RAVENNA – E’ già terminato il periodo di reclusione per Valentina Arrivabene di Cervia, accusata dell’omicidio stradale, con annessa omissione di soccorso, di Stefano Baldassiera, 25enne rientrante da una festa in sella alla sua “graziella”. L’incidente è avvenuto in via Malva Sud, in Cervia, a pochi minuti dall’alba di domenica 11 agosto.
La parrucchiera è risultata positiva ad alcol e drug test, ma per il tribunale della libertà di Bologna, non vi sono esigenze cautelari tali da giustificare una custodia in carcere. Il collegio dei giudici, facente capo ad Andrea Santucci, ha deciso di accogliere l’istanza presentata dall’avvocato Carlo Benini, legale rappresentante della giovane. A quanto si legge nel documento redatto dall’avvocato, non vi sarebbe pericolo di reiterazione, alla luce del sequestro della vettura e del ritiro contestuale della patente. La difesa ha, inoltre, sottolineato che si tratta di reato colposo e che l’autopsia effettuata dal medico legale decreta la morte della vittima già al momento dell’impatto. Dunque, qualora la ragazza avesse prestato soccorso, quest’ultimo sarebbe risultato vano. Infine, Benini, nella sua deposizione, ha ricondotto l’allontanamento dal luogo dell’accaduto della conducente ad un forte blackout cerebrale.
Un provvedimento che ha lasciato basita Serena Dellamore, giornalista, scrittrice del libro “Frammenti di Vita” e sorella di Roberta, scomparsa a soli 15 anni, nel 1998, schiacciata tra un paraurti ed un lampione a Cesena: “Premettendo che è difficile dare un giudizio senza leggere il documento redatto dal giudice, siamo di fronte ad un caso che mi lascia a dir poco sconcertata. E’ vero che si tratta di una ragazza di 28 anni, ma bisogna comunque considerare la gravità del reato commesso, per di più aggravato dall’utilizzo di sostanze stupefacenti”. Mille gli interrogativi per la Dellamore: “A cosa servono le pene severe se anche in questi casi la legge prevede la scarcerazione di questi soggetti? Che valore assume, in questo senso, il concetto giuridico di omicidio stradale? Quale deterrente è se chi ha causato una morte così cruenta, viene destinato alla galera solo per qualche giorno per poi tornare a casa perché non vi è pericolo di reiterazione?”.
Indignazione per il presidente dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada Onlus, Alberto Pallotti: “Questa è l’esatta dimostrazione della confusione e della poca certezza che vige nel nostro sistema penale. Il garantismo e la presunzione di innocenza vengono dimostrati, in questo caso, in tutta loro sua fragilità. Manca il rispetto nei confronti delle vittime. Chiediamo al nuovo governo di mettersi al tavolo per discutere di possibili miglioramenti legislativi da attuare. Si necessita di una procedura diversa da seguire, in quanto l’attuale non è più idonea a fronteggiare l’ormai quotidiana emergenza nazionale, sfuggente al sentimento comune”.
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