CESENA – La cultura non si ferma: dopo i Codici manoscritti sfogliabili e il tour virtuale dei musei d’Italia e del mondo, su Cesenacultura arrivano le mostre fotografiche allestite all’estero e mai approdate a Cesena fino ad oggi.
Si tratta di “Luchino Visconti, i primi film”, ospitata dall’Istituto Italiano di Cultura di Toronto dal 31 luglio al 28 settembre 2018, di “Stefania Sandrelli, icona del cinema italiano” realizzata per il Festival di Tours nel marzo del 2018, dell’esposizione “Anouk, Alain, Jean-Louis et les autres. Attrici e attori francesi nel cinema italiano”, allestita a Reims (17 gennaio – 4 marzo 2018) e poi a Strasburgo (autunno 2018) e a Magdeburgo (estate 2019) e di “Guardando ai ’70”, realizzata per la 13esima edizione dei “Rencontres du Cinéma Italien” ( Grenoble, novembre 2019). Ciascuna mostra (la regia è di Antonio Maraldi del Centro Cinema – Città di Cesena) si compone di 30 scatti fotografici che ripercorrono da un lato le diverse scene dei film e dall’altro le carriere di attori e registi noti al grande pubblico italiano.
Luchino Visconti, i primi film
I primi passi di Luchino Visconti e i primi passi del Neorealismo, in una mostra importante anche dal punto di vista fotografico. A cominciare dalle foto di Ossessione opera di Osvaldo Civirani (storico nome della foto di scena) perché testimoniano un cambiamento epocale nella fotografia di cinema. E’ una delle prime volte in cui le foto vengono scattate mentre si girano le scene. D’altronde, lontano dai teatri di posa e immerso nel paesaggio lungo il Po, il film di Visconti pretendeva quell’innovazione mentre dava il via al Neorealismo.
Dal canto suo, le foto di Paul Ronald (francese chiamato sul set dal direttore della fotografia Aldo e poi divenuto uno dei maggiori fotografi del cinema italiano) su La terra trema non solo restituiscono con maestria luoghi e scenari siciliani di quello che da semplice documentario, come doveva essere inizialmente, si trasformerà in uno dei capolavori viscontiani. Ma sono il punto di partenza di una fruttuosa collaborazione tra regista e fotografo che si rinnoverà con Bellissima (di cui Ronald diventò, a lavorazione iniziata, anche direttore della fotografia) e che si protrarrà fino agli inizi dei ’60. Le foto provengono dagli archivi del Centro Cinema Città di Cesena (Osssesione e La terra trema) e dalla collezione privata del curatore (Bellissima).
È curioso come il decennio del 1970 non sia stato troppo frequentato dal cinema italiano del nuovo millennio. E quando questo è successo, lo sguardo non è quasi mai stato segnato da rimpianto o nostalgia, anche perché dopo la spensieratezza e l’ottimismo degli anni del boom economico, esplodono in quel periodo problematiche che segnano profondamente la società italiana. I ’70 visti dal cinema italiano degli ultimi decenni sono anni duri, caratterizzati da avvenimenti fortemente drammatici sul piano civile come il caso Moro (Buon giorno, notte di Marco Bellocchio) o come l’omicidio di Peppino Impastato (I cento passi di Marco Tullio Giordana). Sono anni in cui l’impegno politico trova nuove forme di concretizzazione, in particolare a Bologna (Lavorare con lentezza di Guido Chiesa, Paz! Di Renato De Maria). Ma anche altrove si registra un’aria di irrequietezza (Radiofreccia di Luciano Ligabue), con conseguenze inattese (Il fuggiasco di Andrea Manni).
