Così il sindaco di Ferrara, Alan Fabbri, risponde alle critiche dei sindacati sul piano-assunzioni approvato dalla giunta nei giorni scorsi.
“Abbiamo tagliato il numero dei dirigenti e stiamo facendo grandi sacrifici per contenere la spesa della macchina comunale con un piano che mette insieme l’efficientamento del sistema con la possibilità di offrire ai nuovi assunti la giusta formazione e il corretto percorso lavorativo. Puntiamo sull’informatizzazione e sulla digitalizzazione dei servizi, vogliamo assumere i giovani offrire a tutti i dipendenti un ambiente di lavoro stimolante e attivo. Queste, ne siamo convinti, sono le logiche utili a rendere la pubblica amministrazione efficiente e capace di rispondere ai cittadini e al pubblico. Non certo quelle dei grandi numeri che la Cgil si ostina a portare avanti come unica bandiera, senza mai offrire alternative”. Per Fabbri: “è finito il tempo in cui i Comuni, le Province e le Regioni andavano considerati come posti sicuri dove sistemarsi: è giusto invece che la pubblica amministrazione lavori per assunzioni mirate, valorizzando meriti e competenze e rendendo più semplici ed efficaci i rapporti con il cittadino”.
Sul nuovo regolamento per la graduatoria delle case popolari il sindaco aggiunge: “Con la stessa miopia la Cgil ci critica per aver deciso di dare la casa popolare a chi da più tempo vive a Ferrara e attacca la giunta sostenendo che le graduatorie penalizzeranno i giovani – aggiunge il sindaco -. Non solo si tratta di una affermazione del tutto falsa, ma a quanto pare appena un anno fa, la stessa Cgil, era di opinione diametralmente opposta, tanto da chiedere al precedente assessore un incontro dedicato ‘ai mutati bisogni alloggiativi e sociali rilevati negli ultimi anni, con particolare riferimento alla popolazione anziana’ “ (vedi allegato).
“Ritengo che non sia questa la giusta modalità per affrontare questioni sociali tanto rilevanti: si può essere di opinioni differenti senza avanzare critiche prive di fondamento – aggiunge il Sindaco. – Il nuovo regolamento per gli alloggi popolari si muove nell’ambito dei requisiti per l’assegnazione di una casa popolare stabiliti dalla Regione Emilia Romagna (disagio abitativo, il disagio economico, il disagio sociale) ma grazie all’introduzione della residenzialità storica corregge la grave stortura per cui più della metà delle nuove assegnazioni sono andate alle famiglie straniere che corrispondono ad appena il 10% dei residenti totali del nostro Comune”.
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