MODENA – Nell’ambito delle iniziative promosse dal
Comitato per la storia e le memorie del Novecento del Comune di Modena, riprende con un appuntamento cameristico di altissima qualità la programmazione di
MusicaCantoParola: giovedì 25 gennaio, alle
ore 20.30 presso il
Teatro Fondazione Collegio San Carlo.
Saranno ospiti i musicisti del Quantum Clarinet Trio: Elena Veronesi (clarinetto) Johannes Przygodda (violoncello) e Bokyung Kim (pianoforte).
Dalle sale apollinee di Venezia alle dirette su Radio France il Quantum Clarinet Trio – gruppo formatosi al Mozarteum di Salisburgo – si sta rapidamente affermando in tutta Europa, grazie alla qualità delle sue esecuzioni e alla particolarità dei repertori proposti. Il concerto di giovedì 25 gennaio ruota attorno a due compositori vittime della violenza antisemita, Carl Frühling e Robert Kahn, recentemente riscoperti e oggetto dell’ultima pubblicazione discografica del Trio per l’etichetta Haenssler Classic. Il programma è completato da una prima esecuzione di un lavoro scritto a quattro mani dal compositore modenese Stefano Seghedoni e Moon Unit Zappa e dal Trio di Nino Rota, che in questo brano offre una sintesi di tutto il suo talento e del suo bagaglio emozionale: distaccata ironia, malinconia, umorismo.
A
questo link: https://www.youtube.com/watch?v=8UH1UTB_pBw il video trailer del concerto
Il programma
Carl Frühling (1868 – 1937)
Trio in la minore op. 40
Robert Kahn (1865 – 1951)
Trio Serenade in fa minore op. 73
Stefano Seghedoni (1970) / Moon Unit Zappa (1967)
Unintended consequences (prima esecuzione)
Nino Rota (1911 – 1979)
Trio per clarinetto, violoncello e pianoforte
Biglietto 13 euro
Ridotto (minori di 26 anni e studenti Vecchi-Tonelli) 5 euro
Biglietteria al Teatro San Carlo a partire da un’ora prima del concerto
Prevendita online a su liveticket a questo link: https://www.liveticket.it/evento.aspx?Id=477043&InstantBuy=1&CallingPageUrl=https://www.liveticket.it/elenco_opere.aspx?Id=19597#ancWizard
Intorno al programma
Tesori preziosi continuano a riemergere lì dove occhi attenti e curiosi non smettono di cercare, di esplorare oltre i perimetri del repertorio ormai consolidato. È il caso del programma impaginato dal Quantum Clarinet Trio in occasione della Giornata della Memoria 2024, che è anche parte sostanziale del loro più recente progetto discografico pubblicato per Haenssler Classic, nel settembre 2023.
Il lavoro di riscoperta di Carl Frühling, cresciuto nella cosmopolita Vienna ma dalle radici ebraiche (nativo dell’odierna Lliv, in Ucraina), si deve al violoncellista inglese Steven Isserlis. Nonostante l’impegno di quest’ultimo nel rintracciare fonti, manoscritti, copie a stampa la storia sembra aver steso un velo su questo autore – complici l’antisemitismo e la dittatura nazista – e la stragrande maggioranza delle sue opere risulta oggi perduta, nonostante per un certo periodo della sua vita abbia goduto di un’attività musicale prolifica come pianista e costellata di incontri importanti, tra tutti quello con Johannes Brahms. Il trio op. 40, pubblicato nel 1925, assai esteso, sorprende per la ricchezza e la vitalità del dialogo tra gli strumenti. Apprendendo a pieno la lezione brahmsiana, temi malinconici e crepuscolari si distendono su lunghe arcate di sviluppo per trasformarsi in incisive e pungenti sezioni ritmiche. Una fantasia armonica mai banale si apre anche all’eredità musicale ebraica come nel ‘salmodiare’ del terzo movimento mentre tutto l’artigianato viene dispiegato nell’ultimo movimento, un mix serrato di forma-sonata, danza e fugato arricchito da una pirotecnica coda.
Nel maggio 1951, Robert Kahn si spegne nel piccolo paese di Biddenden, nel Kent. Era uno dei circa 400 musicisti, per lo più ebrei, che trovarono rifugio in Gran Bretagna dalla persecuzione nazista. Stabilmente insediato alla Königliche Hochschule di Berlino all’inizio del XX secolo, Kahn rimase per decenni al centro della vita culturale della capitale tedesca, vivendo una lunga carriera di successo come compositore e pianista (iniziata con il generoso sostegno di Johannes Brahms, Joseph Joachim e Clara Schumann) fino al 1934, quando venne rimosso dal suo incarico e messo, di fatto, nell’impossibilità pubblicare ed eseguire nuovi lavori. Nel 1938 emigrerà in Inghilterra per non farne più ritorno. Il suo stile musicale, come quello di Frühling, è imbevuto di spirito tardo-romantico e influenzato da Brahms: architettura, intimo lirismo, matrici popolari e quel senso particolare di Feldeinsamkeit (solitudine campestre). La serenata op. 73 ne è un perfetto esempio, nell’efficacia delle costruzioni e nella naturalezza con la quale i vari episodi scivolano l’uno nell’altro: effusioni liriche, sorprese armoniche, accenni di danza.
Da una sollecitazione e da un vero e proprio tema musicale proposto da Moon Zappa (figlia dell’iconico Frank) nasce l’idea della costruzione di Unintended Consequences del compositore modenese Stefano Seghedoni, qui presentato in prima esecuzione. La destrutturazione e la riorganizzazione degli intervalli (i mattoncini) con cui questo tema cardine è costruito origina i tre movimenti del brano, partendo dal fondo, il terzo movimento, il primo ad essere stato scritto. In questo movimento, appoggiato su uno schema che ricorda la forma Sonata, un ambiente armonico dal gusto tipicamente francese attraversa vari stadi di sviluppo per esaurirsi in uno sberleffo finale, una conseguenza inattesa. Il lirismo tematico che ben si sposa alle caratteristiche strumentali del trio, un inquieto pulsare ritmico ma anche momenti aforistici di imprevedibile sviluppo caratterizzano la drammaturgia dei restanti due movimenti.
Dotata di una mozartiana facilità di scrittura, da un’ironia distaccata e un mix di umorismo e malinconia la musica di Nino Rota costituisce una continua sorpresa. Il 1973, anno di pubblicazione del trio per clarinetto, violoncello e pianoforte, è ricordato come l’anno del mancato Oscar per le musiche del Padrino, a causa di alcune polemiche per una sorta di autocitazione tematica che adombrava l’originalità delle musiche. Proprio le musiche da film e la decennale collaborazione con Fellini avevano reso Rota noto al grande pubblico, ma la recente opera di riscoperta della sua musica strumentale ‘pura’ restituisce alle sale da concerto delle vere e proprie perle, come nel caso del Trio per clarinetto, violoncello e pianoforte. L’Allegro” di apertura del Trio è un tempo di valzer, con clarinetto e violoncello in predominanza, ma con l’ingresso di cadenze sognanti del pianoforte. Il movimento centrale è riccamente melodico, con un sapore operistico mentre nel terzo movimento ritornano le atmosfere da cinema felliniano: allegria e umorismo paradossale, eccentrico.