Ad uno ad uno, a partire dall’assessore regionale alle Politiche per la legalità Massimo Mezzetti e dal presidente della Provincia di Reggio Emilia Giammaria Manghi, sul banco dei testimoni nell’aula-bunker allestita nel cortile del Palazzo di giustizia hanno iniziato a sfilare i rappresentanti degli enti locali che si sono costituti parte civile.
Oltre alla Regione ed alla Provincia, che si è costituita in nome e per conto di tutti i Comuni reggiani, oggi è stato il turno anche dei cinque Comuni che si sono costituiti singolarmente con il patrocinio dell’avvocato Salvatore Tesoriero del Foro di Bologna: Bibbiano, Brescello, Gualtieri, Montecchio e Reggiolo, rappresentati in aula dai rispettivi sindaci (dal commissario prefettizio nel caso di Brescello).
“Ma il vulnus riguardò anche gli strumenti fondativi del nostro tessuto istituzionale, a partire dallo Statuto della Provincia di Reggio Emilia che già nella precedente versione si riconosceva nei valori della Resistenza, della nostra Costituzione e nella lotta contro ogni forma di eversione e che, anche dopo la modifica statutaria del 2015, all’articolo 5 impegna l’ente ad agire all’insegna della trasparenza e della prevenzione della diffusione dei fenomeni corruttivi– ha detto ancora il presidente Manghi – Infine, aspetto altrettanto grave, l’evidente tentativo di codificare uno Stato ombra eversivo avente l’intento di sostituirsi allo Stato democraticamente eletto”.
Il presidente Manghi ha poi ricordato l’impegno anche normativo con il quale la Provincia, “anche prima della mia presidenza e dunque ben prima dell’operazione Aemilia”, si è sempre impegnata nell’azione di contrasto ai tentativi di infiltrazione mafiosa: “Dai Protocolli per la legalità avviati, in particolare nel settore degli appalti pubblici, già nel 2010 in stretta sinergia con l’allora prefetto De Miro allo schema di parere sulle varianti urbanistiche raccomandato dalla Provincia ai Comuni dal 2012, in cui si richiamavano iniziative analoghe alle informazioni antimafia”.
Rispondendo a una domanda del presidente del Tribunale, Francesco Maria Caruso, finalizzata a sapere se e come anche prima dell’operazione Aemilia le istituzioni avessero avuto sentore di tentativi di infiltrazione da parte della criminalità organizzata, il presidente Manghi ha citato “come primi campanelli d’allarme nel 2011 la lunga e complessa vicenda legata all’interdittiva alla Bacchi, una azienda molto conosciuta nella Bassa, e alcuni casi di incendi, in particolare il maxirogo in un deposito di autocarri a Reggiolo nel 2012”.
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