Graphofeel Edizioni pubblica Deserto bianco di Gian Stefano Spoto.
Molte cose sono cambiate nella politica mediorientale dall’ultima guerra di Gaza, ma le storie della gente, di qua e di là dai muri, fanno scoprire universi sconosciuti, nonostante la breve distanza di questi territori dall’Europa.
Dopo essere stato vicedirettore di Rai2 e Rai Internazionale Gian Stefano Spoto nel 2014 accetta l’incarico di corrispondente per il Medioriente e segue fin dall’inizio il conflitto della striscia di Gaza.
“Quando ero a Gerusalemme, a Gaza, a Ramallah, nel Negev” spiega l’autore “ho visto gente che mi raccontava intere vite con gli occhi, e soffrivo nel dover sempre correre altrove, non potermi fermare con loro. Io metto al centro l’essere umano, ovunque egli si trovi. E amo essere dove un ragazzo e una ragazza palestinesi riescono, con il loro amore e qualche sotterfugio, a riunire due famiglie divise da una faida ultracentenaria. Molto più che in un palazzo dove si decidono le sorti di due popoli ammiccando altrove.
Ecco perché ho recuperato storie come questa e altre, con il sorriso, con l’emozione. O con il dramma dello psicologo di Gaza che cura il morale delle famiglie che piangono tanti morti e torna al suo lavoro tre giorni dopo lo sterminio della sua stessa famiglia.”
Deserto bianco è anche lo sfogo di ragazzi e genitori con una neve che non avevano forse mai visto, quasi fosse stata mandata dal cielo per stendere una coltre bianca che felpa suoni e movimenti, scatena i bambini e distende i nervi dopo guerre e attentati.
Gian Stefano Spoto, bolognese, classe 1952, è un giornalista di costume. Inizia a lavorare per la carta stampata nel 1981 e nel 1988 entra in Rai divenendo, fra l’altro, inviato speciale, capo della cronaca al Tg2, dirigente di Raiuno, vicedirettore di Raidue e poi di Rai Internazionale. Nel 2014, allo scoppio della guerra di Gaza, parte per il Medio Oriente come corrispondente Rai.
Autore, ideatore e conduttore di diversi programmi fra cui Linea Verde Orizzonti e Futura City, uno show tecnologico.
Ha lavorato per numerose testate fra cui “La Repubblica”, “Il Secolo XIX”, “Il Resto del Carlino,” “Il Giornale nuovo”, “Corriere Medico” “Cosmopolitan”. Ha scritto, con il sociologo Giorgio Pacifici, Un futuro che viene da lontano (Franco Angeli, 2003), libro sui mutamenti dell’Italia a seguito dell’avvento delle nuove tecnologie; M.O.S.T., un romanzo sull’intelligenza artificiale (Curcio, 2007); Salgari. 150 Indie, con testi e fotografie dell’autore (Curcio, 2012); Mediorientati, Oltre la storia, le storie (Ianieri, 2017).
Esce per Graphofeel il nuovo romanzo di Francesco Randazzo: “Il vero amore è una quiete accesa”
Iride e le sue sorelle, divinità dell’Olimpo ellenico, sorvolano il cielo della Città eterna e sono testimoni e narratrici delle vicende di questo singolare romanzo. Un bambino del sud di nome Tommi riaffiora nella vita e nella mente di Tommaso, quarantenne medico e bioingegnere di successo. Una bambina di nome Leyla, figlia di due grandi medici, lotta contro la cecità; viene salvata, ma fugge dalla sua storia difficile, viaggia e dimentica sé stessa. Diventerà la giovane sconosciuta che Tommaso incontrerà casualmente per strada; la porterà con sé, la laverà, l’amerà, le darà un nuovo nome, Moira. Il suo destino. Sarà un rapporto potente, lacerante, perverso anche, ma ineluttabile per entrambi.
“Volevo scrivere un romanzo sul destino e sul tempo” spiega l’autore “ho tratto ispirazione dalla più famosa storia d’amore di tutti i tempi, Giulietta e Romeo di Shakespeare che in realtà è una tragedia del fato che incombe sugli esseri umani; il destino manovra tutta una serie di “accidenti” senza i quali, sarebbero vissuti felici e contenti”.
L’amore del romanzo, non ha niente di romantico, melenso o stereotipo, è l’amore nella sua essenza pura e ingovernabile, che comprende e può tutto, che nasce per reazione fisica, chimica e spirituale di due esseri che si attraggono e vivono la passione come lotta, esaltazione, fusione assoluta. Visto da fuori sembra persino folle, ma ogni vero amore ha una sua follia che lo rende unico. L’amore è sempre estremo se no è solo affetto e consuetudine, che non sono l’essenza dell’amore, semmai, nel tempo, sono degli elementi che cementano le relazioni; ma l’amore scombussola, stravolge, inquieta, è l’unica vera rivoluzione che da millenni il genere umano combatte, l’unica cosa che le divinità antiche c’invidiano.
Francesco Randazzo si è laureato in Regia nel 1991 all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” di Roma. Lavora in Italia e all’estero come regista e autore per importanti teatri e festival. È fondatore della Compagnia degli Ostinati – Officina Teatro, della quale è stato direttore artistico. Ha pubblicato testi teatrali, poesie, racconti e due romanzi; ha ottenuto numerosi premi di drammaturgia e letteratura nazionali e internazionali, fra i quali: Premio Fondi La Pastora, Premio Candoni, Premio Fersen, Premio Schegge d’autore, Sonar Script, Premio Leonforte, Premio Maestrale San Marco, Premio Moak, Premio Ugo Betti. Suoi testi teatrali sono stati tradotti in spagnolo, ceco, francese e inglese e rappresentati in Canada, Usa, Croazia, Slovenia, Belgio, Spagna, Francia, Cile. Per Graphofeel ha pubblicato I duellanti di Algeri (2019).
COLLANA Intuizioni
GENERE Narrativa
FORMATO 21×15
PAGINE 204
USCITA 2021
PREZZO 18,00
ISBN 9788832009590
Foto 1: Gian Stefano Spoto a colloquio con Wafiq Alnaddaf, imam di Al Zarqa
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