Non mancano poi pellicole che toccano piccola (Io non ho paura di Gabriele Salvatores) e grande criminalità (Romanzo criminale di Michele Placido e la successiva serie tv, diretta da Stefano Sollima). Uno sguardo più conciliante lo si può incontrare in una serie di titoli (da La prima cosa bella di Virzì a Anni felici di Luchetti, passando per Bar Sport di Martelli e La kryptonite nella borsa di Cotroneo) di taglio più quotidiano, anche se il vero “amarcord” del decennio resta Tutto l’amore che c’è di Rubini, tra turbamenti e aspirazioni adolescenziali. Tutti i film qui ricordati sono stati documentati da alcuni dei migliori fotografi di scena delle ultime generazioni, il cui lavoro è raccolto nel fondo CliCiak del Centro Cinema Città di Cesena, da cui provengono le foto esposte.
Stefania Sandrelli, icona del cinema italiano
Nel cinema italiano sono rari i casi, come quello di Stefania Sandrelli, di lunghe carriere cinematografiche vissute in pratica senza interruzione. Fin da quando esordì giovanissima nel 1961, lanciata da Pietro Germi in Divorzio all’italiana, dopo piccoli ruoli in un paio di film precedenti, Stefania Sandrelli non ha mai smesso di frequentare i set , mantenendo anche costante la fama che il film di Germi (regista con il quale lavorerà di nuovo in Sedotta e abbandonata e Alfredo Alfredo) le aveva procurato.
La mostra fotografica a lei dedicata cerca di rendere conto del suo lungo e celebrato cammino (l’attrice oltre ai numerosi premi conquistati, è stato insignita del Leone d’Oro alla carriera al festival di Venezia nel 2005 e nel 2012 ha ricevuto il titolo di “Chevalier de l’Ordre des arts et des lettres” della Repubblica francese), evidenziando sia i ruoli più significativi (a cominciare da Io la conoscevo bene di Antonio Pietrangeli), che le collaborazioni con autori importanti (Bernardo Bertolucci e Ettore Scola, tra gli altri), che le partecipazioni da protagonista in opere più marginali (Il diavolo nel cervello di Sergio Sollima ed Evelina e i suoi figli di Livia Giampalmo) ma non per questo meno interessanti per il suo lavoro di attrice.
E mettendo in rilievo una capacità insolita di muoversi tra i film di genere (dalla commedia al dramma, fino al cinema erotico) e le serie televisive, accettando anche sfide sulla carta rischiose come quelle delle opere prime o di giovani. Le foto dell’esposizione provengono dagli archivi del Centro Cinema Città di Cesena.
Anouk, Alain, Jean-Louis e gli altri. Attrici e attori francesi nel cinema italiano
Attrici e attori francesi hanno frequentato con continuità i set italiani. Se, negli anni cinquanta, sono ancora pochi sugli schermi, la loro presenza si amplia nei decenni seguenti, anche per l’aumentato numero di coproduzioni. Il clan francese si amplia e occupa presto la scena: Alain Delon, rivelato in Rocco e i suoi fratelli e subito chiamato da Antonioni per L’eclisse , Jean-Paul Belmondo, giovane protagonista della Viaccia, Anouk Aimée, musa di Fellini, Dominique Sanda, l’intensa Micol de Il giardino dei Finzi Contini, Catherine Spaak, conturbante e spregiudicata ragazza degli anni sessanta. Altri si distinguono nei film di genere. Appaiono anche strane stelle luminose ma di breve durata nel firmamento italiano. Ma, al di là degli stili e delle epoche, alcuni nomi effetuano nel cinema italiano un viaggio di lungo corso.
A cominciare da Jean-Louis Trintignant, attore ʺitalianoʺ ultraventennale, da riservato studente dell’Estate violenta a sceneggiatore in crisi ne La terrazza, e da Catherine Deneuve, al lavoro su diversi set, tra Ferreri, Risi e Bolognini. O ancora Bernard Blier, perfetto uomo qualunque italico, apprezzato comprimario in molte commedie. E poi Michel Piccoli, Philippe Noiret, Annie Girardot, Fanny Ardant Italiani d’arte e di cuore. E tantissimi altri, fino alle più recenti apparizioni di Charlotte Gainsbourg, Isabelle Huppert o Daniel Auteuil che arricchiscono questa bella famiglia franco-italiana. Questa galleria di immagini è composta da foto tutte provenienti dagli archivi del Centro Cinema Città di Cesena.
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