MODENA – «Il danneggiamento di una gabbia per la cattura di istrici e tassi sugli argini, avvenuto a S.Damaso nei giorni scorsi, è solo l’ultimo di una serie di episodi analoghi avvenuti di recente lungo i fiumi modenesi. Abbiamo intensificato i controlli della Polizia provinciale, ma ribadiamo che l’attività di cattura degli animali che scavano tane negli argini è fondamentale per la sicurezza e di intere comunità. Chi crede di contrastarla con questi gesti non solo commette un reato grave ma mette a rischio la sicurezza dei cittadini».
Lo afferma Gian Domenico Tomei, presidente della Provincia di Modena, commentando il recente episodio, avvenuto lungo il fiume Panaro nella zona di S.Damaso a Modena, dove una cittadina ha danneggiato una gabbia per la cattura di istrici e tassi allo scopo di impedirne il funzionamento; identificata dalla Polizia provinciale, attraverso le immagini di un impianto di video sorveglianza faunistica, installato nei pressi della gabbia, la responsabile è stata denunciata all’autorità giudiziaria per danneggiamento e interruzione di un pubblico servizio.
La Polizia provinciale, solo dall’inizio dell’anno, ha scoperto quattro episodi di danneggiamenti a gabbie, tutti denunciati all’autorità giudiziaria.
«Non si tutela la fauna in questo modo – aggiunge Tomei – ma si contribuisce solamente a ridurre la sicurezza. Inoltre la proliferazione incontrollata di alcune specie lungo gli argini, non solo è un problema di sicurezza idraulica, ma contrasta anche con il necessario equilibrio ecologico che intendiamo ripristinare con gli interventi di riduzione, approvati anche dall’Ispra, per una corretta valorizzazione dell’ambiente».
Le gabbie per la cattura di istrici e tassi sono gestite da una ditta incaricata dalla Provincia; essendo specie protette, gli esemplari catturati vengono successivamente liberati in altre zone, mentre quelle per la cattura delle nutrie e delle volpi sono gestite dagli Atc.
L’attività è prevista nel piano per la difesa degli argini dagli animali “fossori”, avviato nel 2014 dopo la rottura dell’argine del Secchia, che vede la partecipazione di diversi enti, tra Comuni, Atc, Aipo e volontari della Protezione civile, con il coordinamento della Provincia.
Il piano per la sicurezza del nodo idraulico di Modena riguarda soprattutto nutrie e volpi e prevede anche il monitoraggio delle tane lungo 230 chilometri di argini, con il coinvolgimento di oltre 2.700 volontari e circa 500 cacciatori coadiutori, tutti appositamente formati.
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