Santarcangelo di Romagna

PANTANI. I misteri di Madonna di Campiglio

SANTARCANGELO DI ROMAGNA (RN) – I misteri di Madonna di Campiglio  
Tratto dal libro PANTANI. Vita e imprese del Pirata di Beppe Conti

« Il tempo è trascorso inesorabile, frenetico, spesso beffardo. Campiglio resta anche nel nuovo secolo, nel nuovo millennio un giallo che forse mai verrà risolto. Antonio Coccioni, esperto giudice di gara internazionale, bussò alla porta della camera di Pantani, all’hotel Touring di Madonna di Campiglio, alle 7.25 del 5 giugno 1999. Al suo fianco c’era il dottor Eugenio Sala, un medico dell’ospedale di Como a cui l’Unione ciclistica internazionale si appoggiava, in quell’occasione, per i controlli. Bussò e avvertì Marco: «Buongiorno, si prepari perché fra una decina di minuti torniamo per prelevarle il sangue». Un po’ assonnato, il Pirata fece cenno di sì. “Tornammo e insieme a Pantani convocammo anche il direttore sportivo della Mercatone Uno Martinelli, che secondo il regolamento doveva presenziare al test. Quindi facemmo il prelievo del sangue, applicammo alla provetta i codici che servono a rendere anonimo il campione e ci 120 recammo nell’albergo scelto come quartier gene rale dell’Uci, dove i campioni prelevati sarebbero stati analizzati con la speciale macchinetta». Tutti la chiamano la macchinetta, ma in realtà il suo nome tecnico è Coulter Act 8. L’apparecchio aspira il sangue dalla provetta e lo raccoglie in due ampolle, A e B. Innanzitutto analizza il sangue contenuto nel campione A, fornendo tutti i dati necessari: globuli bianchi, rossi, emoglobina, ematocrito. L’operazione viene ripetuta per cinque volte, dopodiché si scartano i valori più alto e più basso e si fa la media degli altri tre: questo è il dato che viene fornito. Se il valore ottenuto supera il limite previsto dal regolamento, che per l’ematocrito è fissato a 50, allora si ripete l’intero processo con il campione B, questa volta alla presenza del corridore, del medico o del tecnico della squadra. I medici che analizzano il sangue di Pantani sono ovviamente all’oscuro dell’identità del corridore: effettuano tutte le misurazioni e quando vedono che il risultato è fuori norma chiamano Coccioni. E lui che conosce i codici di riferimento, e quando capisce che si tratta del sangue della maglia rosa, si fa bianco in volto: «Non c’erano dubbi: quello era il sangue di Pantani… »

«Ormai sono abituato alla fatica. La fatica e il dolore mi tengono compagnia nella corsa e nella vita. Dopo tutto quello che ho passato, mi sono temprato. So che cosa mi aspetta, quando parto per una tappa di montagna. So che dovrò soffrire. E allora vado forte perché penso che così riduco il tempo della sofferenza. Quando parto in salita vado a sfidare il destino e so che posso saltare per aria. Ma se non salto per aria io, allora vuol dire che salta il Tour e saltano gli avversari».

Marco Pantani

Marco Pantani è l’eroe tragico che con le sue magiche imprese ha emozionato e commosso milioni di appassionati. Tanto grande in bicicletta quanto fragile nella vita di tutti i giorni. Queste pagine hanno l’intento di riproporlo così, raccontando i momenti in cui ha saputo far sognare la gente come ben pochi altri personaggi dello sport tricolore di ieri, di oggi e – forse – anche di domani. Le disavventure della sua breve vita nulla hanno avuto a che vedere con l’immensa grandezza del campione. Per fortuna le imprese sportive restano, non vanno dimenticate ed è sempre bello ricordarle, anche perché chissà quando rinascerà sulle nostre strade un altro Pirata, leggendario atleta che tanto ci manca. Fra gli italiani, infatti, soltanto Fausto Coppi prima di lui s’era aggiudicato il Giro d’Italia e poi il Tour de France nella stessa estate. L’impresa più grande che esista nel ciclismo.

Beppe Conti ha vissuto da vicino le grandi sfide del ciclismo iniziando proprio con i duelli fra Moser e Saronni a metà anni Settanta, con ampie parentesi dedicate al calcio e allo sci di Alberto Tomba, fra Mondiali e Olimpiadi. Ha debuttato alla «Gazzetta dello Sport», ha vissuto una vita a «Tuttosport», adesso è opinionista televisivo di Rai Sport. Per Diarkos ha pubblicato Le leggende del ciclismo (2020), Moser e Saronni (2020), Ciclismo. Gloria e tragedie (2021), Ciclismo. Storie segrete (2023) e Giro d’Italia. Racconti e misteri in maglia rosa (2023).

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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