Ravenna

Nuovo sacerdote di Ravenna ordinato a Roma il 26 giugno

RAVENNA – Cinque nuovi sacerdoti per la Fraternità san Carlo

Il 26 giugno a Roma saranno ordinati dal cardinale Angelo De Donatis assieme a tre nuovi diaconi. Andranno in missione in Cile, Italia, Stati Uniti, Taiwan

Tra gli ordinati, Simone Valentini, originario di Ravenna

Sabato 26 giugno 2021, alle 16.30 nella basilica di San Giovanni in Laterano a Roma, il cardinale Angelo De Donatis, vicario generale di Sua Santità per la diocesi di Roma, ordinerà cinque sacerdoti e tre diaconi.

Tra i nuovi sacerdoti c’è Simone Valentini, 30 anni, originario di Ravenna. Dopo l’ordinazione sacerdotale, tornerà a Taipei, capitale di Taiwan, dove ha trascorso il suo anno di diaconato.

Questi gli altri ordinandi:

  • Tommaso Badiani, 33 anni, di Prato, tornerà dopo l’ordinazione a Washington DC (Usa) e continuerà i suoi studi presso il Pontifical John Paul II Institute.
  • Francesco Babbi, 31 anni, bolognese, vivrà nella casa generalizia a Roma, dove lavorerà nell’economato della Fraternità san Carlo.
  • Stefano Peruzzo, 32 anni, di Padova, raggiungerà la sua destinazione a Santiago del Cile.
  • Stefano Zamagni, 33 anni, torinese, vivrà a Washington DC (Usa), dove proseguirà i suoi studi presso il Pontifical John Paul II Institute.

Nella stessa celebrazione saranno ordinati tre diaconi: Dennis Bensiek, Filippo Pellini, Gabriele Saccani.

La Fraternità san Carlo è stata fondata nel 1985 da mons. Massimo Camisasca – attuale vescovo di Reggio Emilia-Guastalla – su ispirazione di don Luigi Giussani, fondatore di Comunione e liberazione. Oggi è presente in 17 Paesi del mondo e conta 137 preti, tre diaconi e 30 seminaristi. Nel 2013 è stato eletto superiore generale don Paolo Sottopietra.

Perché no?

di Simone Valentini

Quello del sacerdozio è un pensiero che mi accompagna fin da bambino. Il primo ricordo, per quanto confuso, risale ai miei otto o nove anni quando, vedendo contento il viceparroco della chiesa che frequentavo, pensai: “Se per essere contento Dio vuole che io faccia il prete, perché no?”. Successivamente, questo pensiero continuò a fare capolino. Un altro fatto ha contribuito a far crescere in me la stima per il sacerdozio: proprio negli anni della scuola elementare, a causa della morte di un mio compagno di classe, avevo deciso di non credere più in Dio: quale Dio, infatti, avrebbe potuto permettere una cosa del genere? Dopo qualche mese, il dialogo con il mio parroco mi aiutò ad ammettere la misteriosità del progetto di Dio e mi consolò, ricordandomi che il mio compagno ora era nel luogo più bello in cui sarebbe mai potuto stare, cioè con Gesù. Anche questo dialogo, per quanto semplice, mi fece guardare al sacerdozio come a qualcosa di desiderabile.

Un’altra figura importante fu il mio professore di Religione delle medie: in lui, per la prima volta, vidi la fede e la ragione che lavoravano insieme. Bastò a farmi capire che l’educazione che stavo ricevendo in parrocchia non mi bastava. Desideravo un luogo in cui la mia fede potesse trovare un nesso stretto con tutte le cose.

L’occasione arrivò con le superiori: a metà del primo anno, attraverso un compagno di classe, incontrai il movimento e scoprii una compagnia di amici che come me desiderava capire e condividere il nesso fra Cristo e la realtà. E tornò a galla, con insistenza, anche il mio pensiero sul sacerdozio, il desiderio di donare a Lui la mia vita. Con il movimento, incontrai anche una ragazza di cui mi innamorai perdutamente: ma lei desiderava avere con me soltanto un rapporto di amicizia. Con lei, scoprii per la prima volta la pienezza della verginità, la bellezza di vivere un rapporto affettivo nel sacrificio di riceverlo così come Dio lo aveva pensato per la mia felicità. Durante quegli anni, mi capitò anche di leggere il libro Innanzitutto uomini, dove sono raccontate le storie della vocazione di alcuni sacerdoti della Fraternità. Quel libro era la prova del fatto che la vita che confusamente desideravo era possibile. Da quel momento, il pensiero del sacerdozio si associò indissolubilmente alla Fraternità san Carlo.

In quel periodo avevo anche la ragazza: quando mi scontrai con la difficoltà di conciliare il desiderio di una famiglia, che naturalmente mi ero trovato addosso crescendo, con il pensiero sempre più insistente del sacerdozio, ci lasciammo. Cominciai l’università con tantissime domande su cosa Dio chiedesse alla mia vita. A Bologna, chiesi aiuto a don Marco Ruffini, un sacerdote della Fraternità che avevo incontrato in quel periodo. Nel rapporto con lui, attraverso i successivi tre anni di verifica della vocazione, ho potuto scoprire come la mia vita fosse più piena se la dedicavo alla costruzione del movimento e della Chiesa. Ho capito che solo attraverso la vita comune potevo realizzarmi umanamente, che nella verginità vissuta la mia affettività si compiva appieno. È così che nel settembre 2013, dopo la laurea, sono entrato in seminario.

 

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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