Domà, La febbre del fare e Fortezza Bastiani venerdì 9 giugno, ore 16.30 – sabato 10 giugno, ore 20.30. I’m in love with my car ultimo film della coppia di autori bolognesi debutta in PRIMA MONDIALE al festival venerdì 16 giugno, ore 19.30
BOLOGNA – I’m in love with my car, l’ultima fatica cinematografica di Michele Mellara e Alessandro Rossi debutta in anteprima mondiale – venerdì 16 giugno, ore 19.30 – al 13° Biografilm Festival.
Il film documentario sarà presentato nell’ambito dell’omaggio che il festival dedica alla premiata coppia di autori bolognesi con la proiezione di tre loro lungometraggi precedenti: Fortezza Bastiani, sulla vita universitaria (sabato 10 giugno, ore 2230); Domà, un tuffo nell’umanità di San Pietroburgo e le sue case (venerdì 9 giugno, ore 16.30); La febbre del fare, sulla rinascita di Bologna nel dopoguerra (venerdì 9 giugno, ore 16.30).
Prodotto da Mammut Film con il supporto di Film Commission Torino Piemonte e in collaborazione con Regione Emilia-Romagna Film Fund, I’m in love with my car affronta la storia dell’evoluzione fisica e antropologica dell’automobile.
La macchina ha cambiato il nostro modo di percepire noi stessi e il mondo. Mellara e Rossi si addentrano all’interno di questa rivoluzione culturale e fisica con I’m in love with my car, documentario diviso in cinque capitoli, uno per ognuno dei sensi.
Il film sottolinea i pericoli che l’automobile comporta per il corpo umano, dai problemi respiratori a quelli cardiovascolari. A questa visione oscura fa da contrappunto la fantasia incantata e immaginifica dei bambini di una terza elementare di Bologna.
I’m in love with my car racconta l’evoluzione del modo di percepire il mondo e l’uomo, obbligato a una nuova imprescindibile facoltà: quella di saper guidare. Tutti i sensi sono in gioco nella macchina, tutti ne vengono modificati: la vista, impoverita da un mondo che diventa paesaggio; il gusto, nel rituale quotidiano dei fast-food e dei drive-through; il tatto, che stringe la macchina a sé e ne è ammaliato; l’olfatto, circondato da odori che non riesce più a distinguere; l’udito, nel boato del traffico e nell’ipnotico rombo delle auto da corsa.
L’evoluzione non è solo fisica ma antropologica: arriva a coinvolgere l’autocoscienza dell’uomo. Come spiega nel film Chris Bangle, direttore del reparto design BMW dal 1992 al 2009, l’uomo trasferisce nella macchina la propria immagine, e la macchina la proietta sul mondo.
Dalle strade intasate di Mosca ai colli bolognesi, il sogno a quattro ruote da cent’anni rischia di accartocciarsi su se stesso. “Non abbiamo sognato abbastanza in grande”, afferma la voce di una pubblicità d’altri tempi.
Secondo Franco La Cecla, antropologo intervistato nel film, “L’automobile è un ossimoro. La risposta individuale alla mobilità finisce per impedire all’individuo di spostarsi: il traffico e l’imbottigliamento non sono un effetto secondario del sistema, ne sono l’essenza. (…) Un mezzo per andare più veloce, finisce in realtà per rendere tutto più lento”.
I’m in love with my car riesce a cogliere l’universale della tecnologia insieme ai problemi intimi e personali di ogni essere umano, utilizzando contemporaneamente filmati d’archivio e interviste a esperti quali Chris Bangle e Andreas Zapatinas per il design, tre ricercatori dell’ ISFTTAR – Michel Berengier, Judicael Picaut, Arnaud Caen – per lo studio dell’urbanistica, e il pilota Dindo Capello per le sinfonie di motori; e seguendo silenziosamente le storie originali di semplici persone comuni.
In omaggio ai due autori, il 13°Biografilm Festival presenta altre tre opere tra le più rappresentative della loro carriera cinematografica. La selezione include a quindici anni dall’uscita Fortezza Bastiani (2002), esordio di Mellara e Rossi e unico loro lungometraggio di finzione.
