I consiglieri hanno sollevato perplessità sulla scelta della Giunta di portare in Consiglio il Pug già nella fase di assunzione. “Poco tempo per approfondire i materiali”
MODENA – Sono numerosi i consiglieri di opposizione intervenuti durante il dibattito che ha preceduto l’assunzione del Pug, il Piano urbanistico generale.
Per Fratelli d’Italia – Popolo della famiglia, Elisa Rossini ha criticato la scelta di anticipare il passaggio del Pug in Consiglio già in fase di assunzione: “Non è solo inspiegabile a rigor di logica, ma non porta nemmeno benefici in termini di democrazia reale alla città: le osservazioni e le consultazioni dei cittadini arriveranno a cose fatte e a poco serviranno le assemblee pubbliche”. Per Rossini, che ha segnalato anche “il poco tempo concesso ai consiglieri per approfondire”, si tratta di “un documento calato dall’alto che rischia di fare correre a Modena non un passo avanti verso “Modena 2050” ma un salto nel buio”. Anche Antonio Baldini si è concentrato sul percorso del documento: “Il Pug – ha affermato – avrebbe dovuto seguire la procedura ordinaria, ovvero l’assunzione da parte della Giunta entro l’1 gennaio 2022, poi la comunicazione al Consiglio e solo a seguito della presentazione del piano, alle consultazioni e alle osservazioni, l’adozione e l’approvazione”.
Per Giovanni Bertoldi di Lega Modena “è incredibile che i documenti siano stati messi a disposizione dei consiglieri solo il 17 dicembre; è una modalità discutibile in termini di trasparenza. Voteremo contro la delibera perché non siamo stati coinvolti attivamente nella redazione e nella modifica del piano: chi ha fatto questo lavoro se ne assuma la responsabilità”. Per il consigliere “è comunque un no sospeso, per capire se possiamo contribuire per migliorare questo documento”. Nel merito del Piano, Bertoldi si è detto d’accordo su rigenerazione, edilizia green, preservazione del paesaggio, “ma non ci piacciono – ha detto – l’idea di un Comune troppo invasivo, le scelte di viabilità o di riservare spazi negli edifici residenziali per usi condivisi”.
Stefano Prampolini ha richiamato una “maggiore attenzione alle imprese, ovvero alle realtà che creano ricchezza e lavoro. Le aziende – ha aggiunto – necessitano di infrastrutture, servizi e risposte rapide e chiare, ma i processi burocratici rallentano spesso questi percorsi”. Il consigliere ha anche citato le infrastrutture viarie: “Si parla di mobilità dolce, ma intanto le strade sono piene di buche”. Per Barbara Moretti “se esistono ragioni di urgenza per assumere il Pug entro l’anno, doveva essere la Giunta a farlo senza costringere i consiglieri a votare al buio vincolandosi politicamente anche per la futura adozione”. Secondo la consigliera, “nel Pug la progettazione urbanistica è un po’ caotica, a tratti contradditoria, e dettata dalla possibilità di ottenere finanziamenti per singoli progetti ricalcando quanto successo negli anni passati”.
Anche per Giovanni Silingardi del M5s “il piano presenta luci e ombre. Il progetto finale di città ci pare troppo sfumato: ci sono tante suggestioni ma poi si rimette a valutazioni di pianificazione. A Modena – ha aggiunto – il 3 per cento di territorio cui si fa riferimento nella legge regionale corrisponde a 117 ettari di consumo di suolo e riteniamo che sul tema si debba avere una visione ancor più radicale, limitandolo al massimo non solo in termini percentuali ma anche rispetto al dove e a cosa”. Il consigliere ha detto poi di condividere l’approccio dei rioni, “ma bisogna avere l’ambizione di dire che devono avere un livello minimo di servizi mettendo sopra agli altri valori quello della persona”. Enrica Manenti ha espresso “disagio per il poco tempo a disposizione per esaminare i documenti; continueremo in tutti i modi ad analizzare il materiale e a fare proposte”. Per la consigliera “il Pug, in gran parte, evita di definire regole demandando a valutazioni di volta in volta. Agisce inoltre con compensazioni ambientali minimali. C’è ancora molto lavoro da fare – ha concluso – più impegnativo e coraggioso di quello che si sta facendo”. Il tema del “Comune esteso” è stato rilevato da Andrea Giordani. “Il Pug – ha osservato – avrebbe dovuto essere condiviso con i Comuni vicini. Esiste un problema di attrattività residenziale e molti modenesi lasciano la città”. Il consigliere ha inoltre suggerito l’adozione di modelli “pubblico-privati per intervenire sulle periferie: ci sono zone, come quella a nord-ovest, con poche prospettive”.
Il Pug “non ha prospettive, è solo una lettera d’intenti: è frutto di un passato fatto di immobilismo e di un’attualità in cui manca una politica che guardi al futuro”, ha detto Piergiulio Giacobazzi di Forza Italia. Nell’ultimo decennio, ha aggiunto, “Modena non è stata ‘governata’ ma solo ‘amministrata’, come dimostrano i progetti urbanistici ancora inattuati che risalgono agli anni ‘90”. Gli interventi degli ultimi anni, infatti, “sono frutto solo dell’azione dei movimenti cooperativi o della capacità degli uffici comunali di intercettare finanziamenti pubblici. Si è persa quindi l’occasione di progettare una crescita in termini di area vasta. Alla città serve altro”.