MODENA – «È un errore dare il Daspo alle prostitute. Le persone che si prostituiscono sono vittime del racket. Invito il sindaco di Modena Giancarlo Muzzarelli a seguire l’esempio del suo collega di Firenze, Dario Nardella, il quale ha applicato il decreto Minniti sanzionando i clienti».
Questo è il commento di Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, in merito all’applicazione del Daspo nei confronti di alcune donne che si prostituivano nella città di Modena.
Il Daspo è la possibilità di allontanare temporaneamente persone da un luogo pubblico, previsto dal recente decreto Minniti.
«Per contrastare il fenomeno della prostituzione occorre perseguire non soltanto i trafficanti, ma anche sanzionare i clienti. – continua Ramonda – Gli uomini che comprano il sesso sono consapevoli della situazione di sfruttamento della prostituzione.
Con il loro comportamento essi sfruttano la condizione di vulnerabilità della donna. Se non ci fossero clienti, allora non ci sarebbe neanche prostitute. I clienti sono complici dello sfruttamento della prostituzione».
La Comunità Papa Giovanni XXIII è l’associazione fondata da Don Oreste Benzi, il sacerdote riminese che per primo ha combattuto la cultura della prostituzione in Italia, di cui quest’anno ricorrono i 10 anni dalla morte. Promuove insieme ad un cartello di associazioni la campagna Questo è il mio corpo per la liberazione delle donne vittime del racket della prostituzione.