L’opera, realizzata nell’ambito del progetto della Fondazione Teatri “Opera Laboratorio 2016” di cui è responsabile didattico il celebre baritono Leo Nucci, si avvale della regia dello stesso Nucci, affiancato nel compito da Salvo Piro, e della direzione musicale di Donato Renzetti alla guida dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini e del Coro del Teatro Municipale di Piacenza.
Finita di comporre nel 1858, Un ballo in maschera debuttò il 17 febbraio 1859 al Teatro Apollo di Roma riscuotendo un grande successo ed entrando in repertorio anche se non è errato affermare che non ottenne mai una popolarità paragonabile ai titoli della così detta Trilogia o di altre opere della maturità verdiana, come La forza del destino e soprattutto Aida.
Ma come scrive il musicologo e critico musicale Giancarlo Landini “è proprio lo scarto che nella scala della popolarità colloca Un ballo in maschera un gradino (seppure piccolo) sotto ad altri titoli a metterci sulla strada giusta per comprenderne la portata e la novità: essa consiste nel cercare una drammaturgia dove tragico e comico si legano, per dare vita ad un esito pressoché unico nella parabola verdiana”. Sempre secondo il critico “il risultato è ben messo in evidenza dalla vocalità di quest’opera; essa costituisce l’osservatorio privilegiato per avanzare alcune osservazioni, utili come guida all’ascolto per il lettore. Un ballo in maschera prevede l’impiego di tre voci femminili: un soprano, un contralto e un soprano lirico leggero”.
Parlando di Amelia Landini afferma che “al soprano tocca la parte della donna innamorata secondo una ormai collaudata tradizione. Ma questa eroina è davvero nuova rispetto a Gilda, Violetta e Leonora. Intanto si è lasciata alle spalle il canto di coloratura che, seppure a diverso titolo, veniva usato dalle consorelle nei momenti cruciali della loro vicenda. Amelia vive invece di involi travolgenti, illuminati da repentini chiaroscuri, di scolpite declamazioni, di dolenti abbandoni, di accese pulsioni, ma anche di una singolare rinuncia al canto che ci dimostra la genialità del Compositore. L’ardua tessitura, che rende questa parte una delle più difficili ed impegnative dell’intero repertorio, si giustifica all’interno di un raffinatissimo progetto drammaturgico”.
Nel corso dell’opera Amelia incontra le altre due voci femminili, quella di Ulrica e quella di Oscar. “Ulrica è contralto: registro grave adatto ad una maga in commercio con il demonio attraverso la magia nera di cui Verdi dipinge gli effetti con un tellurico gioco di luci e di ombre e poi con la perentoria richiesta del silenzio imposto da un sol grave, croce di ogni interprete di questa parte. Ma quello che più ci colpisce è l’effetto che la voce di Ulrica provoca nel Terzetto del I Atto: niente è più lontano dallo slancio della donna innamorata e nel contrasto dell’una e dell’altra Verdi fa emergere con prepotenza i caratteri”.
Nel secondo caso, quello di Oscar, il critico afferma che “si tratta dell’unico caso significativo in cui Verdi impiega una voce en travesti (spero che nessuno voglia scomodare il paggio che nel II Atto del Rigoletto irrompe a chiedere dove sia il consorte al quale vuole parlare la duchessa o il Tebaldo del Don Carlo) approda ad esiti geniali e crea una figura inconfondibile ben diversa da quella dei molti musici en travesti che aveva visto agire nel teatro romantico, e dagli Oscar dell’opera di Mercadante o del grand-opéra di Auber, dove il musicista francese era stato costretto a concedere troppo spazio ad un interprete bravissima, ma ingombrante, come Julie Dorus Gras”.
Delle due importanti voci maschili, Riccardo e Renato, Landini spiega che “Riccardo è un tenore singolare. Intanto andrà osservato, come si è già detto, che Verdi scrisse Riccardo per Gaetano Fraschini, tenore robusto dal centro sicuro e dalla voce estesa anche nel grave. Eppure la robustezza del primo interprete non escludeva la leggerezza e il brio. L’audacia del Conte diventa per Verdi nuovo terreno su cui dimostrare il proprio talento di drammaturgo”.
Di Renato, il severo consigliere, il custode dell’ordine il difensore di un’amicizia vera e profonda, il critico spiega che “è una voce baritonale a cui Verdi chiede possenza, canto plastico, accento incisivo colmo di sdegno e di odio, ma al tempo stesso un canto nobile, sul fiato, vibrante e virile, eppure dolcissimo, di una dolcezza intrisa di cocente dolore”.
Per concludere si può affermare, sempre citando Landini, che “il tempo, che è galantuomo, ha messo in luce la potenza di questo dramma, con buona pace degli Scapigliati o dei wagneriani della prima ora che sorridevano pensando alla ricchezza armonica del Tannhäuser, del Lohengrin e del Tristano, e alla pochezza (secondo loro) degli accompagnamenti di Un ballo in maschera, nulla capendo della rivoluzione verdiana”.
L’opera, frutto di una coproduzione con il Teatro Alighieri di Ravenna e il Teatro Comunale di Ferrara, si avvale di un nuovo allestimento basato sulle scene di Carlo Centolavigna, i costumi di Artemio Cabassi e le luci di Claudio Schmid. I protagonisti al centro della vicenda sono: il conte di Warwick interpretato da Vincenzo Costanzo, uno dei più giovani tenori del panorama lirico italiano, vincitore dell’Oscar Della Lirica (premio Tenore New Generation), tenutosi a Doha (Qatar) nel mese di Dicembre 2014. (Riccardo nella recita del 5 sarà interpretato da Ivan Defabiani). Amelia ha la voce del soprano di fama internazionale Susanna Branchini, che il pubblico del Municipale ha già potuto apprezzare nel ruolo di Lady Macbeth in Macbeth di Verdi al fianco di Leo Nucci e diretto da Francesco Ivan Ciampa nella Stagione Lirica 2015-2016. (Nello stesso ruolo Clarissa Costanzo nella recita del 5 ottobre). Accanto a loro Renato; in questa parte, una delle più complesse dell’opera, si cimenta il baritono coreano Mansoo Kim, dal timbro baritonale morbido e pieno percorso da sfumature scure. (Ernesto Petti sarà Renato nella recita del 5 ottobre). La cartomante Ulrica è affidata ad Agostina Smimmero, riconosciuta come una delle mezzosoprano di riferimento nel teatro di Verdi; a lei si alterna Ekaterina Chekmareva. Il ruolo en travesti di Oscar è di Natalia Labourdette e Paola Leoci. Completano il cast: Giovanni Tiralongo (Silvano), Mariano Buccino (Samuel), Cristian Saitta (Tom) e Raffaele Feo che vestirà i panni sia di Un giudice che del servitore di Amelia.
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