L’iniziativa è stata illustrata, giovedì mattina 9 marzo, nel corso di una conferenza stampa da Giovanni Marani, Assessore allo Sport del Comune di Parma; Gian Luca Giovanardi, Presidente Cai Parma; Roberto Zanzucchi, Vicepresidente Cai Parma e Antonio Lunardini, istruttore nazionale di Scialpinismo in rappresentanza della Scuola.
“Il Premio Luigi Leoni – ha sottolineato l’assessore allo sport Giovanni Marani – è un regalo alla città in quanto veicola diversi valori ed insegnamenti che vanno al di là degli aspetti strettamente sportivi ma che riguardano la crescita dell’individuo ed il valore che ha la montagna per l’uomo”.
Il presidente, Gian Luca Giovanardi, ha ricordato che “siamo alla sedicesima edizione di un premio che porta avanti i valori di chi crede nella montagna ed in particolare anche sul tema della sicurezza in montagna”.
Ha ringraziato i soggetti che hanno patrocinato l’evento tra cui il CAI regionale, il Comune di Parma, Intesa Sanpaolo e la Scuola di Scialpinismo.
Antonio Lunardini, istruttore nazionale di Scialpinismo in rappresentanza della Scuola, ha parlato di Maurizio Gallo come di “un uomo che ama la montagna e ne diffonde lo spirito attraverso i suoi interventi ed i suoi scritti in tema di sicurezza e su come essere istruttore di guida alpina in un approccio al tema della montagna volto a trasmetterne la passione”.
Roberto Zanzucchi, vicepresidente Cai Parma, ha espresso l’auspicio del consiglio CAI di organizzare e promuovere sempre di più attività con i giovani e le scuole per fare in modo che l’esperienza di andare in montagna sia un’esperienza di crescita ed educativa.
Maurizio Gallo, laureato in ingegneria, ha dedicato la vita alla sua vera passione, la montagna, e lo scialpinismo in particolare. Guida alpina, formatore delle guide (di recente anche gli alpinisti pakistani), ha svolto attività alpinistica in tutto il mondo, ma lo ha sempre fatto con particolare attenzione al rispetto della natura e con la curiosità di conoscere le genti che la montagna la abitano e la vivono quotidianamente.
Infatti, Gallo è impegnato in diversi progetti di cooperazione internazionale, di tutela ambientale e di sviluppo sostenibile. A lui si deve un intenso lavoro di ricerca scientifica sull’interazione fra uomo e ambiente in alta quota e sul rapporto uomo – montagna.
Quest’anno Maurizio Gallo è stato scelto dal CAI di Parma come destinatario del premio istituito nel 2001 per ricordare Luigi Leoni, istruttore del CAI prematuramente scomparso nell’anno precedente.
Da allora, il Premio, giunto alla XVI edizione, viene organizzato ed assegnato annualmente a chi ha vissuto e vive un autentico rapporto con la montagna contraddistinto dal gusto della scoperta e dell’avventura, dal senso dell’amicizia e della solidarietà, dall’attenzione all’ambiente. L’ingresso sarà libero fino ad esaurimento dei posti disponibili.
La manifestazione, organizzata con il patrocinio del Comune di Parma e la collaborazione di Banca Intesa Sanpaolo, offre la possibilità a tutti gli appassionati di riscoprire il piacere e il gusto di vivere la montagna non da turisti in cerca di emozioni, ma da persone consapevoli e capaci di rapportarsi nel modo giusto nell’ambiente di alta quota.
L’elenco dei premiati delle passate edizioni la dice lunga sulla qualità del premio: nell’albo d’oro figurano Marcello Marchi (insignito nell’edizione del 2015) gli alpinisti emiliani Samuele Sentieri e Giuseppe Pompili premiati lo scorso anno, Andrea Spaggiari, Fabio Pasini, Odetta e Oreste Ferretti, Goretta Casarotto, la guida di Courmayeur Renzino Cosson, gli himalaysti Sergio Martini e Fausto De Stefani, la “Escuela Don Bosco de los Andes” in Perù impegnata nella formazione di giovani peruviani alla professione di guida, Teresio Valsesia, il grande alpinista Kurt Diemberger, le guide alpine di Valtournanche, padre e figlio, Marco e Hervè Barmasse, lo scialpinista Giorgio Dandola ed Elio Orlandi, tutti personaggi noti ed apprezzati da chi conosce il favoloso mondo della montagna.Con questa iniziativa, il Cai rinnova ogni anno attraverso il premio Leoni l’incontro della città con la montagna, che viene presentata sempre in un aspetto diverso, capace di evidenziarne quel fascino che va ben oltre la pratica sportiva.
