi che rafforzassero il significato attribuito a ciascuna componente e alla serie nel suo insieme. Sotto l’attenta e scrupolosa sorveglianza dell’Ufficio Unesco del Ministero per i beni e per le attività culturali, acclarato che sono i portici i beni candidati, è stato possibile proporre dei perimetri più ampi, aggiungendo ulteriori spazi ed elementi di pregio.
In altre parole è stato prima necessario chiarire le basi della Candidatura e poi su queste procedere in modo incrementale.
È bene sempre ricordare che i nuovi perimetri rappresentano una proposta, che come tale è sottoposta ad un severo e attento vaglio tecnico da parte di Icomos. La proposta non sostituisce il dossier ma integra quanto già presentato a gennaio, senza modificare le giustificazioni per l’iscrizione e senza compromettere le altre parti del Dossier, tra cui in particolare il Management Plan, che risultano validi a tutti gli effetti, anche perché non sono stati oggetto di alcun rilievo”.
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