Il film, premio Solinas per la migliore sceneggiatura (1999), narra la vita universitaria di un gruppo di amici e coinquilini che gravita intorno alla “Fortezza Bastiani”, nome affibbiato all’appartamento in cui vivono, in omaggio al Deserto dei Tartari di Dino Buzzati. Un film che non è soltanto una visione intima e giovanile di Bologna, ma di ogni situazione universitaria.
Della percezione collettiva di Bologna parla invece La Febbre del Fare (2010), documentario sull’evoluzione della città nel dopoguerra, quando la Rossa divenne la città campione per un modello di sviluppo economico all’avanguardia. Fuori da Bologna si svolge invece Domà (2003), ideato con lo scrittore Paolo Nori, un’appassionata ispezione delle vite e delle culture della moderna San Pietroburgo, attraverso le sue abitazioni e i suoi abitanti.
Michele Mellara e Alessandro Rossi, eclettici registi che spaziano dal teatro al documentario, collaborano stabilmente da quindici anni. Entrambi laureati con lode al DAMS, Mellara si è diplomato alla LIFS (London Film School). Collaborano da anni con scrittori come Loriano Macchiavelli, Ermanno Cavazzoni, Paolo Nori ed Emidio Clementi. Autori anche per opere altrui, non hanno disdegnato di scrivere per la televisione (La Squadra, Rai3).
Dal 2003 si sono inseriti nel mondo del cinema-documentario, venendo distribuiti in oltre 50 paesi e vincendo molti premi e festival. Sono tra i pochissimi documentaristi ad avere una circuitazione cinematografica in sala. Tra i fondatori dell’associazione D.E.R Documentaristi dell’Emilia-Romagna e dell’associazione Doc/It Documentaristi italiani, hanno fondato la casa di produzione Mammut Film con Francesco Merini e Ilaria Malagutti.
Sono professori a contratto all’Università di Bologna e tengono seminari e corsi specifici. Il loro prossimo film di finzione, Paradais, è in fase di sviluppo.Tra i film già citati ricordiamo inoltre, Pascoliana (2014), che presenta al pubblico alcuni dei più significativi componimenti poetici di Pascoli; God save the green (2012);. Morris’ Bag (2012), unico documentario italiano presente all’interno del progetto internazionale “Why Poverty”; Intervista a Ken Loach (2004); Un metro sotto i pesci (2006), premiato a Bellaria, Pechino e Torino; e Le vie dei farmaci – Health for sale (2007), documentario che indaga il problema dell’accesso ai farmaci nel mondo, dal successo internazionale.
Sinossi
L’automobile ha segnato più di un secolo di storia umana. Il diffondersi dell’automobile ha cambiato il modo di vivere, di nutrirsi, di muoversi, di immaginare, delle società. L’automobile più di ogni altro oggetto ha modificato antropologicamente l’essere umano, ha cambiato la sua percezione del mondo. Attraverso i Cinque Sensi noi entriamo in contatto con gli oggetti e la realtà che ci circonda. Udito, olfatto, tatto, vista, gusto non sono soltanto la risposta biologica a delle necessità fisiologiche degli uomini, sono l’essenza di ogni individuo. I cinque sensi si sono ridefiniti, plasmati su quanto le automobili ci hanno imposto, sono stati trasformati.
L’uomo che si è modificato per adattarsi all’autovettura, presto dovrà nuovamente mutare. Il modello sociale fondato sulla macchina è profondamente in crisi. Inquinamento, crisi economica, aumento dei costi dei carburanti, danni alla salute e affermazione di nuovi modelli di sostenibilità urbana basati su localismo e condivisione, stanno accelerando questo processo di trasformazione sociale. Sarà un cambiamento complicato e di vastissima portata. Occorrerà infatti ripensare interamente al modo di muoversi, di viaggiare e quindi di vivere.
Trailer
https://vimeo.com/220311995