I personaggi premiati con il Premio Luigi Leoni
2001: Andrea Spaggiari, tra i promotori dello scialpinismo parmense, ha caratterizzato il suo “andar per monti” con il piacere della compagnia ed il gusto per l’amicizia, sempre con l’attenzione alla ricerca di luoghi ignoti ai più.
2002: Fabio Pasini, canoista, esploratore di grandi spazi in autonomia e piena autosufficienza, ispira tutta la sua attività con un carattere costantemente esplorativo e di ricerca; si distingue per l’approccio globale ai territori visitati, con una continua attenzione non solo agli aspetti tecnici e logistici, ma anche a quelli etnici, ambientali e culturali. Infine, i diversi strumenti di viaggio cui ricorre (lo sci, la bici, la canoa) sono sempre intesi come “mezzi” utili per raggiungere obiettivi di conoscenza del territorio e di se stessi.
2003: Sergio Martini, grande alpinista himalayano, di cui ha salito tutte le vette superiori agli 8ooo metri, è rimasto un puro dilettante e, proprio per questo e per la sua riservatezza, risulta poco seguito dai media e poco noto al grande pubblico. Dai resoconti delle sue spedizioni traspare una passione alpinistica immutata negli anni, non disgiunta dal gusto dell’esplorazione e della scoperta e dall’attenzione alle tradizioni e alle peculiarità delle popolazioni con cui è venuto a contatto.
2004: Renzino Cosson, guida alpina della Valle d’Aosta, fotografo di montagna, rappresenta l’uomo che è nato e vissuto tra i monti, tra le loro genti e le loro tradizioni. Per anni, nel ruolo di responsabile del Soccorso Alpino Regionale Valdostano, ha assicurato aiuto a migliaia di alpinisti in difficoltà.
2005: Fausto De Stefani, grande alpinista himalayano, tra i fondatori di Mountain Wilderness, promotore del progetto “Una scuola in Nepal”, si distingue per l’incessante attività divulgativa a favore delle tematiche naturalistiche presso le nuove generazioni e per l’attenzione alle genti delle montagne visitate, verso le quali ha intrapreso una intensa attività solidale.
2006: Franco Michieli per Escuela de Alta Montana “Don Bosco en Los Andes” di Marcarà (Perù). Un gruppo di alpinisti e guide italiane (tra cui Franco Michieli, Enrico Rosso, Bruno Giovanetti e Valerio Bertoglio), nell’ambito dell’attività dell’Operazione Mato Grosso, una organizzazione operante da anni in Sud America, istruisce giovani peruviani presso la “Escuela Don Bosco de los Andes” non lontano da Huaraz, per avviarli alla professione di Guida sulla Cordillera andina.
Per questi ragazzi, figli di campesinos poveri, per i quali le montagne sono sempre state sinonimo di freddo e fame, di disastri naturali e miseria, il futuro sarà proprio nella montagna, vissuta così come luogo dove praticare sport, sviluppare turismo sostenibile e trarne sostentamento.
Un modo decisamente originale, per gli alpinisti italiani volontari, di coniugare l’amore per la montagna ad un aiuto non puramente assistenziale alle popolazioni di regioni splendide, ma spesso molto povere.
2007: Teresio Valsesia, giornalista, già direttore della Rivista del CAI ed ideatore di Camminaitalia, ha sempre unito la passione per la montagna con l’interesse per le sue genti e le loro tradizioni. La sua attività divulgativa ha consentito la scoperta di monti e valli “minori”, che serbano ancora intatte le proprie ricchezze ambientali e culturali.
2008: Odetta Carpi e Oreste Ferretti, compagni nella vita e nell’avventura, parmigiani, hanno visitato in stile minimalista popoli e luoghi del mondo, spinti da curiosità e voglia di conoscere l’”altro”, utilizzando in modo raffinato cinepresa e macchina fotografica per diffondere le immagini e le emozioni di mondi diversi.
