Accompagnato dall’ Italian Opera Chamber Ensemble, (Paolo Marcarini, pianoforte – arrangiamenti; Pierantonio Cazzulani, violino; Lino Pietrantoni, violino; Christian Serazzi, viola; Paolo Perucchetti, violoncello; Davide Burani, arpa), l’artista di fama mondiale, Leo Nucci, celebrerà Enrico Caruso, il primo cantante che seppe trasformare il disco in uno strumento di divulgazione.
La serata di sabato sarà così un omaggio alla genialità italiana, declinata attraverso un inestricabile rapporto di arte, tecnologia e artigianato di così alto livello da diventare esso stesso arte. Enrico Caruso, infatti, non fu il primo cantante ad incidere su disco, ma di certo fu la prima star a fare del disco il volano della fama, presiedendo al matrimonio tra tecnica e arte. Grazie alle incisione discografiche il celebre tenore affascinò i pubblici di tutto il mondo. Per dirla con Giorgio Gualerzi, il disco giovò a Caruso, ma Caruso giovò al disco.
Il programma del concerto prevede l’esecuzione e l’interpretazione di Mattinata di Ruggero Leoncavallo, ‘A vucchella di Francesco Paolo Tosti, Lolita di Arturo Buzzi-Peccia, Maria, Mari’! di Eduardo Di Capua e Musica proibita di Stanislao Gastaldon.
Leoncavallo scrisse la popolare romanza su ordinazione della G&T per Caruso che con questo disco scalò la hit parade di quell’epoca. Il canto largo del melodramma verista si fonde qui con una vocalità aperta e generosa al servizio di una melodia facile ed immediata. ‘A vucchella è il tour de force di un musicista raffinato, Tosti, e di un poeta immaginifico, Gabriele D’Annunzio (1863-1938), tesi a dimostrare di sapere scrivere una splendida romanza in napoletano che l’imprimatur di Caruso elesse ad emblema della sensualità partenopea, così come Maria, Mari’ è una delle più belle canzoni napoletane. Lolita è il capolavoro di Arturo Buzzi-Peccia, sinfonista ed operista colto, che ha trovato in questa canzone le ragioni della sua notorietà. Gastaldon fu un musicista di nobili natali, di buona formazione e di belle speranze. Cercò la gloria con l’opera Mala Pasqua! (1890), ma l’ottenne con Musica proibita, che riscosse uno strepitoso successo. Sulla labbra di Caruso, il primo ad inciderla, i versi educati e l’irresistibile melodia si caricavano di voluttà e facevano arrossire le signore di tutto il mondo.
La seconda parte del concerto sarà dedicato a Gaetano Donizetti. Si ascolterà la sortita di Enrico da Lucia di Lammermoor, che Donizetti scrisse per Domenico Cosselli, qui impegnato in una pagina e in una parte da baritono vilain, caratterizzata da una vocalità impetuosa e sanguigna. Segue il Larghetto cantabile del Dottor Malatesta, «Bella siccome un angelo» dal Don Pasquale, scritta per Antonio Tamburini, mostro sacro dell’allora star system, cui Donizetti fornì una pagina che è un capolavoro di ironia, con gli artifici del belcanto utilizzati per descrivere Norina, un’imbrogliona matricolata. Sarà poi la volta di «O Lisbona alfine ti miro» che Camoens, alias Luís de Camões il celebre poeta portoghese autore di Os Lusíadas (I Lusiadi), intona nel Dom Sébastien roi du Portugal qui eseguita nella versione italiana. Si tratta di una pagina di mirabile bellezza, cavallo di battaglia dei grandi baritoni della Belle-Époque, come Mattia Battistini . È giocata sulla virile dolcezza della prima parte e della ripresa, cui fa da contrasto l’episodio centrale, «Pur languente», che chiama la voce a più concitati accenti. Infine ancora un’opera francese (La Favorite, Parigi, Opéra, 1840) che ha girato il mondo nella versione italiana, La Favorita. Come «O Lisbona», anche la sortita di Alfonso XI, fu scritta per Paul Barroilhet , baritono grand seigneur. Nello stile grandioso del grand opéra vuole intenso lirismo per il Larghetto, «Vien Leonora», e regale determinazione per la Cabaletta, «Dei nemici tuoi lo sdegno», richiedenti l’uno e l’altro tecnica e stile di levatura belcantistica.
Ai pezzi cantanti nel corso della serata si alterneranno brani strumentali arrangiati da Paolo Marcarini quali First Waltz di Tosti e Spazzacamino dalle Arie da camera di Giuseppe Verdi. Sempre di Marcarini verrà eseguito un brano ispirato alle eroine di Gaetano Donizetti mentre di quest’ultimo verrà proposto un Movimento del Quartetto n. 13.
Questo brano in particolare permette di focalizzare l’ attenzione sulla formazione che accompagna il concerto. Nell’intento di trovare una sonorità sempre più coinvolgente rispetto a quella di un pianoforte, cui solitamente ci si affida per un recital di canto, Leo Nucci sceglie un quartetto d’archi, formazione principe della musica da camera e, per certi versi, orchestra in miniatura. In questo caso il “Quartetto Nucci” utilizza quattro strumenti che il celebre baritono ha ordinato ad un insigne mastro liutaio di Cremona, Francesco Toto, che li ha costruiti secondo i sacri crismi di un artigianato italiano, che non ha confronti nel mondo e che produce autentiche opere d’arte. Per l’occasione sono stati usati legni altamente selezionati: si va da un’antica trave di ben 200 anni alle essenze più rare della Penisola Balcanica, da sempre fornitrice di materiali pregiati. L’operazione testimonia il rapporto privilegiato tra la musica e Leo Nucci. Anche in questo caso, il grande artista è mosso da una mai appagata volontà di ricerca che lo ha spinto all’approfondimento della parola scenica verdiana e più in generale della produzione operistica italiana.
**Il comunicato cita pezzi del saggio che il musicologo Giancarlo Landini ha scritto per il libretto di sala del concerto
Per info e biglietti è possibile rivolgersi alla biglietteria del Teatro Municipale di Piacenza, in via Verdi 41, al numero di telefono 0523.492251 o al fax 0523.320365 o all’indirizzo mail biglietteria@teatripiacenza.it.
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