Ci sono, ci saranno, in sostituzione, giganteschi cloud, gestiti da chi e nelle mani di chi? Un cloud civico comunale?
Sta scomparendo non solo la funzione ma perfino la considerazione del libro come oggetto. Sfogliate una qualsiasi rivista di design, anche la più sofisticata e internazionale, e vedrete rara la presenza di una libreria nella casa ideale. Non è una casualità. Nei ricordi d’infanzia ci sono, invece, scaffalature e volumi che entravano nelle abitazioni di famiglie che cominciavano a investire sulla consapevolezza del valore della conoscenza e anche della rispettabilità sociale. Tutto quell’ingombro di legno, cellulosa, orgoglio ‘di classe’, può essere racchiuso in uno smartphone, con tutto ciò che ne consegue? E cioè Wikipedia e poi l’algoritmo e quindi la profilatura e infine il controllo del privato sul tuo privato? Non è nostalgia, né apologia del passato: semmai è il porsi il tema del futuro e della libertà nell’epoca della più travolgente rivoluzione digitale che la storia ricordi.
La biblioteca è un luogo aperto, una leva, uno spazio di uguaglianza, democrazia, libertà. Una piazza. Una piazza nel senso che Italo Calvino diede alla piazza nel suo ‘La città invisibili’: ‘’Ogni volta che si entra nella piazza ci si trova in mezzo ad un dialogo’. Piazza come antidoto all’algoritmo e alla ‘bestia’, fabbriche volenterose e consapevoli di solitudini sempre più sole.
Mi chiedo se tra 50 anni ci sarà ancora un uomo generoso come Alessandro Gambalunga che lascia alla sua città un edificio e un ricco lascito vincolato a un luogo di cultura, piuttosto che denaro su qualche conto alle Cayman. Oppure si ripeterà la romanzesca avventura del ‘Cristo d’Oro’ di Benvenuto Cellini, sepolto nel cortile della Gambalunga dal direttore Carlo Lucchesi per risparmiarlo dalle razzie e dai bombardamenti della seconda Guerra Mondiale e quindi recuperato grazie a una mappa autografa, in una vicenda che pare tratta dall’Isola del tesoro di Stevenson o dal Nome della Rosa di Eco. Mi chiedo se salvare i libri, custodire le biblioteche, difendere i luoghi della cultura sarà ancora una delle nostre preoccupazioni principali di qui in avanti. A Rimini stiamo seminando perché questa pianta non appassisca, costruendo piazze e nuovi spazi di cultura e per le culture affinché anche domani e dopodomani possano nascere donne e uomini come Gambalunga, Lucchesi, Meldini, Di Bella, Maroni e le migliaia di persone che nella Gambalunga hanno visto qualcosa di più di un pezzo di paesaggio nel centro di Rimini. Pur esercitando l’ottimismo della ragione, non ho infinite certezze per un lieto fine nel futuro prossimo venturo.
In definitiva, prevarrà alla fine la speranza, corrosiva, di Borges ‘La Biblioteca perdurerà: illuminata, solitaria, infinita, perfettamente immobile, armata di volumi preziosi, inutile, incorruttibile, segreta’. ? Oppure il realismo di Totò allorché al contadino analfabeta consiglia ‘Se ha dei figliuoli non li mandi a scuola, per carità! Li faccia sguazzare nell’ignoranza!’.? Lascio questa domanda sospesa, al termine di un saluto da vero guastafeste.
Buon compleanno, Biblioteca Gambalunga. Promettici che nei prossimi 400 anni sarai sempre qui a ricordarci che ‘galeotto fu il libro…’ non sostituibile per forza con uno smartphone. La tecnologia senza conoscenza è un povero e vuoto supporto.
Post scriptum: Le citazioni, più o meno azzeccate, presenti in questo saluto sono frutto di letture fatte lungo la mia vita anche nelle sale della Gambalunga di Rimini. Solo per avermi aiutato in questo emozionante momento davanti a tutti voi mi fa dire ancora… Grazie Biblioteca Gambalunga!”
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