Il presidente Gianni Indino fa il punto della situazione del settore intrattenimento dopo le videoconferenze a livello locale, nazionale e internazionale: “Provati dalla lunga chiusura e completamente dimenticati dalle istituzioni”
RIMINI – “Il settore dell’intrattenimento è duramente provato e tra gli imprenditori serpeggia lo sconforto. La situazione non più sostenibile – spiega Gianni Indino, presidente del Silb-Confcommercio dell’Emilia Romagna – l’intero comparto è chiuso per decreto da inizio marzo e i presupposti sono quelli di essere gli ultimi a riaprire insieme al mondo dello spettacolo.
Quello dei locali è un comparto fermo e completamente dimenticato dalle istituzioni, che non stanno tenendo conto né del suo valore, né dei grandi investimenti dei nostri imprenditori, non riconoscendo alle nostre imprese il benché minimo supporto. Gli imprenditori non sanno più a chi votarsi: in questi mesi nessuno ha speso non dico un euro, ma almeno una parola per le nostre imprese.
Di questo passo, l’unica alternativa che ci rimane è chiudere per sempre e pensare a come riconvertire le strutture in appartamenti o in spazi commerciali. Al momento, in mancanza di sostegno, è l’idea più facile da perseguire.
Il settore sta soffrendo in tutta Europa, eppure altri Paesi trovano già spiragli di ottimismo e un’idea di ripresa. Martedì il presidente nazionale del Silb, Maurizio Pasca ha organizzato una videoconferenza, la prima di tre incontri internazionali tra noi e i rappresentanti degli altri Paesi europei che insieme all’Italia sono mete turistiche del divertimento legato alla musica e al clubbing: Spagna, Francia e Germania. Accanto a questi passi internazionali, lavoriamo a livello locale e ieri (mercoledì 15 aprile) tutti i gestori dei locali della provincia di Rimini associati al SILB-Confcommercio hanno partecipato alla videoconferenza per fare il punto della situazione attuale e raccogliere le idee sui possibili scenari futuri.
La consapevolezza da parte di tutti è che sarà impossibile per le imprese riaprire a scarto ridotto. Troppo elevati i costi di gestione per pensare di lavorare al di sotto delle capienze stabilite, che in Italia sono già impostate su parametri più stringenti che in altri Paesi. Non sarebbe una soluzione capace di garantire la sopravvivenza delle aziende. Ma i costi di gestione esorbitanti viaggiano anche a discoteche chiuse. Il grido d’allarme del settore deve essere ascoltato: le imposte per questo periodo devono essere stralciate e va garantito un sostegno a fondo perduto per il periodo di inattività.
Non lo vuole fare lo Stato? Lo facciano le amministrazioni locali, che sul comparto hanno potuto contare anche nei momenti di difficoltà del turismo e che ancora oggi grazie ad esso possono offrire una proposta turistica giovanile in grado di aumentare l’appeal della nostra destinazione e di fare lavorare decine di migliaia di addetti, con una spinta notevole all’occupazione anche a livello di indotto. Senza un aiuto immediato e concreto, senza un sostegno a fondo perduto, senza un’attenta promozione, l’intero settore verrà spazzato via senza possibilità di recupero. Come sarà la Riviera senza night life, senza i giovani, senza il divertimento? Pensiamo davvero ad una Riviera con strutture simili ad ospedali? Pensiamo davvero che qualcuno, a maggior ragione in età giovanile, abbia voglia di andare in vacanza in un posto simile? Meditiamo prima di prendere decisioni da cui non si torna più indietro.
Joaquim Boadas, segretario generale dell’organizzazione mondiale International Nightlife Association, vicepresidente della Spain Nightlife e dell’ENA, European Nightlife Association, ci ha fatto il quadro della situazione in Spagna e la cosa che ci ha più impressionato è che, nonostante la grave crisi sanitaria che sta colpendo duro anche lì, è già stata indicata una possibile data di ripartenza per i locali da ballo, fissata per il 23 giugno prossimo. Una data passibile di cambiamenti perché ovviamente rimane subordinata allo sviluppo della malattia, ma comunque un punto di partenza, una luce in fondo al tunnel, un segnale di speranza sul quale il settore in Spagna fa leva per programmare la sua esistenza futura. Al contrario, da noi ancora si brancola nel buio sia a livello di date, sia di protocolli sulle modalità di accesso e sugli eventuali dispositivi necessari alla ripresa.
L’associazione Spain Nightlife è tenuta in grande considerazione dal loro governo, dimostrata dai continui incontri tra i rappresentanti. Una programmazione e una considerazione da parte delle istituzioni che a noi non è concessa. Ibiza stima una perdita del 75% del fatturato per la stagione estiva 2020 a causa della mancanza di turismo estero, ma non pensa di cancellarla. Per il rilancio del comparto in Spagna gli imprenditori iberici chiedono contributi a fondo perduto e forti sgravi fiscali alle aziende, voucher vacanza per le famiglie.
Un’interessante idea è puntare forte sul mercato turistico interno anche attraverso accordi del governo con le compagnie aeree per intensificare le tratte e limitare i costi dei voli nazionali. Un’idea di cui anche il nostro territorio potrebbe giovarsi, forte com’è di una fitta rete aeroportuale, tra cui lo scalo internazionale di Rimini, che a sua volta ha un gran bisogno di ripartire al più presto per non vanificare investimenti e segnali positivi.
Ci attendiamo che a brevissimo, già nei prossimi provvedimenti, il settore dell’intrattenimento sia equiparato a cinema e teatri che insieme a noi hanno dovuto chiudere, sia dal punto di vista degli aiuti, sia per la riapertura. Si pensi anche a noi nella redistribuzione delle risorse stanziate per gli eventi che sono stati cancellati, per evitare che di eventi a propulsione privata non ne esistano più. Si pensi per il nostro settore al riconoscimento di una sorta di stato di calamità naturale come avviene già da tempo per l’agricoltura perché di fatto il nostro “raccolto” è andato perduto. Se questi appelli non verranno ascoltati, protesteremo platealmente. Se non seguiranno risposte concrete, l’unica alternativa per noi è la chiusura definitiva.”