In somministrazione anche Molnupiravir su 47 pazienti. Non sono un’alternativa alla vaccinazione: sono destinati a pazienti fragili che corrono il rischio di un aggravamento della malattia e di ricovero in ospedale
MODENA – Primo utilizzo sabato scorso, a Modena, per il farmaco antivirale Paxlovid, su un paziente di 80 anni della nostra provincia e secondo utilizzo ieri, su un paziente di 84 anni. Nei giorni scorsi, la Regione Emilia-Romagna aveva inviato le 102 confezioni previste per il territorio modenese presso la Farmacia Ospedaliera di Baggiovara, che provvede alla distribuzione del farmaco alle altre Farmacie Ospedaliere del territorio per la cura dei pazienti candidabili a tale terapia.
È già in fase di somministrazione avanzata, invece, l’altro farmaco antivirale, il Molnupiravir, giunto nelle scorse settimane presso la Farmacia Ospedaliera che ha sede al Policlinico di Modena: dei 70 trattamenti consegnati, ad oggi il farmaco è già stato somministrato a 47 pazienti.
In entrambi i casi si tratta di farmaci ad uso orale per il trattamento di pazienti non ricoverati, con malattia COVID-19 lieve-moderata di recente insorgenza e con condizioni cliniche concomitanti che possono rappresentare specifici fattori di rischio per lo sviluppo di COVID-19 grave.
Per quanto riguarda in particolare il Molnupiravir (così come per questi primi trattamenti con Paxlovid), l’individuazione e la valutazione dei pazienti che possono beneficiarne è a carico della Struttura Complessa di Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, diretta dalla professoressa Cristina Mussini, presso l’Ambulatorio delle Terapie Monoclonali del Policlinico. Il trattamento – che ha ricevuto il via libera dell’Aifa a fine dicembre – è una ulteriore opzione disponibile da destinare ai pazienti più fragili che possono correre il rischio di un aggravamento della malattia con conseguente ricovero in ospedale. La durata del trattamento con Molnupiravir, che consiste nell’assunzione di 4 compresse (da 200 mg) due volte al giorno, è di 5 giorni e deve essere iniziato entro pochi giorni dalla comparsa dei sintomi.
Alla terapia si accede su chiamata diretta da parte del medico di medicina generale o del paziente stesso o su screening attivo fatto dal personale delle Malattie Infettive. A tale scopo è stato creato un percorso ad hoc, oltre che incontri formativi, con i medici delle Cure Primarie e USCA per favorire l’accesso precoce.
Si ricorda che i farmaci – il Molnupiravir già in uso e il Paxlovid appena arrivato – non sono un’alternativa alla vaccinazione che rimane l’unica arma estremamente efficace a disposizione per ridurre il rischio di ammalarsi soprattutto in forma grave.
“Pur non sostituendo la vaccinazione, che resta a oggi l’unica arma per combattere la pandemia, l’avvento dei nuovi medicinali orali potrebbe dare un contributo importante per evitare le conseguenze più serie di Covid-19 – spiegano la Direttrice del Dipartimento Farmaceutico, Nilla Viani e la Responsabile della Struttura Semplice Unità Farmaci Antiblastici, Marianna Rivasi -. In tutte le Farmacie ospedaliere, in questi due anni di pandemia, abbiamo focalizzato il nostro impegno, in particolare, nella gestione (ricezione, conservazione, distribuzione) dei vaccini, degli anticorpi monoclonali e dei farmaci antivirali disponibili per il Covid-19, ed abbiamo garantito la costante fornitura delle terapie necessarie alla cura dei pazienti Covid ricoverati nelle terapie intensive e/o nei reparti COVID. Siamo stati coinvolti direttamente nella campagna vaccinale presso i Punti Vaccinali di Modena e dei vari distretti; siamo fiduciosi che la vaccinazione di massa e le nuove terapie sempre più efficaci ci permetteranno nel prossimo futuro di contrastare il virus e di uscire dalla pandemia”.
“Secondo quanto previsto dai protocolli attuali – aggiunge la professoressa Cristina Mussini, Direttore delle Malattie Infettive del Policlinico – il Plaxovid e il Molnupiravir, così come il Sotrovimab vengono offerti ai pazienti fragili che rientrano in una specifica categoria. Indipendentemente dal fatto che il paziente sia vaccinato o meno la somministrazione va effettuata entro 5 giorni dall’insorgenza dei sintomi, meglio ancora se entro 3 giorni. Si tratta di pazienti di età superiore ai 65 anni, obesi, oppure diabetici, oppure pazienti oncologici, HIV positivi o con patologie immunologiche, tra cui anche i pazienti trapiantati. La scelta tra le diverse opzioni viene fatta sulla base delle caratteristiche del paziente, quale ad esempio la presenza di insufficienza renale, e del farmaco da somministrare, per esempio il Plaxovid presenta numerose interazioni con altri farmaci e pertanto ha dei limiti di utilizzo. Sino ad oggi, tutti questi farmaci hanno dato buone risposte nel prevenire un aggravamento della malattia da Covid-19”.