Il cinema di Raffaello Matarazzo è noto soprattutto per il grande successo ottenuto, negli anni cinquanta, dai suoi melodrammi popolari (Catene, Tormento, I figli di Nessuno, L’Angelo bianco ecc.). Ma nel 1950, prima di Catene, il regista italiano dirige un film tratto dalla vicenda di Paolo e Francesca. La sceneggiatura porta 6 firme tra cui quelle di Vittorio Calvino e del regista che per la 1a volta si cimenta con i canoni del melodramma, sia pur filtrati attraverso la ricostruzione storica.
La tragica storia d’amore tra Paolo e Francesca, tratta dal V Canto dell’Inferno dantesco, viene riletta da Matarazzo, re del melodramma popolare italiano, con abile sapienza narrativa. Ma qual è il rapporto fra la visione filmica di Matarazzo e il V canto dell’Inferno di Dante?. Il regista non si lascia sedurre dalle letture classiche della storica vicenda e sposa con convinzione un approccio mélo, definendo con questo film quella che sarà la dimensione a lui più consona. Certamente il film si ispira alla Divina Commedia, ma se nell’opera di Dante i due amanti scoprono di esser tali solo nella complicità del Libro, nel film di Matarazzo lo spettatore sa invece che, davanti al medium galeotto, si verifica qualcosa di già preesistente e ben noto. Paolo e Francesca, nel film, attorno al Libro sanciscono qualcosa di avvenuto tempo prima, e questo incontro è soltanto la realizzazione di una tensione fino ad allora contratta e protratta e che si scioglie e si libera.
TRAMA
Romagna, XIII secolo. Da molto tempo le truppe della signoria riminese dei Malatesta stanno cercando inutilmente di conquistare Ravenna. A tal fine, Gianciotto Malatesta invia clandestinamente il fratello Paolo nella città romagnola; il piano è quello di distruggere i magazzini di grano per poi prendere i ravennati per fame, ma qualcosa va storto, e Paolo viene scoperto e aggredito. Lo porta in salvo Francesca, una bellissima nobildonna che cura i feriti in un convento. Un bacio basta a far innamorare i due giovani. Intanto Gianciotto decide di scendere a patti con Guido da Polenta, signore di Ravenna, sposandone la figlia. Paolo, rientrato nel frattempo al campo, viene così nuovamente mandato a Ravenna per sposare per procura la fanciulla. Lì scopre che la futura moglie del fratello sarà proprio Francesca che quindi, suo malgrado, è obbligata a trasferirsi a Rimini. Ma anche nella città malatestiana i due amanti continuano a vedersi segretamente, andando incontro a un tragico quanto inesorabile destino.
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