Alcune prime evidenze mostrano, invece, segnali preoccupanti. Primo fra tutti, il bando per il Piano Sviluppo e Coesione del Ministero della Cultura, già aggiudicato: soltanto quattro Operatori Economici si spartiscono appalti per 45 milioni. Peraltro, in questo caso in un settore, quello del restauro, caratterizzato dalla presenza pressoché totale di imprese di micro e piccole dimensioni. Ma si tratta solo di un esempio: anche in altri bandi sono presenti clausole che finiscono col penalizzare processi di aggregazione che sarebbero invece fondamentali per irrobustire le nostre imprese.
“Come si temeva, con la motivazione di semplificare e accelerare le procedure – commenta Medici – si rischia di introdurre un sistema di gestione degli appalti pubblici che di fatto esclude le piccole imprese dal mercato dei fondi Pnrr”.
Nei prossimi mesi la CNA presenterà i risultati dell’Osservatoria burocrazia dedicato al settore degli appalti pubblici, fornendo un prezioso contributo al miglioramento del sistema di gestione dei bandi.
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