Le testimonianze, i ricordi, le analisi storiche di questa vicenda sono state raccolte ora in un volume, scaturito dal convegno nazionale che si svolse a Carpi nel 2013 in occasione dei 60 anni del villaggio.
La produzione editoriale, curata da Luigi Vallini, è promossa dall’associazione Venezia Giulia e Dalmazia in collaborazione con Comune e Provincia di Modena e Comune di Carpi.
Il presidente dell’associazione Giampaolo Pani, nel presentare l’iniziativa, sottolinea il volume «raccoglie nuove testimonianze e contiene analisi e riflessioni, offrendo uno spaccato di un periodo lungo e doloroso per migliaia di esuli giuliano-dalmati. Abbiamo voluto raccontare il loro dramma e le loro vicissitudini con l’obiettivo di ricordare e non dimenticare, oltre all’auspicio che simili drammi non accadano mai più. La comunità modenese, inoltre, fu protagonista di significativi gestiti di solidarietà, non dimentichiamo che circa 80 profughi del Villaggio furono successivamente ospitati a Modena in via Caselle in un edificio scolastico allora non utilizzato e che nel modenese sono diverse le testimonianze a ricordo di questa vicenda».
Il volume sarà presentato nel corso di una iniziativa pubblica in programma sabato 17 marzo a Carpi.
A Carpi 1500 profughi: aperto nel giugno del 1954, chiuso dopo 16 anni
Furono quasi 1.500 i profughi, appartenenti alla comunità italiana, ospitati nel Villaggio San Marco a Carpi, dopo aver abbandonato le proprie case e tutti i propri beni in Istria e Dalmazia a seguito degli accordi internazionali che, ridefinendo il confine orientale italiano, assegnarono quei territori all’allora Jugoslavia.
Le famiglie arrivate nel modenese furono una parte delle circa 250 mila persone, il 90 per cento degli italiani che vivevano in Istria e Dalmazia, che partirono tra il 1944 e la fine degli anni Cinquanta, dirette in 130 luoghi tra caserme, scuole come quella in via Caselle a Modena che ospitò diverse famiglie, conventi, ex campi di concentramento come quello di Fossoli o la risiera di San Saba a Trieste, ma anche oltreoceano, dal Canada al Venezuela. Un esodo di massa per fuggire a persecuzioni e alla tragedia delle foibe dove vennero sterminati migliaia di italiani.
Il Villaggio san Marco fu aperto il 7 giugno del 1954 e chiuso dopo 16 anni il 7 marzo del 1970. All’interno della struttura furono aperti spazi commerciali, centri di aggregazione, uno studio medico, attività artigianali come la falegnameria e la tipografia gestiti dagli esuli stessi, poi la scuola, l’asilo e la chiesetta.
Gli esuli, insomma, anche se sostenuti dallo Stato con apposite leggi, si organizzano in modo indipendente, allacciando stretti rapporti con la comunità di Fossoli e di Carpi, nonostante, si legge nel contributo di Luigi Vallini riportato nel volume, il clima di diffidenza e le tensioni politiche del dopoguerra.
L’area di Fossoli di Carpi fu un campo di prigionia durante la seconda guerra mondiale: tra coloro che vi transitarono, prima di arrivare al campo di sterminio di Auschwitz, ci fu anche Primo Levi.
Nel dopoguerra fu assegnata all’opera dei Piccoli apostoli di Don Zeno Saltini e ospitò la comunità di Nomadelfia, prima di diventare il Villaggio San Marco.
L’incontro a Carpi: sabato 17 marzo con esuli, studiosi e studenti
Il volume dedicato al Villaggio San Marco sarà presentato nel corso di un’iniziativa pubblica in programma a Carpi, sabato 17 marzo alle ore 10.30, nell’auditorium San Rocco (via S.Rocco 1).
Nel corso dell’evento, dopo i saluti del vescovo di Carpi, Francesco Cavina, sono previsti gli interventi di Giampaolo Pani e Luigi Vallini, rispettivamente presidente e segretario del comitato di Modena dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia; Alberto Bellelli, sindaco di Carpi; Gian Carlo Muzzarelli, presidente della Provincia di Modena; Antonio Ballarin, presidente della Federazione degli esuli giuliano dalmati; Pier Luigi Castagnetti, presidente della Fondazione ex campo di Fossoli; Giuseppe Schena, presidente della Fondazione Cassa di risparmio di Modena, e Renzo Codarin, presidente nazionale dell’Associazione Venezia Giulia e Dalmazia; coordina il giornalista Cesare Pradella.
Saranno presenti anche relatori del convegno di studi del 2013, i cui atti sono raccolti nel volume, oltre a esuli, studiosi e studenti delle scuole superiori di Carpi.
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