“Primordi. La riscoperta della raccolta del Paleolitico francese del Museo Civico di Modena”, questo il titolo completo dell’esposizione, si inserisce nel solco della riscoperta e della valorizzazione delle raccolte di formazione ottocentesca conservate nei depositi del Museo. Dopo la “riscoperta” della raccolta egiziana, è ora la volta di una collezione di manufatti paleolitici in selce provenienti dalla valle della Somme, in Francia. Anche in questa occasione lo studio archeologico dei reperti, affidato al dipartimento di Studi umanistici dell’Università di Ferrara, è stato affiancato dalle ricerche sulle modalità di formazione di una raccolta dal valore fortemente evocativo. Fu infatti il pioniere degli studi preistorici Boucher de Perthes a raccogliere per primo nella valle della Somme, a metà dell’800, numerosi manufatti del tutto simili a quelli della raccolta modenese e ad associarli a resti paleontologici. Questa ed altre scoperte diedero l’avvio agli studi di Preistoria in Europa ed ebbero grande rilievo nel dibattito fra creazionisti ed evoluzionisti che contribuì alla nascita della Preistoria come disciplina scientifica e alla fondazione di musei come quello di Modena, che proprio quest’anno celebra il 150° anniversario.
L’allestimento coniuga dimensione ottocentesca e contemporanea intrecciando ad una grande vetrina ispirata all’arredo originario di fine Ottocento, preservata e riproposta con criteri espositivi aggiornati, video, apparati multimediali, istallazioni ed un’opera dell’artista Alice Padovani.
Uno degli aspetti più curiosi e innovativi della mostra è il riferimento, evocato da un filmato introduttivo, agli stereotipi che da sempre accompagnano la percezione del periodo più antico dell’umanità. Fra questi il più noto è l’immagine lineare dell’evoluzione, da tempo soppiantata da una visione scientificamente aggiornata e nota con la definizione di “bush”, cespuglio, mutuata dall’ambiente naturale e corrispondente alla complessa evolutiva umana. Per offrire un contributo al contempo corretto, suggestivo e concreto alla conoscenza delle origini dell’uomo, ovvero dei Primordi, le curatrici della mostra Cristiana Zanasi del Museo civico e Marta Arzarello dell’Università di Ferrara, hanno affidato a uno sguardo esterno all’ambito disciplinare la realizzazione di un’opera d’arte che rappresenti questa nuova visione. L’opera è stata creata dall’artista modenese Alice Padovani, che, attraverso un dialogo virtuoso fra scienza e arte, ha dato forma al nostro più antico passato. Alla realizzazione dell’opera ha anche contribuito il Rotary club di Modena.
L’ultima parte della mostra è dedicata a quell’insieme di gesti tecnologici che per centinaia di migliaia di anni hanno accompagnato la produzione di un manufatto iconico della preistoria, noto tradizionalmente con il nome di amigdala, ma più correttamente definito “bifacciale”. Un video mostra l’intero processo produttivo a partire da un blocco di selce e una installazione dà conto della dispersione di schegge generata nel corso del processo stesso. Una postazione attrezzata consente al pubblico di sperimentare in sicurezza le proprietà taglienti della selce su diverse tipologie di materiali, peculiari del passato e di oggi, grazie a un kit per la prova di “schegge in azione” consegnata ai visitatori all’ingresso in sala.
Foto: Primordi: pannellino con manufatti in selce paleolitici acquistati da Boni per il Museo alla fine dell’Ottocento
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