Bologna

Question Time, chiarimenti su pandemia e posti di lavoro

BOLOGNA – L’assessore Marco Lombardo ha risposto questa mattina, in sede di Question Time, alla domanda d’attualità della consigliera Gabriella Montera (Partito Democratico) su pandemia e posti di lavoro.

La domanda della consigliera Montera
“Leggiamo di una ricerca dell’IRES, l’Istituto di ricerche economiche e sociali dell’Emilia-Romagna, sui dati allarmanti relativi alla perdita dei posti di lavoro anche a Bologna a causa del virus. Leggiamo anche che nell’anno della pandemia sono cresciuti di circa il 35% coloro che percepiscono il reddito di cittadinanza. Parliamo di 27 mila persone a Bologna a cui vanno aggiunti quelle che hanno chiesto il reddito di emergenza introdotto soltanto nel 2020. L’occupazione è calata di più del 4% con tutte le aggravanti che ricadono in particolare sulle donne e sui giovani, le partite IVA che sono state chiuse sono 1.500.

Dato che questa situazione avrebbe potuto essere ancora più pesante se non si fosse ricorso alla cassa integrazione e al blocco dei licenziamenti, chiedo alla Giunta qual è la valutazione politica sulla situazione del lavoro nel nostro territorio a seguito della pandemia e quale pensa possa essere lo scenario quando finirà il blocco dei licenziamenti”.

La risposta dell’assessore Lombardo
“Ringrazio la consigliera Montera che ocn la sua domanda mi dà la possibilità di fare un approfondimento rispetto ai dati prodotti dall’Ires, che sono stati oggetto di un confronto che ho avuto con il sindaco Tinti e consigliere delegato della Città metropolitana e alle organizzazioni della Camera del lavoro di Bologna. Parto dal ricordare alcuni dei dati principali di quella ricerca che penso possano essere oggetto di interesse del Consiglio comunale e dei cittadini che ci ascoltano. Si parte dal riconoscimento che sono state chiuse 250 imprese, di cui 235 artigiane, e questo si iscrive in un trend per cui in 5 anni si sono perse 2300 imprese artigiane. Dal punto di vista dei dati sul lavoro, lei ha citato il dato della disoccupazione, che è il dato Istat che prima della pandemia era del 3.3%, il dato più basso in Italia, che ancora oggi si conferma il dato più basso in Italia, ma che è arrivato al 4.4%. Io penso che i dati Istat non diano la dimensione vera del fenomeno, forse è più utile parlare di lavoro che si sono persi, in modo da avere un elemento chiaro che riguarda la vita delle persone e delle famiglie: si sono persi a causa della pandemia, in quest’anno, 5 mila posti di lavoro, secondo i dati Ires. Ma c’è un dato importante da tenere bene in considerazione, cioè che la cassa integrazione covid da un lato – che ha avuto, come voi sapete, un utilizzo straordinario che non si era mai visto nella storia del nostro Paese -, e il divieto di licenziamento dall’altro – che è stata una misura giusta adottata dal governo Conte e confermata adesso dal governo Draghi -, hanno consentito di salvaguardare, qui sul nostro territorio, 37 mila posti di lavoro. Ora, è chiaro che noi non potremo procedere in eterno con la conferma della cassa integrazione covid e con la conferma del divieto di licenziamento, ma continuo a ritenere che sarebbe sbagliato togliere automaticamente il blocco sui licenziamenti senza considerare nel dettaglio i settori produttivi coinvolti. E questa è una scelta che non si può fare semplicemente utilizzando la logica dei codici Ateco che hanno una derivazione di modello, diciamo, napoleonico, ma deve essere fatta con scelte precise di valutazione politica, perché se noi andiamo a vedere dentro i settori, ogni settore ha una caratteristica particolare. Noi sappiamo che il settore delle costruzioni può avere un aumento, ma questo dipende da quanto saremo in grado di semplificare e rendere strutturale il bonus del 110%; sappiamo che nel nostro territorio la manifattura si sta dimostrando più resiliente rispetto ad altri settori, ma per esempio, all’interno di questo settore la moda e il tessile sono profondamente colpiti da quello che è successo, anche per la capacità di fare programmazioni rispetto ai modelli degli anni successivi. E così, ancora sappiamo che gli effetti si dispiegheranno in un tempo più lungo, perché la filiera dell’internazionalizzazione – l’abbiamo già visto altre volte – porterà ad aprire e probabilmente ad avere i dati del 2019 solo nel 2024 e ciò significa che alcuni settori, dal turismo, alla ristorazione, alla parte ricettivo-alberghiera avranno degli effetti che si dispiegheranno in un tempo più lungo, rispetto a quello che noi ci auspicabilmente immaginiamo possa essere il tempo della vaccinazione e quindi del superamento della fase emergenziale del covid. Tutto questo per dire che questi dati della ricerca Ires ci fanno capire quanto sia importante mantenere alta l’attenzione sui temi del lavoro e delle imprese, perché in gioco ci sono quei 37 mila posti di lavoro che siamo riusciti a salvaguardare come sistema anche in funzione delle scelte del governo e della tempestività delle risposte che il Comune ha messo in campo. Qui li posso solo citare, ma il tema dei protocolli di sicurezza, la funzione anticipatoria dei tavoli di salvaguardia, l’estensione di Insieme per il lavoro e il tema della formazione digitale permanente, con l’accordo fatto con Confindustria: sono degli strumenti che fanno vedere, insieme al Patto metropolitano e al Patto regionale, come questo territorio sia stato più tempestivo e reattivo di altri a rispondere a una crisi che morde anche per gli aspetti economici e sociali”.

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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