PIACENZA – Archi protagonisti nell’ambito della rassegna Allegro con Brio, organizzata da Fondazione Teatri e Conservatorio Giuseppe Nicolini di Piacenza. Il concerto di domenica 12 maggio alle ore 17.00, alla Sala dei Teatini, vedrà impegnato l’Archi Ensemble del Conservatorio Nicolini composto da Andrea Ceriani, Giancarlo Catelli, Irene Barbieri, Antonio De Lorenzi, Diego Romani, Luciano Cavalli, Simone Ceppetelli, Marco Decimo, in un programma dedicato a Richard Strauss e Felix Mendelssohn.
Aprirà il concerto il Sestetto per archi da Capriccio Op. 85 Conversazione per musica in un atto di Strauss. Il compositore tedesco si trovò nell’estrema fase della sua attività creativa a confrontarsi con la forma classica del sestetto per archi: e non è un caso che ciò accada proprio nell’ultimo suo lavoro destinato alla scena, quel Capriccio, Konversationsstück für Musik (Conversazione in musica), che con la sua riflessione sul ruolo di parola e musica nell’opera segna il punto di transizione agli ultimi capolavori strumentali quali Metamorphosen e Oboenkonzert, ambedue del 1945. Strauss lavorò a Capriccio fra il luglio del 1940 e l’agosto del 1941, presentandolo all’Opera di Monaco il 28 ottobre del 1942 sotto la direzione di Clemens Krauss, amico intimo del compositore e in quest’occasione anche autore del libretto. Capriccio si apre con una sorta di ouverture per sestetto d’archi che ha conosciuto grande fortuna come pezzo strumentale autonomo.
Il concerto proseguirà con l’Ottetto per archi Op.20 di Felix Mendelssohn Bartholdy, composto nel 1825 a soli sedici anni. Nonostante fosse in età giovanissima, il compositore aveva già al suo attivo un numero cospicuo di opere sinfoniche e cameristiche, prodotte grazie alla forza di un talento trascinante, ma anche all’influenza dell’ambiente berlinese (a Berlino i Mendelssohn si erano trasferiti da Amburgo nel 1881), fertilissimo e ricco di stimoli culturali, alle esperienze di viaggio, agli studi rigorosi e insieme vastissimi. Dunque le Sinfonie per archi, i Quartetti per pianoforte e per archi, i brani pianistici, i Lieder che precedono l’op. 20 sono i primi frutti di un denso travaglio formativo che trova nell’Ottetto la prima, davvero clamorosa affermazione, tanto che è lecito affermare che il compositore non superò mai in seguito, nell’ambito della musica da camera, il livello creativo di questo capolavoro giovanile. L’autore scrisse sulla partitura autografa queste parole: «Questo Ottetto va suonato da tutti gli strumenti nello stile di un’orchestra sinfonica. I piani e i forti debbono essere rispettati attentamente e sottolineati con più forza di quanto si usa in opere di questo genere».
L’ingresso al concerto è libero.
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