Omofobia: sportello contro la discriminazione

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Attivo al Centro famiglie di via del Gambero, accoglie le persone vittime di offese e aggressioni per il genere e l’orientamento sessuale, l’origine etnica, la religione

MODENA – Ascolta, accoglie, accompagna e sostiene le persone che abbiano subito offese, molestie e aggressioni, verbali o fisiche, per il loro genere e orientamento sessuale, l’origine etnica e la provenienza geografica, il colore della pelle o la lingua che parlano, la religione professata ma anche la disabilità, le opinioni politiche e anche l’età. È lo sportello d’ascolto antidiscriminazione attivo al Centro famiglie di via del Gambero che offre colloqui di consulenza per valutare l’accaduto, comprendere se effettivamente si è trattato di un atto di discriminazione, e, nel caso, proporre le possibili azioni da intraprendere coinvolgendo le associazioni e i servizi sul territorio che possono aiutare concretamente la persona a far valere i propri diritti. È aperto il lunedì e giovedì, dalle 16 alle 18 (tel 059 8775848; e mail: antidiscriminazione@mediandoweb.it)

Lo sportello è nato nel 2003 nell’ambito del progetto europeo Antenne, per iniziativa del Comune di Modena con la collaborazione della rete di associazioni di volontariato del territorio e, dal 2007, svolge la funzione di Nodo di raccordo della rete degli sportelli provinciali e, tra i suoi compiti, ha anche quello di realizzare attività di sensibilizzazione e prevenzione.

Con l’obiettivo di raccogliere dati aggiornati sulle discriminazioni che avvengono nel territorio modenese, gli operatori dello sportello hanno somministrato un questionario alle realtà che presentano tra i propri iscritti o destinatari presone potenzialmente vittime di atti discriminatori (come gli iscritti al Centro provinciale istruzione adulti, i partecipanti agli eventi di Arcigay e Arcigay Donne, associazioni di persone con disabilità). Dai duecento questionari compilati, emerge che a Modena il principale fattore di discriminazione è l’origine etnica (che incide per quasi il 65 per cento dei casi), seguito dal genere (44 per cento), dall’orientamento sessuale e dalla religione (entrambi al 25 per cento). I comportamenti discriminatori sono stati per la grande maggioranza messi in atto da altri cittadini, ma anche, in molti casi, da impiegati di uffici, gestori di attività o commessi, e, in misura minore, da pubblici ufficiali e sanitari. In oltre i due terzi dei casi esaminati (77 per cento) la vittima della discriminazione è una donna. Le situazioni sono diverse, si va dall’esclusione da un servizio, da un lavoro, dall’accesso a una casa, ai comportamenti e osservazioni offensive, fino alle molestie e alle aggressioni, verbali o fisiche.