Queste le opere contenute:
La casa dei ferrovieri – Aspettando la Mimma – Se Garibaldi scende da cavallo – Il lamento del porco – Italiani! – Bestiale quel Giro d’Italia 135 – Aspettando il Sputnik – L’amore al tempo dell’ecstasy – Due giorni e una notte nella Grande Guerra – Giuseppe Verdi Re del Pop – Giannino sperduto nel bosco – Attenti alle truffe – Florinda – Lontano da Padre Marella – Letture e messe in scena.
Si tratta di testi scritti dal 1984 al 2020. Tutti andati in scena, tranne il più recente che è del 2020, Lontano da Padre Marella, anno di chiusura dei teatri e stop agli spettacoli.
Presentazione di MATTEO MARCHESINI:
“Sia detto sottovoce, ma il libro che avete tra le mani è una specie di scandalo. Culturale, letterario; soprattutto teatrale. È lecito riunire in un solo volume una pièce alla Pinter e un’epopea emiliana scritta per Marescotti o Vito? È possibile esordire da sofisticati premi Riccione e maturare convintamente nazionalpopolari? In questo scandalo sta la singolarità di Maurizio Garuti, il cui talento per la narrazione e per la scena si può paragonare a quello di certi vecchi artigiani ormai introvabili. Garuti possiede tutte le doti che i teatranti cosiddetti sperimentali disprezzano senza averle: precisione, estro, senso istintivo dei tempi, amore per la verità concreta. E la sua vittoria giovanile sul loro terreno, riesaminata oggi, sembra quasi una sfida beffarda. È come se il drammaturgo, facendo il primo passo in pubblico, avesse voluto dire: “Visto che ho le carte in regola? Adesso però basta, mi son già stufato”. Eppure in questo Teatro da leggere c’è una coerenza. Prima di tutto, circola ovunque la stessa passione per la storia monumentale e materiale: quando si leggono o si ascoltano le battute novecentesche di Fox, il monologo sul Giro d’Italia del 1914 o le pagine sul mito di Garibaldi, si può star sicuri che ogni particolare illuminato dall’autore è veritiero, e acquista il significato tra personale e leggendario che gli dà chi di quella vicenda si considera un ultimo erede. Ma al tempo stesso, la raccolta è permeata dalla consapevolezza amara che gli eventi si perdono nella diceria quanto più ci si avvicina alle classi che la storia l’hanno subìta senza scriverla, faticando come bestie e rialzando il capo solo in rari attimi di comica, struggente testardaggine. Già nel dramma degli esordi, ciò che resta alle povere figure spaesate non è forse appena un po’ di astuzia bertoldesca, che balugina a tratti nella routine della demenza? Ognuna di loro, come il maiale condotto a morte in un’altra pièce di straordinaria esattezza antropologica, “ignora i dettagli, ma intuisce il senso”. Che è il senso di uno smarrimento originario, indistinguibile dall’identità. “Mi ricordo d’essere sempre stata in clinica” riflette Ester nella Casa dei ferrovieri. E chi mai, in quella Bassa che è forse l’unica vera musa di Garuti, può dire di esserne uscito?”
Bio dell’autore: Maurizio Garuti, narratore e autore teatrale, vive e lavora a San Giovanni in Persiceto (Bologna). Fra i suoi scritti: La casa dei ferrovieri, Premio Riccione 1982 e premio Idi 1983; Parole come virus, Sperling e Kupfer 1994; Donne e ricette dalla prateria bolognese, L’Artiere Edizionitalia 2000 (con Fabio Fantuzzi), Fantasmi di pianura, Diabasis 2001, Via Barberia 4 (Minerva 2014). Con Pendragon ha pubblicato, fra gli altri, Il romanzo del Reno, (2004), La lingua neolatrina (2008), Rimessa in gioco (2010), Fuoco e neve (2012), Bla bla bla (2014), Il nemico dentro (2016), La voce dell’acqua (2017) Conversazioni in lingua neolatrina (2018), Il cuore delle donne (2020), Pagine ad alta voce (2021). I suoi testi sono interpretati, fra gli altri, da Vito, Ivano Marescotti, Marinella Manicardi e Daniela Poggi.
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