Bologna

PIADA E PIADINA oggi la presentazione a Bologna

BOLOGNA – Presentazione del libro PIADA E PIADINA di Maria Pia Timo

Maria Pia Timo, attrice, comica, conduttrice, appassionata di cucina, spesso assieme al grande Stefano Bicocchi, in arte Vito, sia sul palco che ai fornelli, ha messo in tavola la sua seconda fatica gastronomica.

La prima presentazione Bolognese è fissata per le ore 17 di venerdì 17 dicembre, in collaborazione con Sfarinà, presso il Mercato delle Erbe, in via Ugo Bassi, 25.

Previste chiacchiere, racconti e piadina per tutti gli intervenuti.

PIADA E PIADINA

GUIDA SENTIMENTALE A CHIOSCHI, BOTTEGHE E BARACCHINE DI ROMAGNA

di Maria Pia Timo

Casa Editrice Polaris – info@polariseditore.it – www.polariseditore.it

Distribuzione in libreria: A.L.I. Agenzia Libraria International

La piadina/piada in Romagna un tempo si faceva in casa, ma ora è lo street food per antonomasia.

Si mangia in strada, oppure si compra in strada per poi portarla a casa in famiglia, per farla arrivare fuori di Romagna e tenerla congelata in freezer.

Lungo la Via Emilia varia di spessore, di composizione, di lievitazione, di farcitura, di tradizione. Può essere ottima, può essere pessima.

Questa guida vuole essere uno strumento ricognitivo, una selezione a carattere totalmente soggettivo e sulla scorta di scoperte occasionali o di ricerche suggerite da un affidabile passaparola, di quelli che sono i migliori luoghi della piadina a denominazione-di-origine-controllata. Il colore dei chioschi o delle botteghe, i caratteri bruschi o accoglienti dei piadinari/piadaioli, il verde intenso dell’Appennino, l’azzurro scuro dell’Adriatico, le tradizioni di famiglia, il sapere delle azdore o l’innovazione degli eredi, lo strutto, il bicarbonato, il miele, il lievito, le proposte a latere dall’hamburgher al sangiovese sfuso, alle insalate vegane, tutti questi sono gli ingredienti che rendono piacevole, gustoso e invitante l’incontro con questo prodotto della nostra tradizione.

DALL’INTRODUZIONE

Questa guida non è esaustiva ed è attenta tanto alla bontà di materie prime, sapori e ricette, quanto all’unicità di racconti, aneddoti, leggende e tradizioni. È gastronomica ma pure antropologica, etnografica e nostalgica: è una guida sentimentale, perché la piadina, assieme al liscio, è iconica delle terre di Romagna, quanto pizza e mandolino lo sono per Napoli e la Campania.

In questo volume sono elencate solo una cinquantina delle fondamentali realtà romagnole che tengono alte le tradizioni gastronomiche locali, ma tante e tante ne mancano e tutte non ci potevano stare. Mi sono mossa a naso, ma solo dove l’odore era buono. Il profumo della piadina è unico, inconfondibile e irresistibile, specie quando hai appetito. E, infatti, la piadina o piada nacque proprio dalla fame, come sostituto del pane nelle case di Romagna, quando anche il pane era un lusso. La nonna di Paolo Cevoli a Riccione la usava come piatto su cui e con cui mangiare, e il suo nonno come cartoccio entro cui gustare pesce, uova o le verdure. Ho fatto un sacco di chiacchiere, un mucchio di telefonate, ho raccolto tante testimonianze di chi le piadine le fa per vivere.

Ho capito che i chioschi, le prime botteghe di pasta fresca e piadine, o di piada e cassoni, presero il via quando le donne abbandonarono le aie e cominciarono ad andare a lavorare. Il tempo di preparare le cose in casa come le loro madri, non se lo ritrovavano più e allora tornò comodo andare a comprarle fuori le piadine da mettere in tavola. E altre cominciarono a venderle.

Di certo, infatti, in molte cominciarono a venire giù verso Cesena coi pullman di linea e la loro sporta di paglia, con dentro un po’ di impasto, la teglia di Montetiffi e il mattarello. C’è chi se le ricorda ancora. Al loro arrivo in città le aspettavano un panchetto o un tavolino e un braciere rudimentale, con la legna o il carbone, su cui cuocere le prime piadine. Le postazioni più lussuose avevano pure l’ombrellone. I primi chioschi erano così e, che derivassero da lassù o meno, si propagarono un po’ ovunque, come un’onda calda e sapida che dall’Appennino è giunta fino all’Adriatico.

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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