2009: Goretta Traverso Casarotto, dagli orizzonti piatti della pianura veneta è andata verso le montagne del mondo, guardandole per anni dal basso dei Campi Base per sostenere le ascensioni solitarie del marito Renato Casarotto. Anni di fatica silenziosa e di dedizione, che hanno reso possibili salite che hanno fatto la storia dell’alpinismo.
Ma un giorno di 25 anni fa, Goretta ha guardato il mondo dagli 8035 metri del Gasherbrun 2, nella catena del Karakorum. In quei giorni del 1985 la sua avventura si intreccia con quella di una piccola spedizione di parmigiani che, dagli orizzonti piatti della pianura emiliana, vogliono salire lassù. Uno di loro, Bubi Slonina Ubaldini, arriverà in vetta pochi minuti dopo Goretta, primo (ed ultimo) parmigiano a salire un ottomila. In quel piccolo gruppo, anche Enrico Mutti, cui è intitolata la Scuola di Scialpinismo di Parma. In quei momenti nasce anche una amicizia ed un legame tra Goretta e Parma che dura tuttora.
2010: Kurt Diemberger, rappresenta più di 50 anni di alpinismo d’avanguardia, di ricerca e di scoperta. Dalle Alpi all’Himalaya, dall’Hindukush al Karakorum, non ci sono al mondo ambienti montani che non siano stati indagati dagli occhi di Kurt, spesso dietro la cinepresa, o raccontati in libri che fanno parte rilevante della storia della scrittura di montagna. Alpinista delle terre estreme e in quelle terre cineasta estremo.
2011: Marco ed Hervè Barmasse, padre e figlio, guide alpine di Valtournanche, simboleggiano l’amore per il proprio territorio e la continuità di valori attraverso le generazioni, con riferimento ad un alpinismo di esplorazione e di ricerca, capace di trovare, sia su montagne lontane che, insieme, sui monti di casa, itinerari e percorsi nuovi e affascinanti.
2012: Giorgio Daidola, scialpinista e maestro di sci, giornalista, lo abbiamo dipinto con quattro parole: neve, sci, cultura, avventura. Ovvero, l’ambiente presiletto, lo strumento per viverlo, i mezzi per documentarlo, il gusto della fuga e della esplorazione.
2013: Elio Orlandi, alpinista trentino da anni di casa nelle Ande Patagoniche, dove ha saputo unire la capacità di ripetere grandi itinerari classici e la ricerca per esplorare e aprire vie nuove, senza dimenticare che, al primo posto, sta l’amicizia e la solidarietà con il compagno in grave pericolo.
2014: Giuseppe Pompili e Samuele Sentieri (Gente d’Emilia sopra quota 8000): emiliani con origini diverse e storie differenti, li accomuna un alpinismo fatto di piccole spedizioni auto-organizzate, salendo le grandi montagne in stile alpino e senza ossigeno. Insieme, sono la testimonianza che con passione e preparazione, “dall’Appennino all’Himalaya….si può!”
2015: Marcello Marchi: originario di Civago (Appennino reggiano) e da sempre residente a Parma, ha accompagnato la storia dello sci emiliano e dello scialpinismo parmense negli ultimi 40 anni.
Maestro di sci e allenatore, ha insegnato i “trucchi del mestiere” a tutti i migliori atleti emiliani arrivati nelle diverse squadre nazionali, da un Alberto Tomba ancora ragazzino, a Barbara Milani, Samuele Sentieri, Martina Giunti, Martina Boselli, Marco Ferrarini e, soprattutto, il parmense Alessandro Fattori. La sua ultima “creatura” è stata Giuliano Razzoli, che ha gradualmente costruito negli anni, fino a farne uno slalomista di livello mondiale capace di vincere un titolo olimpico.
Ha curato per circa 20 anni l’aggiornamento sulla neve degli Istruttori della Scuola di Scialpinismo di Parma.
Lo sci non è stato solo la sua professione, ma anche lo strumento con cui ha coltivato la sua passione per la montagna, raggiungendo tante vette delle Alpi ed esplorando catene montuose in giro per il mondo.
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