Il nuovo allestimento delle salette dell’Alcova (sala 7), ha l’obiettivo di destinare uno spazio unitario alla collezione di Nature Morte dei Musei Civici di Palazzo Farnese, alcune esposte in altre sale della Pinacoteca, altre non visibili al pubblico in quanto collocate nei depositi.
Il progetto ha permesso altresì di valorizzare le opere del pittore Felice Boselli (Piacenza, 1650 – Parma, 1732), recentemente restaurate con una sponsorizzazione di Coop Alleanza 3.0.
Nel progetto di riallestimento si è inoltre proceduto alla riconfigurazione della cosiddetta Sala 9, che permetterà ai visitatori di apprezzare opere di notevole interesse artistico, tra cui quelle acquisite con un recente deposito da parte di privati.
L’intervento è stato realizzato anche grazie al contributo erogato dalla Regione Emilia Romagna, pari a Euro 12.320, a valere sul Piano Museale 2022 – LR 18/2000.
Sono state realizzate pannellature e pedane per l’esposizione dei dipinti e progettato un nuovo impianto di illuminazione. L’allestimento si è arricchito di pannelli didascalico-didattici e didascalie in lingua italiana e inglese. E’ stata infine posta particolare attenzione al tema dell’accessibilità, con la realizzazione di pannelli in braille e di riproduzioni tattili e colorate dei particolari dei dipinti, destinate a un pubblico di non vedenti e ipovedenti.
Si ringraziano la Regione Emilia-Romagna, Assessorato alla Cultura e Paesaggio, per avere creduto nel progetto e averlo premiato, e l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Piacenza, che ha collaborato con grande entusiasmo e professionalità.
DESCRIZIONE
LA SALA 7
Nella sala 7 sono stati esposti dipinti raffiguranti nature morte di autori prevalentemente italiani. Un pittore emiliano del XVII secolo (secondo alcuni Ludovico Caffi) rappresenta una Natura morta con strumenti musicali che convivono, alla maniera della pittura bergamasca, con dolci e frutti canditi su di un vassoio, cuscini e tappeti appoggiati su di una balaustra.
La piccola opera Uomo che si versa da bere è da ascrivere invece al pittore fiammingo Van Brekelenkam (sec. XVII), specialista di temi ispirati alla vita quotidiana familiare e alle scene di interni di cucine e di botteghe.
Nella saletta sono presenti anche due pittori piacentini fra i più interessanti e prolifici del Sei e Settecento, Antonio Gianlisi Junior e Felice Boselli.
Il primo (1677-1727) è autore di nature morte (canestre di fiori e di frutti) accostate a sontuosi tappeti e tendaggi, che richiamano le composizioni pittoriche degli artisti bergamaschi della cerchia di Evaristo Baschenis.
Felice Boselli (1650-1732) aveva raggiunto la notorietà grazie soprattutto alle sue opere rappresentanti mercati, macellerie, cucine, tavoli, assi e piani di terra battuta con selvaggina, pollame, pesci, frutta e verdura. I suoi dipinti (ben quattro qui esposti) mostrano una densità pittorica grave e corposa con improvvisi bagliori di luce, che esaltano anche particolari modesti. In uno dei due pendants grandi appare un gatto, che secondo alcuni studiosi rappresenta il rimando al suo nome: feles (felino)= a felix (Felice).
Firmato dal napoletano Baldassarre De Caro (1689-1750), è un interessante Trofeo di caccia ispirato alla pittura fiamminga soprattutto per la rappresentazione degli uccelletti infilzati.
Chiude la serie un singolare paravento a quattro ante, di pittore anonimo del XVIII secolo, raffigurante (‘Allegoria della bella stagione, rappresentata da floride e leggiadre figure femminili recanti fiori e frutti, a cui sono accostati i segni zodiacali.”
LE OPERE
2. Quiringh Gerritsz van Brekelenkam, Uomo che si versa da bere, sec. XVII
La piccola opera su tavola è da ascrivere al pittore fiammingo, specialista di temi ispirati alla vita quotidiana familiare e alle scene di interni di cucine e di botteghe.
3-4. Antonio Gianlisi Junior, Natura morta con tappeto, fiori e uva; Natura morta con tappeto, fiori e fragole, secc. XVII-XVIII.
