Giornata dedicata al futuro del parco, per raccogliere pareri di tecnici ed esperti e le attese della comunità
BOLOGNA – Una giornata dedicata al futuro di un ente, il Parco nazionale dello Zolfo di Marche e Romagna, che nasce marchigiano nel 2005 e che, con il passaggio dell’Alta Valmarecchia alla Provincia di Rimini, diventa anche emiliano-romagnolo. Un parco quindi interregionale, con il riconoscimento ufficiale nel 2019, anno in cui il legislatore inserisce anche le miniere di zolfo di Urbino e Cesena nell’ente, e che oggi è in attesa del decreto attuativo del Ministero della Transizione Ecologica.
Venerdì 23 settembre, sono stati convocati ad Urbino gli Stati generali del parco, con l’obiettivo di raccogliere pareri di tecnici ed esperti e le attese della comunità e fare delle opinioni un patrimonio utile all’elaborazione del nuovo Decreto Ministeriale che regolerà le future attività di progettazione, programmazione e pianificazione di questo territorio.
La giornata degli Stati generali sarà suddivisa in tre momenti – istituzionale, sociale ed economico, in cui daranno il proprio contributo 29 relatori.
In apertura di mattinata interverranno i relatori istituzionali, per la Regione Marche e per l’Emilia-Romagna. A seguire gli interventi tecnici e nel pomeriggio visita guidata alla suggestiva miniera di zolfo di San Lorenzo in Solfinelli di Urbino.
Il Parco
Il Parco geograficamente corrisponde al naturale e unico bacino estrattivo di zolfo a cui attingevano questi quattro poli minerari leader in Europa per l’estrazione dello zolfo fino alla fine della Seconda guerra mondiale. È riconosciuto non solo dal Ministero dell’Ambiente ma anche dal Ministero dei Beni Culturali. Nel passato le attività estrattive erano il perno dell’economia e della socialità delle comunità, mentre oggi questi luoghi sono gli scrigni di una memoria collettiva e testimoni monumentali dell’archeologia industriale. Poli geoambientali diffusi nel paesaggio che possono avere ora un ruolo turistico. Il Parco infatti è un territorio privilegiato per l’attivazione di politiche di geoconservazione, adatto anche ad attrarre un turismo ambientale, culturale e scientifico.