Piacenza

Piacenza Jazz Fest: il 16 marzo John Surman, Zenni su Armstrong

Sabato alle 21.15 uno dei padri del jazz europeo con un nuovo lavoro per l’ECM si esibirà al Nicolini. Nel pomeriggio sempre in Conservatorio il musicologo parlerà di Louis Armstrong

PIACENZA – Assolutamente da non perdere questa preziosa occasione di ascoltare dal vivo sabato 16 marzo alle 21.15 presso il Conservatorio Nicolini di Piacenza, in una delle sue ormai rare apparizioni, John Surman, uno dei più prestigiosi e innovativi saxofonisti di sempre, uno che ha fatto la storia del Jazz degli ultimi cinquant’anni e che a 75 anni continua a stupire per la sua verve compositiva e la sua freschezza interpretativa.

I biglietti per poter ascoltare questo mito del Jazz mondiale in trio con il pianista Nelson Ayres e il vibrafonista Rob Waring sono acquistabili nei pomeriggi feriali dalle 15.00 alle 19.30 presso la sede del Piacenza Jazz Club, il sabato mattina dalle 10.30 alle 12.30 presso il negozio Alphaville di Piacenza, oppure online sul sito www.diyticket.it o nelle ricevitorie Sisal di tutta Italia.

Il programma del festival piacentino non si esaurisce qui. Già nel pomeriggio alle 17.00 nel nuovo auditorium del Conservatorio tutti, anche i meno esperti, potranno assistere a una interessantissima conferenza del musicologo Stefano Zenni dal titolo “What a wonderful voice” sulla rivoluzione canora messa in atto da Louis Armstrong. L’ingresso è libero.

Il Piacenza Jazz Fest è organizzato dall’associazione culturale Piacenza Jazz Club con la direzione artistica di Gianni Azzali, il decisivo sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano, della Regione Emilia Romagna e dei Comuni di Piacenza e Fiorenzuola d’Arda, il patrocinio del MiBAC e la collaborazione di una fitta rete di associazioni, istituzioni e realtà del territorio.

Simbolo della svolta del Jazz cosiddetto europeo rispetto a quello americano, Surman diede n essenziale contributo nel percorso verso un’identità altra rispetto a quella d’oltreoceano attraverso la quale si è espressa una peculiare sensibilità. Insieme a pochi altri grandissimi, Portal in Francia, Garbarek in Norvegia e Trovesi in Italia, negli anni Sessanta e Settanta questo saxofonista e compositore contribuì al recupero di parte del folklore locale filtrandolo con l’esperienza del free.

Surman è riuscito a inventare nel corso degli anni uno stile del tutto personale, spaziando dall’improvvisazione e le sperimentazioni free degli anni Sessanta alle melodie folk della sua terra, dalla musica antica del Seicento all’elettronica interpretata in solo con i suoi fiati degli anni Ottanta e Novanta, fondendo grandi capacità tecniche e una voce strumentale personale e immediatamente riconoscibile. Alternandosi tra sax soprano, baritono e clarinetto basso, la sua musica, originale e personale, è frutto di un continuo lavoro di ricerca e inventiva, sempre intrisa di un intenso lirismo. È stato definito dalla critica internazionale come “uno dei principali innovatori nel definire il ruolo del sassofono nella musica moderna” e “nella sua capacità di fondere alcuni dei metodi e delle trame del jazz moderno con una sensibilità tutta inglese, Surman è un vero originale.” Al Piacenza Jazz Fest presenterà il suo ultimo progetto: un trio caratterizzato da un accostamento originale per intrecci e miscele geografiche e musicali, che comprende il pianista brasiliano Nelson Ayres e il vibrafonista americano (ma, come Surman, residente in Novergia) Rob Waring. Insieme i tre hanno inciso un CD appena uscito per ECM che si intitola “Invisible Threads”, a richiamare quei fili invisibili che nelle parole di Surman sono semplicemente la musica, che unisce musicisti apparentemente così lontani come stile e derivazione culturale, allargandosi allo stesso pubblico. L’intreccio fra tre storie così diverse come quelle di questi musicisti, con le rispettive attitudini, si rivela splendente e riuscito, adornato di una peculiare e assorta leggerezza, non per questo priva di forza gentile e sempre capace di sostenersi, a dispetto della mancanza di pulsazioni ritmiche diverse da quelle implicite date dai loro strumenti.

Per quanto riguarda la presentazione del libro su Armstrong di Zenni, bisogna dire che, oltre a essere stato il padre del solismo jazz, ha fondato la moderna concezione del canto jazz e pop, ha rivoluzionato l’estetica della voce e fondato la tecnica dello “scat singing”. Nella sua lunga carriera ha esplorato forme e stili di vocalità molto diversi tra loro e manipolato parole e significati con esiti e sottintesi sorprendenti, che risuonano ancora nella musica d’oggi. Questo viaggio nella voce inconfondibile di Armstrong, viene raccontato in occasione della ristampa del libro di Stefano Zenni “Louis Armstrong. Satchmo: oltre il mito del jazz” edito da Stampa Alternativa.

Per maggiori informazioni si consiglia di visitare il sito www.piacenzajazzfest.it o visitare la pagina Facebook del festival www.facebook.it/piacenzajazzfest. Per contatti si può scrivere alla mail a biglietti@piacenzajazzclub.it oppure telefonare allo 0523.579034 – 366.5373201

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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