Il 15 novembre in Ateneo un confronto con enti e associazioni su progetti in essere e opportunità di collaborazione
PARMA – L’integrazione dei rifugiati è un tema di grande attualità, reso sempre più impellente da quanto quotidianamente si legge sulla stampa o si vede in televisione: l’accoglienza e l’integrazione dei rifugiati fanno ormai parte dell’agenda quotidiana delle istituzioni, in tutti i contesti e a ogni livello, e si aprono all’adozione di adeguate strategie e misure specifiche in grado di favorire le prospettive di accoglienza dei rifugiati stessi.
Anche l’Università di Parma ha costituito un gruppo di lavoro ad hoc, coordinato dalla Pro Rettrice Maria Cristina Ossiprandi e formato da docenti e personale tecnico-amministrativo in possesso di adeguate competenze, per armonizzare e supportare le iniziative dedicate a richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale promosse dall’Ateneo, oltre che per costruire uno specifico patto territoriale tra l’Ateneo, le agenzie e i soggetti pubblici e del privato sociale attivi nel settore.
Proprio alle realtà del territorio è rivolto l’incontro “di lavoro” organizzato dall’Università per martedì 15 novembre alle ore 17 nell’Aula dei Cavalieri del Palazzo Centrale: un confronto con gli enti, le istituzioni e le realtà associative finalizzato a presentare idee e progetti avviati all’interno dell’Ateneo e a raccogliere eventuali proposte di iniziative provenienti dal territorio, in modo da verificare le possibilità di coprogettazione, copromozione e collaborazione.
Riconoscimento dei titoli e delle qualifiche dei rifugiati, promozione del diritto allo studio e integrazione nei percorsi accademici, attività didattiche, di ricerca e di tirocinio, attività di formazione e specializzazione sono solo alcuni dei possibili ambiti d’interesse dell’Università che, anche su queste tematiche, sulla base dell’ormai consolidata governance di Ateneo, si apre al territorio per cercare sinergie con le sue diverse articolazioni.
La collaborazione tra Università e altri soggetti rappresenta, infatti, un’opportunità di conciliazione, integrazione e sostegno reciproco tra la progettazione riferita alla prima e alla seconda accoglienza (con le sue necessità legate alla residenzialità, alla lingua, al lavoro e al mantenimento) e la progettazione “di terzo livello”, legata alle necessità di studio e formazione.