Una realtà nata allo scopo di sostenere e integrare l’impegno del terzo settore, con l’obiettivo di mettere in rete la filiera di assistenza (organizzazioni di volontariato, realtà filantropiche e associazioni di promozione sociale) attraverso un lavoro organizzato e strutturato, in modo tale da rispondere alle necessità e problematiche dei profughi giunti nel territorio riminese.
In tal senso, sarà fondamentale anche il contributo delle cittadine e dei cittadini, che possono collaborare all’iniziativa offrendo svariate forme di aiuto, come ad esempio portare vestiti o generi alimentari oppure rendendosi disponibili a fare da mediatori culturali.
Contatti:
Numero di telefono 800 106 300
Indirizzo mail:
protezionecivile@comune.rimini.it
La sede è in via Marecchiese n. 193.
“Come comunità di Rimini stiamo veramente facendo il massimo per venire incontro alle famiglie, soprattutto donne e bambini, che sono arrivate qui da noi con ancora la disperazione negli occhi – spiega l’Assessore alla Protezione sociale del Comune di Rimini Kristian Gianfreda – A oggi, Rimini è il Comune che, in proporzione al numero di residenti, ha ospitato, dall’inizio del conflitto, il numero di profughi più alto della Regione e forse del Paese. I numeri dei rifugiati nella nostra Provincia sono, per intenderci, in linea con quelli della Provincia di Bologna. E mi riferisco al valore assoluto, non in proporzione ai residenti. Un quadro che parla da solo e da cui si possono evincere in maniera chiara gli sforzi che siamo chiamati a mettere in campo di ora in ora e che stiamo cercando di non far mancare a nessuna famiglia, potendo contare, fortunatamente, su un sistema assistenziale strutturato e un terzo settore locale che da subito ha dato prova, ancora una volta, di una straordinaria sensibilità ed efficacia. Quello che però ci tengo a ribadire è che senza un aiuto mirato da enti sovraordinati, il rischio reale è quello di non poter supportare con la necessaria attenzione e qualità tutte le richieste di soccorso (sacrosante) che stanno arrivando sul territorio riminese. Dinnanzi a un volume così elevato di domande, con le sole forze degli enti locali e della prefettura, rischiamo di aggiungere una crisi a una situazione già di crisi. Il punto della questione riguarda il futuro della comunità ucraina. Se non c’è un’equa distribuzione dei cittadini ucraini tra i territori, i primi a rimetterci sono proprio coloro che per primi dovrebbero ricevere aiuto, sostegno, supporto. Non possiamo permetterlo”.
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