Con evidenti influenze dei principali maestri dell’autore, il padre e Felice Boselli, queste tele hanno come protagonisti, oltre ai fiori e ai vassoi rovesciati, i tessuti impreziositi da frange e da ricchi panneggi che imprimono un insolito movimento alla composizione, aperta su paesaggi indefiniti appena percepibili.
5-6. Felice Boselli, Natura morta con pesci, barbagianni, gazza o ghiandaia, limoni, verze e un gatto; Natura morta con rape, limone sbucciato, funghi tra fagiani morti, una gazza e un coniglio, 1720 ca.
Le due opere ben rappresentano la produzione del pittore piacentino, che conquistò l’aristocrazia dei ducati farnesiani con l’intonazione popolare, evidente nella scelta di ortaggi poveri spesso accompagnati da animali domestici vivi, ma riscattata da un orchestrazione calibratissima. Nella prima tela appaiono i frutti della pesca, un barbagianni appollaiato su un capitello e un gatto (il gatto, in latino feles, per assonanza col nome latinizzato del pittore, Felix, ricorre spesso come firma); nella seconda sono protagonisti i frutti della caccia, con un coniglio e una gazza, dagli occhi vivissimi, che si staglia al di sopra dei fagiani morti, forse allusione alla precarietà dell’esistenza. Le due opere hanno in comune una stesura pittorica densa, dai toni caldi e bassi, rilevati da note accese in cui si lasciano intravedere i paesaggi all’orizzonte.
7-8. Felice Boselli, Natura morta con funghi e piccioni; Natura morta con pesche, 1710 ca.
Opere di piccole dimensioni nelle quali Boselli riconferma la propria maestria nella composizione, nella pennellata materica e nel contrasto fra la luce dei soggetti e l’oscurità dell’ambientazione.
9. Baldassarre De Caro, Trofeo di caccia, prima metà sec. XVIII.
Protagoniste della composizione sono un’oca a terra, alcune anatre appese e, sopra la borsa del cacciatore, uccellini infilzati secondo la tradizione fiamminga. La composizione piramidale si giova dell’inclinazione del fucile, del tronco e della corda che sostiene i volatili. L’apertura a destra su uno squarcio di paesaggio indefinito conferisce senso di profondità alla scena.
10. Pittore ignoto, Allegoria della Bella stagione con i segni dello Zodiaco, sec. XVIII.
Paravento decorativo che raffigura i quattro mesi più belli dell’anno (La bella stagione). Da destra: Giugno ha il capo coronato di rose e primule, nella mano sinistra una rosa e un canestro colmo di ciliegie ed uva, mentre con la destra indica i due putti che sembrano giocare abbracciati tra i fiori e che rappresentano i Gemelli. Luglio porta una corona di alloro con ciliegie e albicocche o pesche e ai piedi, tra le dita della mano destra, tiene un granchio che rappresenta il Cancro. Settembre è coronata di fiori rossi, regge nella mano sinistra un cesto con mele e pere e appoggia la destra sulla spalla di una fanciulla pudicamente vestita a rappresentare il segno della Vergine. Agosto è una donna con corona di spighe dorate, una zucca nella mano destra e un cestino sul braccio sinistro ricolmo di fichi e pere e il segno zodiacale del Leone alla sua destra. La sequenza dei mesi non è rispettata probabilmente a causa di un errato assemblaggio dei pannelli.
SALA 2:
Jan Dirksz Both, Paesaggio con figure, sec. XVII
La scena pastorale si svolge in primo piano all’ombra di un folto gruppo di alberi ed è inserita in un dolce paesaggio lacustre, che digrada verso colline e montagne illuminate dalla tenue luce del tramonto. Il componimento popolaresco contrasta con gli imponenti resti di un edificio classico sulla destra del dipinto.
SALA 9:
Viviano Codazzi, Architettura e paesaggio; Architettura e giardino, sec. XVII
Le due tele en pendant mostrano complesse architetture organizzate con geometrica precisione e rigore prospettico e sono animate da figure variamente atteggiate.
Angelo Massarotti, San Gaetano Thiene adora la croce, secc. XVII-XVIII
Proveniente dalla chiesa di San Vincenzo di Piacenza, in questa tela colpisce il nutrito gruppo di piccoli angeli che animano la scena, mentre il Santo appare inginocchiato in adorazione della croce. Il Massarotti fu un pittore assai conosciuto per il modo di dipingere con maestria grandi storie con figure dinamiche e vivaci.
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