La domanda della consigliera Palumbo
“Visti gli articoli di stampa apparsi in merito ad una conferenza svolta dalla Cgil su Facebook per presentare i risultati di una serie di sondaggi compilati da 1.910 utenti tra i 19 e i 40 anni per indagare sulle condizioni lavorative dei giovani domiciliati ma anche degli studenti, degli inattivi e dei disoccupati. Visto che i risultati rilevano che tra i giovani occupati prevale il lavoro dipendente (84,7%): il 31% di questi ha un contratto a tempo determinato, tipologia prevalente tra i più giovani (19 e 24 anni). Dalla ricerca emerge che anche che il par-time involontario è maggiormente diffuso nella fascia 19-24 anni. metà dei dipendenti guadagnano dai 1000 e 1.500 euro mensile; il 22 per cento tra i 500 e i 1000, il 20,5 per cento tra i 1500 e i 2000. Il 43% degli intervistati sostiene che il lavoro non consente una vita dignitosa e si collocano al primo grado del rischio di povertà. Tra i disoccupati, al 51% del totale non è stato rinnovato il contratto, mentre il 16% è stato licenziato. I giovani intervistati hanno dichiarato di essere preoccupati per il loro futuro e rassegnati. L’Assessore Marco Lombardo si è soffermato sui dati della disoccupazione ’pandemica’ dichiarando che: «Bisogna avviare un ragionamento con il governo dove lo sblocco dei licenziamenti sia fatto in maniera selettiva, in modo che non danneggi i giovani e le donne».
Pone la seguente domanda di attualità per conoscere il pensiero del Sindaco e della Giunta su questo delicato tema. Per sapere dall’Amministrazione: quali azioni intende mettere in campo affinché sia restituita dignità ai tanti giovani e alle tante donne che vivono in costante precarietà lavorativa; se intende interloquire con il Governo affinché sia data certezza e sicurezza a questa categoria di lavoratori e di lavoratrici che rappresentano il nostro futuro ed evitare che lo sblocco dei licenziamenti peggiori la loro condizione”.
La risposta dell’assessore Lombardo
“Rispondo volentieri alla domanda della consigliera Palumbo che dà l’occasione di ritornare su un’interessante ricerca fatta dall’Ires, che è un secondo momento di approfondimento dopo quello fatto qualche mese fa sull’impatto della pandemia sul mercato del lavoro a Bologna. In questo caso la ricerca ha riguardato i sondaggi compilati da 1910 utenti tra i 19 e i 40 anni quindi rappresenta un approfondimento rispetto al tema degli under 40 a Bologna. I dati sono quelli che venivano riportati dalla consigliera Palumbo. Innanzitutto si capisce che i giovani under 40 bolognesi non sono affatto “choosy”, non sono affatto “bamboccioni”, come venivano appellati qualche tempo fa dalla ministra Fornero, ma anzi anelano a una vita autonoma e indipendente e sono pronti anche a rischiare rispetto alla transizione abitativa che li porta in una situazione di autonomia dai loro genitori, anche appunto rischiando di dover tornare nelle case dei genitori. Su tutto questo influisce ovviamente il tema del reddito e il tema del contratto di lavoro. Come voi sapete, già tra i 5.000 posti di lavoro che sono stati persi nel nostro territorio, molti di questi riguardano le donne e i giovani e voglio segnalare il fatto che l’8% dei rispondenti teme di perdere ulteriormente il posto di lavoro nei prossimi mesi quando ci sarà lo sblocco del divieto di licenziamento. Ecco perché io in occasione di un commento a quell’indagine fatta dalla Camera del Lavoro ho detto che, a mio avviso, il tema dell’apertura in merito al blocco dei licenziamenti non deve essere fatta in maniera generalizzata ma in maniera selettiva perché noi sappiamo che non tutti i settori potranno intercettare la ripresa ma alcuni di questi, e ho appunto citato quali rischiano di essere più in difficoltà ovvero quelli più legati alla filiera dell’internazionalizzazione, la filiera turistica, tutti quelli legati al tema dei congressi, al tema delle fiere e anche quelli del tessile dove come voi sapete è preponderante l’occupazione femminile.
Questi settori, ma ce ne sono anche altri, hanno bisogno di forme di accompagnamento. Ecco perché il tema della cassa integrazione Covid a mio avviso dovrebbe permanere per evitare che siano proprio i giovani e le donne a pagare anche da luglio in poi il prezzo più alto della crisi. Un ultimo elemento di riflessione che emerge dalla ricerca, e che è stato segnalato dalla consigliera, è il rischio della rassegnazione del pessimismo. Emerge in maniera forte dalla ricerca l’impatto sulla progettualità di vita dei giovani che significa anche possibilità di fare una famiglia. Ecco perché io penso che accanto all’interlocuzione che bisogna avere come Anci, non solo come Comune di Bologna, nei confronti del governo sarebbe opportuno predisporre delle misure per evitare che la perdita del lavoro possa portare anche, per esempio, alla perdita della casa, considerando che un quarto dei rispondenti paga l’affitto e un quarto paga il mutuo. Sono riflessioni e ricerche fatte dall’Ires molto interessanti dello spaccato bolognese che comunque è molto diverso da quello nazionale perché ha dei dati sicuramenti migliori del panorama nazionale ma che destano ovviamente preoccupazione e che sono ragione di riflessione per i decisori pubblici”.
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