EMILIA ROMAGNA – “Palazzina LAF”
un film di
MICHELE RIONDINO
con
Michele Riondino, Elio Germano, Vanessa Scalera, Domenico Fortunato, Gianni D’Addario, Michele Sinisi, Fulvio Pepe, Marina Limosani, Eva Cela
e con Anna Ferruzzo con la partecipazione di Paolo Pierobon
una produzione
PALOMAR, BRAVO e BIM DISTRIBUZIONE
con RAI CINEMA
una coproduzione Italo – Francese
in co-produzione con
PAPRIKA FILMS
DAL 30 NOVEMBRE AL CINEMA
La Palazzina LAF alla fine degli anni ’90 era il luogo simbolo, all’interno del grande complesso dell’Ilva di Taranto, in cui venivano confinati i dipendenti considerati “scomodi”. Oggi la storia di quei dipendenti diventa un film: “Palazzina LAF”, opera prima di Michele Riondino, sarà presentata in anteprima alla 18esima edizione della Festa del Cinema di Roma, nella sezione Grand Public.
Michele Riondino oltre a dirigere il film, lo interpreta insieme a Elio Germano, Vanessa Scalera, Domenico Fortunato, Gianni D’Addario, Michele Sinisi, Fulvio Pepe, Marina Limosani, Eva Cela, con Anna Ferruzzo e con la partecipazione di Paolo Pierobon.
Le musiche originali del film sono di Teho Teardo, la canzone originale “La mia terra” è di Diodato.
Prodotto da Palomar, Bravo, Bim Distribuzione con Rai Cinema e co-prodotto con Paprika Films, il film uscirà nelle sale dal 30 novembre 2023.
SINOSSI: 1997. Caterino, uomo semplice e rude è uno dei tanti operai che lavorano nel complesso industriale dell’Ilva di Taranto. Vive in una masseria caduta in disgrazia per la troppa vicinanza al siderurgico e nella sua indolenza condivide con la sua giovanissima fidanzata il sogno di trasferirsi in città. Quando i vertici aziendali decidono di utilizzarlo come spia per individuare i lavoratori di cui sarebbe bene liberarsi, Caterino comincia a pedinare i colleghi e a partecipare agli scioperi solo ed esclusivamente alla ricerca di motivazioni per denunciarli. Ben presto, non comprendendone il degrado, chiede di essere collocato anche lui alla Palazzina LAF, dove alcuni dipendenti, per punizione, sono obbligati a restarvi privati delle loro consuete mansioni. Questi lavoratori non hanno altra attività se non quella di passare il tempo ingannandolo giocando a carte, pregando o allenarsi come fossero in palestra. Caterino scoprirà sulla propria pelle che quello che sembra un paradiso, in realtà non è che una perversa strategia per piegare psicologicamente i lavoratori più scomodi, spingendoli alle dimissioni o al demansionamento. E che da quell’inferno per lui non c’è via di uscita.
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