Bologna

Question time, chiarimenti sul sistema di convenzione con i nidi privati

BOLOGNA – La Vice Sindaco e assessore alla scuola, Marilena Pillati, ha risposto oggi in sede di Question Time alla domanda del consigliere comunale Federico Martelloni (Coalizione civica) in merito al sistema di convenzione con gli asili nido privati.

La domanda del consigliere Federico Martelloni (Coalizione civica)

Viste le anticipazioni di stampa relative al progetto di modifica del sistema di convenzione con gli asili nido privati, chiede al Sindaco e alla Giunta
se la notizia risponda al vero e se si tratti di progetto già definito o allo studio;
quali siano i tempi previsti per questa riforma e quando sarà coinvolto il Consiglio Comunale per il vaglio della riforma;
se, per come prospettato il cambiamento dalle notizie in nostro possesso, non vi sia il rischio di un impoverimento complessivo del sistema pubblico dei servizi rivolti alla fascia di età 0-3 anni, di uno squilibrio nell’equità dell’utilizzo delle risorse disponibili con l’abbandonando di un’ottica di progressività e dell’incentivazione alla differenziazione “per reddito” degli asilo nido.

La risposta della Vice Sindaco e assessore alla scuola Marilena Pillati
Gentile Consigliere,

il progetto al quale fanno riferimento gli articoli di stampa costituisce al momento una proposta tecnica che non è stata ancora oggetto di alcuna deliberazione. Tenuto conto che il bando di iscrizione ai nidi d’infanzia sarà pubblicato in tempi brevi, sulla base del Regolamento appena approvato, nei prossimi giorni verrà discussa in Giunta e in quella sede si faranno le valutazioni necessarie.

Mi preme, innanzitutto, evidenziare che le convenzioni con i servizi educativi privati, che sono oltre ai nidi le sezioni primavera e i piccoli gruppi educativi, si inseriscono nel sistema integrato dei servizi per la prima l’infanzia riconosciuto dalla legge regionale, un sistema che il Comune di Bologna ha da sempre valorizzato nei propri documenti di programmazione e di indirizzo, per ampliare e integrare l’offerta e corrispondere così alla domanda.

Le convenzioni, con cui da oltre 15 anni si è dato attuazione al sistema integrato, sono state regolate con delibere annuali della Giunta comunale (e non del Consiglio, a cui è demandata l’approvazione degli indirizzi), e si sono individuate di anno in anno le modalità più efficaci rispetto alle finalità più generali approvate nei documenti di programmazione che accompagnano il bilancio.

Nel DUP approvato con il bilancio pluriennale 2017/2019 vi è un esplicito riferimento all’opportunità di modificare i sistemi fin qui utilizzati per regolare le convenzioni con i servizi privati.

Fatta questa premessa sugli atti di programmazione e fermo restando che la presentazione del nuovo sistema delle convenzioni è subordinata alla discussione di giunta e alla conseguente approvazione degli atti, vorrei richiamare il contesto nel quale si è sviluppata l’idea di articolare la relazione convenzionale con l’obiettivo di abbattere le rette dei nidi convenzionati in presenza di una nutrita lista di attesa.

Partiamo da un dato: a Bologna l’offerta comunale di nidi d’infanzia è costituita prevalentemente da nidi a gestione diretta e nidi in concessione. Si tratta di più di 3.000 posti, messi ogni anno a disposizione delle bambine e bambini da 0 a 3 anni.
Da tempo, per limitare la lista di attesa sempre molto alta nel nostro Comune, si sono fatte convenzioni di durata annuale, e sottolineo annuale, per un numero limitato di posti, tra il 5% e il 6% dell’offerta comunale complessiva, con tutti i nidi privati che sono autorizzati al funzionamento e che rispondono a ulteriori requisiti di qualità che il Comune ha definito. Ogni anno il numero di questi posti varia sulla base delle risorse disponibili.


Nell’anno in corso, per esempio, il numero di posti che risultano convenzionati dal Comune con questo sistema è pari a 190, una parte – lo sottolineo – davvero residuale rispetto all’offerta complessiva comunale. Gli stessi nidi convenzionati mettono a disposizione la gran parte degli ulteriori posti disponibili nelle loro strutture con rette molto molto elevate, che devono coprire interamente i costi del servizio e che arrivano anche a 1.000 euro mensili.


L’esperienza di questi ultimi anni ha mostrato la difficoltà di molte famiglie, escluse dall’offerta comunale, ad accedere all’offerta privata dei nidi convenzionati proprio a causa dei costi elevati e parallelamente la difficoltà di alcuni di questi nidi a coprire l’intera disponibilità di posti (vi segnalo che in passato, proprio per questo, alcuni nidi hanno cessato la loro attività e altri attraversano questa difficoltà ancora oggi). Crediamo che per due genitori che lavorano sia facilmente sostenibile una retta di questa portata?


Nonostante nella nostra regione la domanda di nidi sia in molti territori inferiore all’offerta, a Bologna la lista d’attesa resta sempre piuttosto elevata. Questo non perchè è venuto meno l’impegno dell’Amministrazione, che continua a investire notevoli risorse e mantiene una delle coperture dell’utenza potenziale più elevata d’Italia.


A fronte di questa situazione, molti genitori rimasti esclusi dall’offerta comunale ci hanno sollecitato a intervenire creando le condizioni per rendere accessibile a molte più famiglie le opportunità del privato, che hanno rette non sempre alla portata del cosiddetto “ceto medio”.
Da qui l’idea di sottoporre ai privati in via sperimentale per un solo anno una modalità differente di convenzionamento che, pur garantendo la continuità per i bambini che già frequentano le strutture (circa un centinaio), consenta ai gestori di mettere a disposizione delle famiglie tutti i loro ulteriori posti, quest’anno circa 400, a tariffe che pur non escludendo la progressività dovranno nel loro livello massimo essere in linea con la tariffa che il Comune applica alle famiglie che hanno un Isee superiore a più di 30 mila euro.

Le segnalo che nella lista di attesa qualche centinaio di famiglie era in questa situazione. Inoltre, vorrei anche evidenziare che una parte dei 190 posti convenzionati sono già oggi frequentati da bambini le cui famiglie hanno un Isee che corrisponde alla tariffa massima.

Dunque nessun impoverimento del sistema pubblico dei servizi o l’abbandono di un’ottica di progressività, nessuna frattura sociale: siamo mossi unicamente dalla volontà di ampliare attraverso l’abbattimento delle rette dei nidi privati convenzionati la possibilità delle famiglie escluse dall’offerta comunale di accedere a un nido d’infanzia. La sperimentalità di questo primo anno ci consentirà di valutare l’efficacia di questa proposta.

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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