BOLOGNA – Riceviamo e pubblichiamo la seguente nota del Garante Detenuti di Bologna:
GARANTE DETENUTI BOLOGNA. La Dozza: fra le emergenti difficoltà e un potenziale futuro prossimo ancor più critico.
L’attuale contesto detentivo è assai in sofferenza: ormai da diversi mesi le presenze si attestano stabilmente sopra il numero di 800, a fronte di una capienza regolamentare di 498. La situazione è già apparsa in grande affanno durante la passata stagione estiva, essendosi dovuto procedere, per brevi periodi, alla temporanea sospensione degli ingressi in carcere, dirottati su altri istituti penitenziari regionali.
L’odierna situazione risulta aggravata dalla momentanea indisponibilità di alcuni spazi detentivi che sono oggetto di opportune ristrutturazioni e sanificazioni (già i complessivi spazi detentivi del terzo piano del reparto giudiziario, per determinazione della Direzione, sono stati oggetto di questo tipo di interventi che, fra gli altri, hanno consentito di portare l’acqua calda nei bagni all’interno delle celle).
Un’accelerazione dei lavori attualmente in corso potrebbe consentirne l’ultimazione entro fine mese.
Per fare fronte all’attuale condizione di sovraffollamento risulta che sia stato richiesto un cd. sfollamento al Provveditorato regionale, che comporterebbe il trasferimento di persone detenute verso altri istituti penitenziari del distretto allargato Emilia-Romagna e Marche, che comunque, con tratti non dissimili da Bologna, non risultano a bassa densità di affollamento.
Pur nelle emergenti difficoltà che la struttura sta attraversando, non sembrerebbero ravvisarsi diffusi e crescenti segnali di un aspro e generalizzato acuirsi della tensione all’interno dell’istituto.
Certo le condizioni sono assai difficili e la situazione resta da monitorare con estrema attenzione, rendendosi opportuna un’attenzione particolare a quelle specifiche vicende personali (e detentive) più difficili e complesse, con particolare riferimento a coloro la cui condotta si caratterizza per accentuate difficoltà di adattamento alla condizione di privazione della libertà personale, che possono tradursi – non di rado – in eventi critici di cui, caso per caso, restano da approfondire le ragioni intime.
Con particolare riguardo agli eventi critici riportati dalla stampa di alcuni giorni fa, dopo una stretta interlocuzione con qualificati referenti istituzionali, si può affermare che la situazione sia stata gestita con professionalità da parte degli operatori penitenziari che sono intervenuti dopo l’incendio nella cella, ma risulterebbe inappropriato il riferimento a un principio di rivolta da parte delle persone detenute. A seguito dell’evento critico sono certamente serpeggiate agitazione e concitazione, principalmente dovute al disagio che l’incendio aveva creato (con la sezione detentiva invasa dal fumo e le persone evacuate), ma parlare di prodromi di una rivolta, così come è stato divulgato, risulta eccessivo.
Il dato numerico relativo alle presenze va monitorato: al 31 dicembre 2023 erano presenti 814 persone (popolazione detenuta a livello nazionale a questa data 60166); un anno prima, al 31 dicembre 2022, c’erano 753 persone (con un dato nazionale a quella data di 56196).
Se il trend in crescita dovesse confermarsi, non potrebbe escludersi un futuro prossimo allarmante rispetto alla condizione di sovraffollamento, attraverso la configurazione di una pena detentiva che viene ad assumere (a pieno) i tratti perversi del trattamento disumano e degradante, così come già avvenuto quando la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo con la cd. sentenza Torreggiani l’8 gennaio 2013 ha riconosciuto che non sussistevano in maniera sistemica condizioni detentive adeguate per le persone detenute, e dando così il via all’apertura di una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia.