PARMA – Oggi, 16 novembre 2020,alle ore 18.00 si terrà un nuovo incontro di “Pensare la vita”. Il relatore sarà Federico Vercellone che si occuperà de “La gratuità del fare artistico” nell’appuntamento, moderato da Italo Testa, trasmesso su youtube, www.youtube.com/c/PensareLaVita, e facebook, www.facebook.com/PensareLaVita.
Profondo conoscitore dell’estetica contemporanea, Federico Vercellone è professore di Estetica presso la Facoltà di Lingue e Letterature straniere dell’Università di Torino. Le sue ricerche hanno attraversato diversi ambiti: la relazione tra l’estetica e l’ermeneutica filosofica contemporanea; la storia del nichilismo nel pensiero occidentale; il romanticismo tedesco, la morfologia e il rapporto tra forma, immagine e fenomeno. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Oltre la bellezza (2008), Pensare per immagini (con O. Breidbach, 2010) e Dopo la morte dell’arte (2013). Con A. Bertinetto e G. Garelli ha pubblicato Storia dell’estetica moderna e contemporanea (2003) e Lineamenti di storia dell’estetica (2008). Sarà suo interlocutore Italo Testa, professore di Filosofia teoretica presso l’Università di Parma.
Il fare artistico è dotato di una patente di gratuità quantomeno a partire da Kant. Si tratta di un aspetto fondamentale che garantisce il valore universale del patrimonio artistico e fa dell’arte un valore fondamentale per la formazione del soggetto moderno. Nell’incontro si parlerà di come questo fenomeno innesti una serie di movimenti contraddittori. La gratuità del fare artistico finisce infine per nobilitare e debilitare il significato dell’arte nell’ambito della società moderna e tardo-moderna in cui essa viene avvertita come qualcosa di nobilmente superfluo. Su questa base, l’arte viene svalutata nel suo significato sociale in quanto politicamente commisurata su quei parametri economici dai quali essa si era originariamente emancipata. E’ paradossalmente il valore universale dell’arte a compromettere così infine il suo significato proprio mentre lo assevera. Su di un altro registro, parallelo al primo, l’arte costretta in una sfera autonoma crea le proprie valutazioni estetiche ed economiche su basi che non dipendono più dal consenso sociale, ma dal mercato, che si riappropria così del significato universale del patrimonio, della sua gratuità e la mette in vendita.